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Illy: anche le case vinicole devono fare impresa

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Illy: anche le case vinicole devono fare impresa

Un mix di sperimentalismo, bioarchitettura e valorizzazione del territorio alla base del nuovo progetto di Tenute Mastrojanni della famiglia Illy: allo studio ci sono una nuova cantina dedicata alle micro-vinificazioni, la rinascita di una varietà autoctona del Monte Amiata e il lancio del resort in via di completamento.

Per un totale di oltre 4,5 milioni di investimenti.

Dal 2014 una crescita del 34%

Situata in provincia di Siena, all’estremo sud-est del Comune di Montalcino e più precisamente a Castelnuovo dell’Abate, l’azienda agricola Mastroianni nata nel 1975 sui resti di un borghetto semi abbandonato, dal 2008 è proprietà del Gruppo Illy che in pochi anni ha trasformato la piccola realtà in un centro di sperimentazione per i vini d’eccellenza. La tenuta oggi conta 96 ettari, di cui 33 vitati (erano 24 al momento dell’acquisto), e una produzione annuale complessiva di 110 mila bottiglie, che arriveranno a 150mila nei prossimi quattro anni. I vini prodotti sono quelli di Montalcino: 17 ettari sono dedicati al Brunello (di questi 1,1 ettaro per la produzione del cru Vigna Schiena d’Asino e 1,50 per quella del Vigna Loreto), 6,9 ettari al Rosso, 0,70 al Moscadello di Montalcino Vendemmia tardiva e 8.5 ettari vitati per il Sant’Antimo.

Grazie a questo patrimonio enologico la Mastrojanni ha portato il proprio fatturato ad oltre 2 milioni di euro nel 2015 (+80% nell’ultimo quinquennio), facendo registrare una crescita dal 2014 ad oggi superiore al 34 per cento. Frutto anche dei consistenti investimenti: dal 2009 Illy ha investito più di 2,8 milioni euro per realizzare i nuovi impianti, per l’acquisizione dei vigneti, per il rilevamento di ulteriori diritti a Brunello, per la nuova cantina di affinamento – un connubio fra la bioarchitettura e il recupero delle tecniche costruttive tradizionali – per la sala degustazione e gli alloggi dei dipendenti.

Secondo le regole della bioarchitettura

“Quando acquistammo l’azienda – spiega Riccardo Illy – trovammo le cantine di dimensioni non sufficienti alle possibilità e intenzioni di produzione. Così, abbiamo provveduto a sviluppare una nuova parte, su progetto di mio nipote Ernesto, che l’ha realizzata secondo le regole della bioarchitettura, per ridurre al minimo l’impatto ambientale e migliorare la qualità del vino, attraverso materiali e sistemi di costruzione che non bloccano il campo elettrico naturale della terra”. E’ stato infatti dimostrato che esso ha un ruolo fondamentale sulle difese dell’organismo, in particolare il mantenimento della polarizzazione cellulare e sull’inibizione dei processi di proliferazione dei microrganismi. “Abbiamo pensato che se fa bene all’uomo, farà bene anche al vino”.

Ciliegiolo vinificato in purezza  

Oltre ai vini già presenti, l’azienda sta portando avanti un nuovo progetto di ‘ritorno alle origini’ attraverso l’impianto del ciliegiolo, antica varietà autoctona della zona, un tempo consentita nel disciplinare del Brunello di Montalcino e poi quasi sparita quando si decise di ammettere solo sangiovese. “La nostra sfida – specifica Illy – è di farlo rinascere, ma vinificato in purezza affinché diventi espressione del territorio di Montalcino”.

Sempre legato alla valorizzazione delle produzioni autoctone è anche l’avvio della seconda cantina che sarà dedicata esclusivamente alle micro-vinificazioni, per la quale sono stati già decisi 800mila euro. “La nostra idea – prosegue – è di raccogliere le uve dalle singole vigne e vinificarle senza mescolarle. Saranno piccole produzioni che porteranno a raggiungere il limite massimo di bottiglie che ci siamo imposti, che è di 200mila totali”. Oltre il 62% delle bottiglie prodotte da Mastrojanni nel 2015 sono state vendute all’estero, in particolare sui mercati europeo, statunitense, canadese, sudamericano e su quello asiatico. Mentre il 38% sono destinate al mercato italiano.

Un relais nella Valle d’Orcia

Gruppo Illy ha stanziato un ulteriore investimento di oltre 1 milione di euro per la ristrutturazione dell’antico borgo, dominante la Valle D’Orcia, con l’obiettivo di ricavare un lussuoso relais composto da cinque suite e sei camere matrimoniali. “Le prime sei camere – annuncia Riccardo Illy – sono finite, poi passeremo agli altri immobili che prevediamo di completare nel 2017. Una zona sarà adibita a ristorante, anche se non abbiamo la certezza di tenerlo aperto al pubblico se non in periodi specifici o per aventi aziendali. Creeremo anche una piscina e una piccola zona dedicata al wellness”. L’intento è quello di poter sfruttare gli effetti positivi della sinergia tra qualità del vino e qualità del territorio. Le tenute, infatti, sorgono su un’altura immersa nel verde e lontana da città e paesi: solo piccole case isolate, ma vicina a luoghi d’interesse come il Monte Amiata e il castello di Velona, con il quale già si pensa a una sinergia.

Approccio imprenditoriale

Il segreto di tanta intraprendenza? Capacità imprenditoriale, forza nella famiglia e patti chiari. “Il problema dell’Italia – conclude Illy – è la mancanza di approccio imprenditoriale nelle aziende familiari. Raggiunta una certa dimensione si preferisce vendere, invece di effettuare il passaggio generazionale. Forse perché manca la capacità di crescere oltre un certo livello. Se ci si pensa, le aziende al di sopra del miliardo di euro nel nostro Paese si contano sulle dita di due mani. Per non parlare del settore agroalimentare, dove basta una mano sola”.

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