Il riso con i piselli (assemblato al momento) è siderale, il pollo al curry galattico. Lo sgombro allo zenzero davvero spaziale. Astronomici i frutti di bosco e il succo di mela. Eccoci all’ “Osteria ai confini dell’universo”, in orbita tra comete, buchi neri e raggi gamma: si viaggia verso l’infinito. Senza dimenticare il benessere e il piacere della buona tavola.
A cena con Samantha
Basterà cliccare su Avamposto42 per condividere una cena in totale assenza di gravità con Samantha Cristoforetti, astronauta dell’Agenzia spaziale europea, pilota e capitano dell’Aeronautica militare: la prima donna a viaggiare nello spazio. La prima a trasformare la sua missione “Futura” in evento social e gourmet. A 400 km dalla Terra, Samantha parlerà ai suoi follower di nutrimento, di sana alimentazione. Un tema delicato che le consentirà di mantenere il dialogo sempre aperto con tutti: “Vorrei che la conoscenza e la consapevolezza orientassero le scelte alimentari di ognuno di noi, come è stato per me. Allo stesso tempo vorrei che sempre più persone conoscessero la sfida dell’esplorazione spaziale, un affascinante viaggio collettivo dell’umanità per allargare le possibilità della nostra specie”. In attesa del conto alla rovescia, si possono già prendere i primi contatti: “Pensate che le vostre abilità di cuoco siano spaziali? Avete qualche idea astronomica da proporci? Potete mandarcele”, incoraggia Samantha dal suo avamposto virtuale.
Il menù della Domenica è intergalattico
Durante i 6 mesi all’interno della Stazione spaziale internazionale, la giovane astronauta milanese si nutrirà di cibo standard, liofilizzato e sterilizzato, fornito da laboratori russi e americani. Una sorta di razione K. Con qualche significativa eccezione. Il tocco dello chef Stefano Polato non farà rimpiangere a Samantha i suoi piatti preferiti: una tantum si nutrirà di quinoa e sgombro, riso e verdure, pollo alla spezie. Tutto biologico. Procedimenti complessi messi a punto nello Space Food Lab di Argotec a Torino. Sarà un bonus per il palato che terrà alto l’umore dell’equipaggio, basso il livello di sodio, intatto il colore, il profumo e il sapore del cibo.
I 40 alimenti che Samantha potrà combinare o mangiare singolarmente (anche spezie, olio d’oliva, aceto balsamico di Modena, cereali soffiati, frutta secca, gogj), sono molto più che un menù. I prodotti selezionati e cucinati da Polato, chef del ristorante Campiello a Monselice, in provincia di Padova, tutto nel solco della tradizione veneta con asparagi, radicchio e sarde in saòr, sono in realtà uno studio sulle più innovative tecniche di cottura (liofilizzazione, pastorizzazione, sottovuoto), sul degrado delle preparazioni e sugli effetti dell’alimentazione (sana), in assenza di gravità, sull’invecchiamento cellulare e lo stress ossidativo.
Nutrigenomica, scienza dalla Terra al Cielo
Una ricerca che è stata promossa da Filippo Ongaro, esperto in medicina antiaging (per la prevenzione e il trattamento delle patologie legate all’invecchiamento), ex-medico degli astronauti ESA. Fra i primi a parlare di nutrigenomica, scienza che studia il rapporto tra i nutrienti contenuti negli alimenti e i nostri geni: “Le regole della nutrigenomica valgono non solo nello Spazio ma anche sulla Terra – spiega Ongaro – capire la risposta metabolica, ormonale e genetica del corpo al cibo che mangiamo significa poter costruire un programma alimentare personalizzato per poter mantenersi in salute a lungo”.
Ricette spaziali
Intanto procede la missione del tedesco Alexander Gerst, partita da Baikonur il 29 maggio: per la sua Blue Dot (dal “puntino blu” che identifica la Terra in una fotografia scattata dalla sonda Voyager della NASA) l’astronauta ha scelto come extra-food un piatto tipico tedesco, gli spätzle e un budino di semolino ai frutti di bosco, come quello che gli preparava la nonna. Luca Parmitano, invece, circa un anno fa con la sensazionale mission “Volare” portava in orbita il menù italiano di Davide Sabin: lasagne, risotto al pesto, caponata e tiramisù.
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