Food24

Sostenibile, solidale, a filiera corta: così a Carrara la…

  • Abbonati
  • Accedi
in Primo Piano

Sostenibile, solidale, a filiera corta: così a Carrara la pesca delle donne diventa impresa

Alle 8 di mattina Rady ha già messo piede sulla terraferma, sulla banchina del porto di Carrara. Quattro ore prima era salpata a bordo di Sophia (8 metri in vetroresina) e aveva preso il largo per raggiungere, a 9 miglia dalla costa, il punto in cui il pomeriggio precedente aveva buttato le reti per la pesca dei gamberoni. E’ in coppia con un collega, perché “in mare non si esce mai da soli”.  Nel tramaglio si contano solo due o tre crostacei,  poche cicale, un paio di gallinelle e qualche seppia. “E’ un tempo strano – spiega – quando il mare si agita e si calma di continuo, il pesce scarseggia”.

In senso di Rady per il mare

Il senso di Rady per il mare è nato sulla costa bulgara, nella baia di Burgas, dove da bambina trascorreva le vacanze con la nonna.  Giovanissima, si  innamora di un italiano e  nel 1998 fa le valigie e si trasferisce  in  Toscana.  Davanti al porto di  Marina di Carrara, la venticinquenne  Radoslava Petrova promette a se stessa che la sua vita sarebbe stata il mare. Fa la gavetta con i pescatori, li accompagna in barca, e nel 2011 fonda  Bioemare, unica cooperativa  di pesca al femminile in Italia.

La pesca sostenibile delle donne

“Nel mondo della pesca le donne restano sempre nell’ombra, e invece hanno un ruolo chiave – spiega l’imprenditrice  bulgara – sono loro che puliscono le reti, che le riparano, che si occupano della vendita del pesce. Fanno un lavoro determinante. Noi abbiamo iniziato proponendo ricette di pesce povero, adesso affrontiamo  il mare”.  La pesca di Rady è virtuosa: usa metodi sostenibili.  Stagionalità e  attrezzi selettivi per la cattura di esemplari adulti. E a fine giornata, i rifiuti prodotti a bordo o raccolti in mare si portano a terra per essere riciclati o smaltiti.

Bioemare, la filiera è in rosa

Il matrimonio di Rady è durato poco, ma la sua storia con il mare continua. Con cinque donne ha creato la filiera del pesce più corta e completa che c’è: con cerata e stivali di gomma, lei e Margherita, Irene, Aurora,  Gabriella e Maria, pescano, riparano le reti, vendono il pesce, lo consegnano ai Gas (gruppi di acquisto solidale, più di 100 ) di Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Beppe e Roberto, danno una mano.

Gastronomia fresca e conserve

Da poco la cooperativa distribuisce anche una linea di  gastronomia fresca: insalata di mare, impepata di cozze, ragù di mare.  Arrivano gli ordini, si preparano le confezioni e subito parte il furgone refrigerato. Si sta intensificando anche la trasformazione del pesce:  nel laboratorio di Bioemare sugherelli, polpi, gamberoni e tonni vengono conservati  sott’olio e sott’aceto. Aromi e   prodotti aggiunti ai vasetti (pepe, peperoncino, spezie, erbe, compresi olio e aceto) sono tutti di provenienza biologica.

Premi e scambi nel mondo

In pochi anni di attività, Rady  ha ricevuto molti riconoscimenti: il premio Marisa Bellisario, il MoneyGram Award, quello della Regione Toscana per la “call of  ideas” che ha premiato a Expo le iniziative più innovative. In collaborazione con la cooperativa Maestrale, Bioemare ha partecipato a un programma di scambio in Turchia sul tema  della sicurezza alimentare e della preservazione della catena del freddo. I pescatori turchi hanno condiviso ricette e metodi innovativi per la pulizia pesce. In Madagascar, dove si consuma prevalentemente pesce essiccato,  Rady ha insegnato alle donne dell’isola i segreti della conservazione in barattolo.

Non solo pescaturismo

Ma, grintosa e determinata com’è, tutto questo non le basta: ha in mente cose nuove.  Non solo il pescaturismo, per cui è già pronta per la prossima estate con cene in notturna in barca, ma anche progetti di ittiturismo: “Mi piacerebbe trasformare un piccolo borgo di pescatori in una struttura ricettiva e proporre ai turisti esperienze autentiche di vita di mare”, dice, sognando Porto Venere e la tutta Liguria.

© Riproduzione riservata