Food24

Dai videogame alle carte del vino digitali, ecco i progetti vincenti di…

  • Abbonati
  • Accedi
in Primo Piano

Dai videogame alle carte del vino digitali, ecco i progetti vincenti di H-ack wine

Sfide a suon di “tannini” sullo smartphone, carte dei vini digitali, piattaforme online che fidelizzano i clienti delle cantine. Sono alcuni dei progetti svettati a H-ack wine, la maratona di innovazione vinicola promossa in tandem da H-Farm e Vinitaly International. Il contest, ospitato nel quartier generale di Roncade (Treviso) tra il 14 e il 15 febbraio, ha messo alla prova (aspiranti) startupper da tutta Italia con la creazione di quattro strumenti web per altrettante cantine: Tommasi Family Estate, Santa Margherita, Zonin 1821 e Col Sandago-Case Bianche, la divisione vinicola del gruppo Zanetti. Tommasi chiedeva una carta del vino digitale che aumentasse il valore dell’esperienza per ristoratori e consumatori finali; Santa Margherita uno strumento di profilatura e fidelizzazione dei wine lovers lungo la fitta agenda di eventi della cantina; Zonin 1821 una campagna di “rottura” che guidi le nuove generazioni nel mondo del vino ; Col Sandago-Case Bianche una piattaforma per avvicinare nuovi clienti e pubblico internazionale. La chiave comune è ribadita da Stevie Kim, managing director di Vinitaly International: «Bisogna insistere su una “contaminazione” tra il vino di italiano e una fetta di consumatori che fino a poco tempo fa non avrebbero avuto nulla a che fare con il vino. I consumi sono in discesa, si deve modernizzare la cultura del vino e far diventare i giovani amanti del vino. E la rivoluzione non può che partire dal web». O, come ha aggiunto la sommelier Adua Villa, «portare online un mondo che è ancora, per lo più, offline».

Dai “videogiochi del vino” alle carte digitali, i progetti più innovativi

La risposte sono emerse nei 26 progetti macinati da designer, sviluppatori e specialisti di marketing in 24 ore di lavoro tra i tavoli della “serra” di H-Farm. La sfida di Tommasi è stata vinta dal team T-Mood con “List mood” : un sito internet mobile-friendly che permette di sfogliare una carta del vino con arricchimenti multimediali. «In questo modo il cliente entra nel sito, vede la carta, sceglie il vino che gli interessa e può conoscerne la storia – spiega Giorgio Magrin, del team T-Mood – il tutto, senza scavalcare il sommelier e il ristoratore». Santa Margherita ha premiato l’intuizione di Contatto, il progetto del team “42”: una landing page che permette di registrare e fidelizzare i clienti incontrati nei vari scenari di eventi esterni (fiere) o interni (degustazioni e visite). «Nel caso delle fiere si attiverà un servizio di gaming, nel caso di degustazioni ed eventi interni si offrirà la connessione wi-fi in cambio della registrazione – spiega Giulia Ambrogi, del team 42 – A questo si associa un survey, un sondaggio che permetterà di raccogliere informazioni e tracciare un profilo degli utenti in maniera non invasiva».

A fare breccia nel contest di Zonin è stata Moowine, una piattaforma web che attrae le nuove generazioni con un linguaggio più fresco di quelli sperimentati finora: il gaming. La conoscenza enologica è scandita da sfide a step, dove i punti si chiamano “tannini” e si accumulano fino a premi come visite in cantina e sconti nei negozi digitali «L’azienda voleva un sistema per cercare di ingaggiare i giovani – spiega Matteo Rondina, tra i membri del team -. E il perché è chiaro: abbiamo realizzato noi stessi che il vino non attrae sempre giovani e rischia di essere scavalcato da bevande più elementari come i cocktail. Siamo partiti da un video di sondaggio per testare il terreno e abbiamo trasformato il concetto in un app di gaming che, appunto, guida alla conoscenza in maniera ludica e non invasiva». Col Sandago-Case Bianche ha premiato infine Gourm-meet, ideata dai ragazzi di The Grapes: una piattaforma online che raggruppa informazioni e guida il consumatore a un «viaggio culturale» sulle vie del food&wine: «Gour-meet è un aggregatore di contenuti legati al mondo della gastronomia e del cibo. L’intenzione era portare il consumatore a fare un “viaggio” nella cultura enogastronomica: da qui il gioco di parole del “gour-meet”, l’incontro gourmet” spiega Pierangelo Ranieri, specialista di marketing in forza al team.

Lost in translation: come si comunica il vino italiano

E a proposito di viaggi: il vino italiano sa esprimersi con semplicità, quando si parla di mercati esteri? Non ancora. O non a tutti: una clip realizzata da Vinitaly International, “Lost in Translation”, mostra una serie di giovani cinesi alle prese con lo spelling di termini come “Garganega”, “Docg” e “Valdobbiadene”. Gli esiti, non proprio incoraggianti, certificano quello che Kim ripete da anni: «Lost in translations nasce per far capire che il vino italiano non è facile, non è immediato a tutti. Il messaggio è doppio, sia per i produttori che per i partecipanti a contest come questi: bisogna rendere il vino italiano più semplice, più snello. È l’unica possibilità che abbiamo di comunicarlo in modo efficace».

© Riproduzione riservata