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Le merendine fanno male? L'obesità infantile è più bassa dove se ne consumano di più

Un nuovo studio sull’obesità infantile mette in relazione alimentazione, sport e sovrappeso. E scagiona le merendine: tra le vere cause dei chili di troppo più che gli snack ci sono stili di vita sbagliati, basso consumo di frutta e verdura e scarsa attività fisica.
Stanca di essere messa sotto accusa per i suoi prodotti, Aidepi – Associazione industrie del dolce e della pasta italiane ha reso noto questa mattina il risultato di un’indagine che incrocia i dati (fonte: indagine Okkio alla salute 2014) sulla diffusione geografica del problema del sovrappeso e dell’obesità infantile con quelli (fonte IRI 2014, Iper, Super, LSP) relativi al consumo di merendine in Italia. Ne è emerso che nelle regioni del Nord, dove i livelli di sovrappeso e obesità dei bambini di età compresa tra i 7 e i 10 anni sono più bassi (24,7%), si registrano i livelli più alti di consumi di merendine (2,2 kg pro capite annui), al Centro si trovano livelli medi di entrambi gli indicatori (30,6% sovrappeso/obesità e 2,1 kg pro capite) mentre al Sud e nelle Isole l’indice di sovrappeso e obesità sale al 37,8% (+25% media nazionale) e i consumi di merendine invece scendono a 1,6 kg pro capite annui (-20% della media nazionale e -27% rispetto al Nord).

Obesità infantile ai minimi in Trentino, Val d’Aosta e Lombardia

La regione con il miglior rapporto tra sovrappeso e consumo di prodotti da forno è la Lombardia: obesità/sovrappeso qui sono ai minimi (circa il 24%) mentre il consumo di prodotti da forno toccano 2,56 kg pro capite. Bene anche Valle d’Aosta, Veneto, Piemonte che, pur presentando livelli di consumo di merendine superiori rispetto alla media nazionale (circa 2 kg a testa l’anno), si collocano a livelli di sovrappeso e obesità infantile più bassi in assoluto (la percentuale di bambini in sovrappeso oscilla tra il 14 e il 18% e di bambini obesi tra il 3 e il 6%). Maglia nera invece alla Campania, dove vengono confermati i livelli di sovrappeso/obesità più alti in assoluto registrati in Italia con il 47,8% del campione (il 28,6% di bambini è in sovrappeso, il 13,7% obeso e il 5,5% gravemente obeso), a fronte comunque di consumi più bassi in assoluto (1,34 Kg pro capite annui) di merendine.

Poco sport e niente vegetali i principali responsabili dell’obesità

Da cosa dipende allora il continuo aumento di peso nei piccoli italiani? Più che a un singolo alimento, bisogna puntare il dito su sbagliati stili di vita e di alimentazione in generale. A cominciare dalla mancanza di pratica sportiva. Degli oltre 2,2 milioni di bambini tra i 6 e i 10 anni che praticano uno sport o fanno attività fisica (Istat), la maggiore concentrazione si trova nelle regioni con bambini più magri e in salute. Al contrario, dove i bambini sono più sovrappeso si registrano i livelli più bassi di pratica sportiva e di abitudine al movimento. Nel Nord – sempre secondo i dati Istat – fa movimento o sport il 70% del campione, mentre nel Sud e nelle Isole si crolla, addirittura, al 45 per cento. Anche secondo l’Indagine Okkio alla salute i bambini che praticano un’attività sportiva almeno tre volte a settimana sono molto più numerosi nelle regioni del Nord (54,4%), rispetto al Sud (41,7%). Stessa ripartizione anche se guardiamo al consumo di frutta e/o verdura tutti i giorni: nel Nord riguarda circa l’80% dei bambini (ancora secondo i dati “Okkio alla salute” dell’ISS) con una punta d’eccellenza in Trentino dove si arriva all’86 per cento. Nel Sud del Paese le percentuali scendono drasticamente. Il picco negativo in Calabria con il 63,5 per cento.

“Questa analisi conferma – spiega Michelangelo Giampietro, nutrizionista e medico dello sport – quello che molti nutrizionisti sostengono da anni. Non esistono cibi buoni e cattivi, tutto dipende dalle quantità e soprattutto dagli stili di vita. Il sovrappeso e l’obesità sono, infatti, il risultato di un’alimentazione squilibrata nel suo complesso e di una tendenza a ‘consumare’ in eccesso, a fronte di una progressiva diminuzione di movimento e attività fisica”. Il peso dei bambini quindi dipende da molti fattori, culturali e sociali. “Per i ragazzi che fanno sport – prosegue Giampietro – le merendine possono al contrario rappresentare una valida alternativa in sostituzione dei cosiddetti integratori energetici, da consumare prima e/o dopo l’allenamento. Essendo a base di carboidrati di rapida e lenta utilizzazione, come amido e zucchero, compensano le richieste di energia che servono al cervello e ai muscoli per ricaricarsi nei momenti critici della giornata. Inoltre, hanno il vantaggio di essere monodose e tenere sott’occhio la quantità di calorie ingerite, hanno delle buone proprietà nutritive e garanzie igieniche”.

Scende il reddito, aumenta il peso

Oltre al livello di attività sportiva e la propensione al movimento, un altro fattore che sembra avere una relazione diretta con i livelli di obesità di bambini e ragazzi sembra essere il reddito familiare. Dai dati esposti emerge che nel Nord Italia i redditi più alti (circa 20 mila euro) corrispondono al 24,7% di sovrappeso/obesità; nel Centro 18,7 mila euro di reddito e 30,6% di sovrappeso e obesità; mentre al Sud e nelle Isole, dove il reddito crolla (13,2 mila euro), cresce al massimo (37,8%) l’obesità dei ragazzi (dati reddito medio: Istat).
A fare da sponda all’attività fisica, c’è poi l’indicazione sul tempo trascorso davanti alla tv. Prendendo come esempio la Campania, regione con il più alto numero di bambini con problemi di peso, vediamo che il 51,7% dei piccoli trascorre più di due ore davanti a tv e videogiochi (dati Okkio alla Salute 2014) contro il 35% della media nazionale. Di contro, in Lombardia, l’altra regione presa a modello, si scende al 28,2 per cento.
Analizzando le altre regioni si confermano più virtuose quelle del nord: in Trentino Alto-Adige e in Valle d’Aosta – in assoluto le regioni con la minore percentuale di piccoli con problemi di peso – il dato crolla intorno al 18 per cento. Se invece ci spostiamo nelle regioni prime in classifica per obesità e sovrappeso il tempo trascorso davanti alla tv torna a salire: il 51% dei bambini in Calabria e il 43,8% in Molise, trascorrono più di due ore al giorno davanti a film e cartoni.

Educazione alimentare ai piccoli

A completare il quadro il dato sulla tv in camera: presente nel 73% dei casi in Campania (oltre il 50% in Sicilia, Puglia e Calabria), contro il 42% della media nazionale e il 33,1% della Lombardia (il dato crolla al 12,8% nella Provincia Autonoma di Bolzano e al 17,3% in Veneto).
Certo, le indagini fatte sulle medie di mercato e accostando dati diversi lasciano sempre degli interrogativi sulla validità della tesi dimostrata. Questa indagine, però, fa emergere una reale criticità: proprio in Italia, paese-simbolo della sana alimentazione, manca una seria politica di educazione alimentare nei piccoli e nelle loro famiglie. Che porterebbe certamente a un più equilibrato approccio con il cibo, sia esso confezionato o meno.

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