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Quanto peserà il Ttip sull'export di formaggio in Usa? Se ne discuterà a Cheese

Compie dieci anni Cheese, la manifestazione biennale dedicata alle forme del latte, che si svolgerà a Bra (Cuneo) dal 18 al 21 settembre.
Dopo 18 anni Cheese continua a mantenere la peculiarità della curiosità: si ricordano le campagne sul latte crudo, sui fermenti industriali e sull’etichettatura al servizio del consumatore. Il tutto, come sottolineano gli organizzatori, sempre con un approccio che privilegia il piacere legato al cibo e la voglia di approfondire, attraverso le degustazioni e le conferenze, l’incontro con casari e affinatori e le attività per i più piccoli.

Nell’agenda di Cheese quest’anno c’è un convegno centrato su un macro tema che, a prima vista, potrebbe sembrare ostico e poco interessante per il grande pubblico: il Ttip, l’accordo Transatlantico tra Ue e Stati Uniti. L’intesa bilaterale, tuttora in discussione a porte chiuse, vuole favorire il commercio transatlantico armonizzando i regolamenti europei e statunitensi. In sostanza si cerca un accordo di libero scambio come quello raggiunto con il Canada due anni fa.

Obiettivo export e Dop

Si parte dall’assunto che l’abbattimento delle barriere commerciali possa fluidificare gli scambi e farli crescere su entrambe le sponde. Gli europei sperano anche di sciogliere il nodo del riconoscimento delle Dop che, al di fuori del Vecchio continente, sono considerate nomi generici e quindi di libera riproduzione.
Non c’è altra scelta: l’Europa dovrà continuare a battere la strada degli accordi bilaterali tra Paesi è l’opinione di Paolo De Castro, europarlamentare e osservatore per la Ue al negoziato. L’accordo di libero scambio con il Canada (deve ancora passare al vaglio del Parlamento Ue) è il frutto di un compromesso: in cambio dell’ingresso sul mercato (senza quote) e del riconoscimento delle indicazioni geografiche si tollera che i produttori canadesi possano offrire formaggi con il nome Gorgonzola, Asiago e Fontina; inoltre il Parmigiano reggiano dovrà convivere con il Parmesan. Ovviamente anche le materie prime agricole, di cui il Paese nord americano è gran produttore, arriveranno in Europa senza barriere.

De Castro puntualizza che gli Ogm e gli ormoni non fanno parte del confronto sul Ttip e il timore di essere invasi dal cibo spazzatura è infondato. Gli Usa esportano già oggi in Europa quasi solo commodity come mais, soia, carne, latte in polvere e con il Trattato le cose non cambierebbero. La Ue esporta prodotti trasformati e conta su un saldo positivo della bilancia commerciale di 6 miliardi di euro. Negli Usa l’Italia esporta vino (per 1 miliardo), pasta, formaggi, olio, conserve di ortofrutta e diversi altri prodotti per 3 miliardi che potrebbero crescere di molto, forse raddoppiare.

Il fronte dei no-Ttip

Totalmente diversa l’opinione dal fronte dell’opposizione all’accordo: argomentano che le ragioni per opporsi al trattato toccano il cuore della democrazia e della sostenibilità. E ci sarebbero impatti sul cibo quotidiano.
Monica Di Sisto, vice presidente di Fair watch (parteciperà all’evento di Cheese), sostiene che «il Ttip è una sorta di cavallo di Troia degli Stati Uniti: aprirà le porta all’export americano di materie prime agricole, con danni non quantificabili dell’agricoltura europea, assolutamente non in grado di competere con i costi di produzione, più bassi, delle imprese americane. Secondo i documenti ufficiali, l’abbattimento del 75% delle barriere non tariffarie porterà a una crescita dell’export europeo del 60% e una del 120% degli Usa».

E’ credibile che Bruxelles persegua un accordo e poi ci perda? «E’ scritto anche nei documenti ufficiali, il cui senso qualcuno ha completamente capovolto» assicura Di Sisto. Poi l’esponente di Fair Watch (che associa piccoli produttori, Slow food e diverse realtà) sottolinea che «desta preoccupazione anche l’aspetto della sicurezza del cibo. In Europa i controlli si effettuano lungo tutta la filiera; negli Usa sono concentrati all’import e, a campione, nella fase finale della produzione. L’onere di dimostrare che il cibo è cattivo spetta al consumatore. Un modello inaccettabile in Europa».
Per tutte queste ragioni i no-Ttip hanno convocato una manifestazione europea da tenersi 15 ottobre a Berlino.

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