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L'aiuto di Bruxelles non salva le pesche dagli effetti delle sanzioni russe

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L'aiuto di Bruxelles non salva le pesche dagli effetti delle sanzioni russe

Non bastano le misure annunciate dalla Commissione Ue per salvare il settore delle pesche e delle nettarine alle prese con una crisi drammatica. Acuita dalla decisione di Mosca che, per rispondere alle sanzione europee contro la Russia, ha bloccato le importazioni di alcuni prodotti tra cui proprio le pesche.
«In Italia – spiega Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte – si producono 1,5 milioni di quintali tra nettarine (54%) e pesche». Ma dal 2000 la superficie destinata alla produzione si è ridotta del 20% e si sono persi 18mila ettari. Con flessioni del 35% in Emilia Romagna, del 33% in Veneto e del 28% in Piemonte. Una contrazione delle aree più vocate, non compensata dall’incremento del 60% in Puglia e del 20% in Sicilia.
«All’export – aggiunge Enzo Pagliano, direttore della Coldiretti di Cuneo – è destinato il 60% del prodotto e la Russia assorbiva il 40% delle esportazioni complessive. Tra l’altro era l’unico mercato in crescita».
Dunque le controsanzioni rischiano di portare al definitivo collasso un intero settore. E se Andrea Marcigliano (Ndg) spiega che il blocco di Mosca potrebbe essere aggirato facendo transitare i prodotti attraverso il Kazakhstan e la Bielorussia che non hanno previsto sanzioni e che – facendo parte dell’Unione economica euroasiatica – non hanno problemi di dazi con la Russia, Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Torino, precisa che i margini economici per le pesche sono talmente bassi da rendere impraticabile un’ulteriore deviazione nel percorso di commercializzazione.
«Anzi – prosegue Zuccaro – ormai i costi di raccolta, pari a circa 25 centesimi al kg, superano spesso il prezzo di vendita. Ma non si può neppure lasciare le pesche sulla pianta perché, in tal caso, si svilupperebbero malattie nella stagione successiva». E il prezzo, a volte, scende sino a 15 e anche 12 centesimi al kg.
In questa situazione rischiano di essere inutili, o comunque tardivi, i provvedimenti della Commissione Ue che riguardano un aumento dal 5 al 10% dei volumi di produzione che potranno essere ritirati dal mercato. E saranno forniti fondi supplementari per la promozione. «Peccato che le misure – sostengono in Coldiretti – arrivino a campagna raccolta ormai praticamente conclusa e che stia per arrivare il periodo delle mele estive e delle pere».

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