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La Puglia scommette sul Rosato e sogna un fenomeno-Prosecco

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Vino

La Puglia scommette sul Rosato e sogna un fenomeno-Prosecco

La Regione Puglia pigia sul pedale dei vini rosati. Quest’anno la regione che, con 2,2 milioni di ettolitri, produce circa la metà dei rosati nazionali, ha lanciato il 4° concorso enologico nazionale dei vini rosati d’Italia stabilendo il termine del 4 settembre per le cantine aderenti mentre le selezioni si svolgeranno il 19 e 20 settembre a Bari. L’evento è stato presentato al Padiglione del vino in Expo.

«Il concorso – spiega l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia, Leonardo Di Gioia – rafforza l’idea di una Puglia ambasciatrice dei rosati in Italia e all’estero. Il concorso, promosso dalla nostra Regione, ci consente di dare maggiore valore alla nostra viticoltura di qualità e, al contempo, visibilità a un prodotto di eccellenza, favorendone conoscenza e diffusione».

Ancora una produzione di nicchia

I vini rosati sono ancora una nicchia in Italia e ci sono notevoli difficoltà nel rilevarne produzione e consumo: secondo Assoenologi rappresentano 2,2 milioni di ettolitri su 48 milioni di produzione complessiva italiana dell’anno scorso, pari al 5% (un dato comunque sorprendente) . «Nell’ultimo quinquennio – osserva Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi e regista del concorso – la crescita della produzione è stata del 25% anno su anno. I francesi organizzano un concorso di rosati che però non ha un mercato internazionale ma i rosati italiani raccontano tutta un’altra storia». Le statistiche internazionali rimangono incerte e Assoenologi ha estrapolato, con cautela, da fonti internazionali, che i maggiori consumatori (oltre che produttori) sono i francesi con il 36%, seguono gli americani con il 13%, i tedeschi con il 7% e gli italiani con il 6%. Qualcuno azzarda che il valore medio per bottiglia sia intorno ai 5 euro: il che ci può anche stare se si pensa alla qualità espressa da alcuni produttori pugliesi, ma non certo per tutta o gran parte della produzione.

L’eleganza dei bianchi, il corpo dei rossi

Paolo Massobrio, testimonial del concorso, descrive bene le qualità del rosato: «Un vino che ha l’eleganza dei vini bianchi e un certo corpo di quelli rossi. Senza risultare facile. Si adatta benissimo con la cucina pugliese e anche con i piatti di pesce».

Ma i rosati riusciranno davvero a farsi largo sulle tavole degli italiani e nelle carte dei ristoranti o rimarranno un vino consumato in Puglia? La Regione Puglia e i produttori ci credono (e i risultati ottenuti vanno loro riconosciuti) ma la strada è lunghissima. Qualcuno sottolinea i punti di contatto con il miracolo del Prosecco, ma si tratta di un caso molto particolare. Forse irripetibile per diversi anni. I produttori pugliesi dovrebbero mostrare la stessa capacità di fare rete, come hanno fatto i veneti del Prosecco.

Il concorso nazionale

Tornando al 4° concorso nazionale dei vini rosati d’Italia (la premiazione in Puglia entro la fine dell’anno), ogni commissione è composta per sorteggio da 4 enologi nominati da Assoenologi e da un giornalista o esperto del settore vitivinicolo italiano o straniero nominato dall’organizzatore. I campioni saranno valutati in base al metodo Unione internationale des oenologues.

Anche a questa edizione del concorso sono ammessi vini rosati italiani tranquilli, frizzanti e spumanti divisi in sei categorie: vini tranquilli e frizzanti, sia a denominazione di origine che a indicazione geografica; vini spumanti a denominazione di origine e vini spumanti a indicazione geografica protetta (Igp) e di qualità (Vsp).

Il concorso rientra nel progetto “Apulia Felix in masseria – Il Tratturo dell’olio e del Rosato”, una delle due proposte con cui la Regione Puglia partecipa all’iniziativa “Expo e Territori”, l’intervento dedicato alla scoperta delle eccellenze agroalimentari italiane, coordinato dalla presidenza del consiglio dei ministri, dipartimento per le politiche di coesione.

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