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Vino

La pazza estate complica (e ritarda) la vendemmia. Vino biologico a rischio

«Mio padre Stefano ha novant’anni, fa il viticoltore da sempre e in questi giorni non fa altro che ripetere che un’annata così neanche lui l’ha mai vista». Nelle parole di Daniele Accordini, direttore della cantina sociale di Negrar, nel cuore della Valpolicella (Verona), c’è forse il senso di questa pazza estate e delle difficoltà di una vendemmia che ancora non è entrata nel vivo e in molti casi nemmeno è cominciata.

Anticiclone questo sconosciuto
Il primo elemento che caratterizza quest’annata è il forte ritardo nella maturazione delle uve. Il clima mite e l’abbondanza di piogge infatti hanno ribaltato una situazione che negli ultimi anni sembrava diventata strutturale. Il gran caldo diffuso lungo tutti i mesi estivi nelle recenti annate (due anni fa si contarono in estate ben 7 anticicloni dai nomi altisonanti come Hannibal o Caronte) aveva spinto a un anticipo dei tempi di raccolta. Cosa che non è avvenuta quest’anno, consigliando di mantenere le uve ancora sulla pianta nella speranza che una coda di caldo tra agosto e settembre consenta di completare il ciclo di maturazione dei grappoli. «Questa speranza – spiega il direttore di Assoenologi (l’associazione degli sinologi ed enotecnici italiani) – è l’unica possibilità che ci è rimasta per salvare un’annata di certo fra le più problematiche».

Abbondanza di piogge e malattie della vite
L’altra caratteristica della vendemmia 2014 è poi l’abbondanza di precipitazioni. Un altro aspetto che ha provocato una vera e propria inversione di tendenza rispetto al trend degli ultimi anni. «Il caldo torrido degli scorsi anni – aggiunge Accordini che è anche presidente della sezione Veneto occidentale di Assoenologi) – aveva fatto diventare l’irrigazione dei vigneti una della principali preoccupazioni dei viticoltori. Tanto che in più di un caso si sono registrate produzioni qualitativamente migliori in zone di pianura, meglio assistite dall’irrigazione, che invece in collina, la quale invece rappresenta un’area più vocata della pianura per produrre uve di qualità. Tutte considerazioni, però, che nel volgere di un anno sembrano tramontate». Ma l’abbondanza di acqua e l’elevata umidità non comportano solo cambiamenti nel calendario di raccolta. «Sono il terreno di base che favorisce l’insorgere di malattie della vite – aggiunge il direttore di Assoenologi, Martelli -. Per questo dopo i primi attacchi di oidio e peronospora in primavera ora l’attenzione è massima sulla “botritis cirenea” la cosiddetta muffa grigia che attacca i grappoli maturi distruggendoli. Dalla capacità di contrastare queste malattie dipende a questo punto il risultato dell’etichetta 2014».

A rischio la produzione di vino biologico
L’altra pesante conseguenza che piogge, umidità e malattie della vite possono avere sulla produzione è la difficoltà di realizzare in annate come questa una produzione di vino biologico. Un segmento del mercato del vino Made in Italy che negli ultimi anni anche grazie alla complicità di condizioni meteo che hanno invece quasi azzerato le malattie nei vigneti e sulle ali della recente regolamentazione comunitaria aveva incontrato un crescente successo di mercato. «Col gran caldo – dice ancora Martelli – in molte regioni sopratutto del Sud la produzione era diventata quasi naturalmente biologica perché l’assenza di malattie aveva ridotto al minimo i trattamenti fitosanitari nei vigneti. Condizioni che però mi pare siano molto difficili dacripetere quest’anno».

Decisivi i mesi di settembre e ottobre
Insomma i giochi per il millesimo 2014 ancora non sono fatti e saranno decisive, molto più che in passato, le ultime settimane di raccolta che vivranno il loro clou a ottobre mentre negli ultimi anni il centro della vendemmia sembrava ormai essersi spostato a settembre. Al momento infatti risultano essere stati tagliati i grappoli base spumante in Franciacorta (Bs) e in qualche azienda in Sicilia dove le temperature più elevate hanno garantito una migliore maturazione dei grappoli. Ma in molte altre regioni d’Italia la parola d’ordine e ancora “attesa”.

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