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Da Achilli al Parlamento, cucina per spiriti aperti

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Ristoranti

Da Achilli al Parlamento, cucina per spiriti aperti

Non è certo il locale che ti aspetti: a Roma, a due passi dal Parlamento, e quindi con frequentazioni quasi obbligate, un’enoteca dove è possibile trovare etichette interessanti, da quelle blasonate francesi, di Borgogna, Bordeaux e Champagne, a quelle italiane anche meno conosciute. Ti aggiri, scegli e poi porti in tavola, se decidi di fermarti a mangiare. Per ora nel ristorante, arredato in fondo al locale quasi fosse un club inglese, ma fra poco anche nel bistrot che si sta allestendo, per una ristorazione più veloce, ma che può sempre essere accompagnata da grandi bottiglie. Il plus è dato dal fatto che non sono aggiunti ricarichi rispetto a quello che si legge sullo scaffale, e se il prezzo manca sarà Daniele Tagliaferri, il titolare, ad indicare prontamente il costo.

Sino a qui potrebbe essere un locale come altri, ma la svolta è avvenuta in cucina, lo scorso anno, quando è arrivato Massimo Viglietti, cuoco che ha costruito la sua carriera in Liguria, ad Alassio dove ha gestito per anni un ristorante famoso come Il Palma per poi decidere, dopo la chiusura, di trasferirsi nella capitale. Decisione certo non facile , che nasconde una gran voglia di rimettersi in gioco volendo dimostrare quanto ancora di interessante riesce a proporre. Una volta letto il menu, che è comunque spiegato nei dettagli dal personale di sala, si capisce che non siamo di fronte a piatti qualunque: viene consigliata la proposta degustazione, a 120, 80 e 60 a seconda del numero delle portate, ma l’ordine è ballerino, la pasta arriva in fondo, i dolci contengono ingredienti salati.

Il gioco diventa interessante ed è bene starci, le stesse portate possono essere scelte alla carta se non si ha voglia di mangiare troppo, quindi meglio affidarsi . Intrigante fin dall’aspetto il filetto alle erbette con brandade di baccalà, spinacio e profumo di moutarde, avvolgente, denso e saporito: in effetti, meglio goderselo subito che dopo un piatto di pasta! E che dire di un abbinamento ardito come la tartare di scottona, con triglia in leggera frittura, tapenade provenzale e soffio di patate?

Qui di coraggio lo chef ne ha da vendere ed il risultato lo si trova quasi all’ultimo boccone. Poi arriva la pasta con un’amatriciana deep purple lineare, pulita, senza fronzoli, ben diversa da quello che l’ha preceduta. Più barocchi ma non rococò i ravioli di pollo, con champignon e zuppetta di peperone, opulenti senza esagerare. Si chiude con dolci-non dolci, adatti ai non golosi( ma non solo) come il gelato di sigaro accompagnato da prugne farcite di foie gras. Locale adatto a spiriti liberi, astenersi conservatori!

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