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Una cena lunga cinque secoli nella villa dove scriveva Foscolo

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Una cena lunga cinque secoli nella villa dove scriveva Foscolo

Sul tavolo un piatto donato dall’imperatore cinese, unico nel suo genere perché rappresenta temi cristiani. Nella ricchissima antica biblioteca spunta un frontespizio con la dedica di Ugo Foscolo ad Antonietta Fagnani Arese, la contessa milanese che lo ospitò a lungo, che fu più che un’ospite generosa e a cui il poeta dedicò la famosa ode All’amica risanata. «Le donne di famiglia sono sempre state molto “generose”, anche troppo», sorride Marco Arese Lucini, attuale proprietario di Villa Arese Lucini a Osnago.

La villa, immersa nel verde della Brianza, è un luogo in cui perdersi, tanto è ricca di ricordi, testimonianze, oggetti unici e preziosi. Se a fare da cicerone è Lucini si è travolti da un fuoco di fila di aneddoti, storie e passioni. La villa è un pregevole esempio di architettura secentesca lombarda, con pavimenti originali di mosaico veneziano, una biblioteca che custodisce oltre ventimila volumi con rari e preziosi incunabuli e una cappella interna affrescata da Storer. Non è un monomento al passato, tutt’altro. La famiglia ci passa le estati e ora ha deciso di aprire le porte a nuovi ospiti.

Elisa e Marco Arese Lucini (a lei si deve la cura del parco all’inglese, puntellato di opere di arte contemporanea) hanno stretto un legame con lo chef bistellato Enrico Bartolini. Insieme hanno ideato delle cene storiche, che vengono proposte nelle sale della villa. Un progetto ambizioso: riportare alla luce e riproporre le tradizioni secolari della cucina italiana dal 500 ad oggi attingendo all’ampia documentazione disponibile nella biblioteca della magione.

Un piatto una storia. Così ad esempio nella “cena lunga cinque secoli” la Melanzana moderna alla brace prende spunto dalla vera e propria passione per la melanzana della regina Caterina de’ Medici, apportatrice del gusto italiano alla corte di Francia, così come riferisce il Discours merveilleux de la vie, actions et deportements de la Reyne Catherine de Medicis ‘s-Gravenhage 1663. E il raffinato “Pasticcio di lepre, melograno e capperi” è la rivisitazione di un classico della cucina europea che vede un rilancio importante verso il 1660, quando la reggenza francese di Anna d’Austria e il ministero del cardinale Giulio Mazzarino crearono le condizioni, durante la minore età di Luigi XIV, di un incontro fra le culture gastronomiche francese, italiana e spagnola (Memoires de la minorité de Louis XIV, II, Amsterdam 1723).

La villa può ospitare fino a 300 persone (a fianco dell’edificio principale sorge la Torciera, un complesso del XVII secolo recentemente ristrutturato). Ma il fascino del luogo è enfatizzato in una cena per pochi. Sedetevi accanto al padrone di casa, con i suoi racconti vi porterà indetro di cinque secoli con altrettanta potenza dei piatti eccelsi di Bartolini.

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