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L'insalata in busta esce indenne dalla spendig review nel carrello della spesa

L’insalata in busta non conosce crisi e, nonostante un piccolo rallentamento che assomiglia più ad un assestamento, continua a macinare consensi. Del resto negli scaffali dei supermercati italiani se ne trovano per tutti gusti: da quelle più semplici a base di un solo tipo di verdura a quelle che uniscono la classica foglia di lattuga a noci, formaggi stagionati, melograno e, in alcuni casi anche l’occorrente per mangiarle al volo.

“La cosiddetta quarta gamma pare non risentire della crisi – spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico nazionale di Coldiretti – o quanto meno ne risente meno di altri settori dell’agroalimentare. Se da un lato è vero che nell’ultimo trimestre preso in esame, che va da luglio a settembre 2013, il calo dei volumi prodotti, rispetto allo stesso periodo del 2012, è stato dell’1,6% e quello del valore è stato del 3,8, è anche vero che possiamo stimare per l’anno che si è appena chiuso un giro d’affari di circa 700milioni di euro distribuito su un centinaio di aziende, in sostanziale tenuta rispetto ai 12 mesi precedenti”.

Fa riflettere, poi, che, sempre secondo l’associazione di categoria, se gli italiani che nel luglio 2011 avevano comperato una busta di insalata erano stati 15,8milioni, nello stesso mese del 2013 sono diventati 17. “Fin da quando è apparsa per la prima volta sugli scaffali dei supermercati – conclude Bazzana – la quarta gamma ha avuto tra le sue caratteristiche una crescita contrastata, anche per questo nel lieve calo dell’estate dell’anno scorso non ravvedo un significativo segnale di crisi”.

Non solo ha resistito alla nuova tendenza di spending review casalinga degli italiani, ma addirittura ha messo un segno più davanti al fatturato 2013 una delle due aziende leader del settore: Il Melograno di Santarcangelo di Romagna. “Noi lavoriamo con la grande distribuzione – spiega Claudio Coli, fondatore del gruppo romagnolo – e arriviamo a produrre, grazie al lavoro di 220 persone, 120mila buste di insalata al giorno, per un totale annuo che si aggira intorno ai 4milioni di confezioni ”. La chiave della crescita, secondo Coli, sta nella scelta mirata di non produrre con un proprio marchio ma di lavorare solo con la grande distribuzione; visti i 35milioni di fatturato 2012, lievemente cresciuti nel 2013, è anche probabile che abbia ragione. “Oltre a questo noi distribuiamo il nostro prodotto a distanze ragionevoli, a non più di 600 chilometri dall’azienda, cosa che ci permette di offrire sempre un prodotto fresco: imbustato il giorno prima del suo apparire sugli scaffali dei supermercati che lo hanno ordinato”.

Ma non è più conveniente comperarsi un caspo di insalata e arrangiarsi da soli a lavarlo e stagliuzzarlo, è la naturale domanda che si pone chiunque si trovi davanti al frigorifero dell’ortofrutta. “No, o meglio non più: se si considera una busta da 150 grammi di insalata mista, in cui si trovano radicchio, lattuga e cavolo cappuccio per arrivare ad avere lo stesso quantitativo pronto da mangiare si spende di più. Tra scarti delle foglie esterne e difficoltà di conservazione del prodotto lavato in casa, fatta una mano di conti è meglio comperare la busta pronta”.

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