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Nasce il vino di Niko Romito: un Pecorino d'altitudine firmato Feudo…

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Vino

Nasce il vino di Niko Romito: un Pecorino d'altitudine firmato Feudo antico

Un vino sperimentale, fuori dagli schemi della viticoltura tradizionale, coltivato ad una altitudine estrema, a 850 metri sul livello del mare, frutto di una ricerca seguita sul piano tecnico da un’equipe della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Milano guidata dal professor Attilio Scienza. Gli altri protagonisti sono Niko Romito, chef con tre stelle Michelin, e Feudo Antico, giovane e ardimentosa azienda vitivinicola abruzzese. Da questa collaborazione è nato il nuovo  Pecorino Igp Terre Aquilane 2013 Feudo Antico per Casadonna. L’avventura è iniziata 4 anni fa, impiantando il Pecorino, vitigno autoctono abruzzese in circa un ettaro di terreno  della tenuta Casadonna di Niko Romito, struttura polifunzionale con il Ristorante Reale, il resort,  la scuola di alta formazione culinaria, il tutto circondato da 6 ettari dove hanno trovato collocazione il Giardino delle spezie, il Giardino dei frutti perduti, le arnie per la produzione di miele biologico e il vigneto.

“Amo i vini poco costruiti, sinceri, diretti, capaci di raccontare il territorio al quale appartengono, qualsiasi esso sia – dichiara Niko Romito – e questo Pecorino è il racconto del nostro territorio. Ci tengo a sottolineare – ha aggiunto – che il progetto di collaborazione con Feudo Antico non nasce con un obiettivo commerciale, ma come operazione che insieme abbiamo fortemente voluto per il nostro territorio. Il mio  auspicio è che funga da case history per altri terreni in altitudine, che come il nostro possono trovare con successo una vocazione vitivinicola”.  Andrea Di Fabio, direttore generale di Feudo Antico  sottolinea che l’azienda vinicola ha una spiccata vocazione per la qualità,  la ricerca e  le tecniche di viticoltura a basso impatto ambientale: ” nel vigneto Casadonna abbiamo trovato tutte queste caratteristiche e oggi possiamo affermare che  le nostre elevate attese sul progetto sono state confermate e anche superate dalle  prime bottiglie di Pecorino”.

Le condizioni climatiche di queste zone sono molto simili a quelle di alcune aree del nord Italia, con forti escursioni termiche durante i vari periodi dell’anno, per questo si è scelto il Pecorino, non solo per la sua autoctonia, ma anche per la sua facilità ad adattarsi a condizioni climatiche difficili. “E l’altitudine – continua Di Fabio – ci ha regalato un vino con elevata acidità e alto contenuto di estratti che alla degustazione ha dimostrato il suo valore”. Andrea Balleri  sommelier campione italiano 2013 così lo descrive: “Colore dorato tenue con bella limpidezza e buona vividezza , al naso arrivano  subito sentori di pompelmo rosa e frutto della passione, seguiti da lime, miele d’cacia, melone giallo per chiudersi con note minerali. In bocca è decisamente secco, poi ecco la nota calda alcoolica  su uno scheletro che si basa sull’acidità e la sapidità. Persistenza molto lunga che permetterà a questo Pecorino di essere longevo”.

L’annata 2013  conta solo 800 bottiglie, ma questo vino non nasce con scopi commerciali, ma sperimentali come spiega il professor Lucio Brancadoro, dell’equipe della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università degli Studi di Milano che ha curato il progetto sul campo. “Questa sperimentazione non riguarda solo l’Abruzzo, poiché affronta una tematica generale che ha a che fare con il futuro della viticoltura. I cambiamenti climatici in atto, infatti, pongono nuovi quesiti e sfide alle quali occorrerà rispondere, sperimentando nuove modalità di fare viticoltura adatte a un clima sempre più caldo”.

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