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Grano, mais, soia: la Ue mette il freno alle speculazioni sulle…

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Grano, mais, soia: la Ue mette il freno alle speculazioni sulle materie prime

Qualcuno l’ha già soprannominata, forse un po’ pomposamente, la legge “ammazza-speculazione”. Certo è che, al netto degli slogan, l’accordo raggiunto ieri tra Parlamento Ue e Consiglio sulle nuove regole sui servizi finanziari può alzare un argine serio alla speculazione che interessa sempre più da vicino il mondo delle materie prime, da quelle alimentari a quelle energetiche.

Le novità

In pratica, se il progetto di riforma della Mifid supererà per intero il voto a marzo e un nuovo passaggio all’Ecofin, le autorità finanziarie potranno porre dei limiti alle posizioni di investimento che un trader o gruppi di trader detengono in particolare nel mercato delle materie prime. A finire nel mirino saranno soprattutto gli acquisti effettuati da investitori che operano attraverso gli “high frequency trading”, i sofisticati software che permettono di generare velocissime e intense raffiche di ordini sui listini sfruttando le minime oscillazioni di prezzo. In futuro, l’algoritmo che li regola dovrà essere autorizzato dalle autorità europee come l’Esma. Nel dettaglio le nuove imposizioni sull’high-frequency trading previste dalla bozza includono un particolare regime di “tick size”, che limiterà l’oscillazione dei movimenti di prezzo sui mercati finanziari, impedendo così di fatto eccessi rialzisti (o ribassisti) dei prezzi.

La finanziarizzazione dei mercati delle commodity

Sebbene la presenza di fondi guidati da algoritmi sui mercati delle commodity abbia aumentato la liquidità e agevolato gli scambi in tutto il mondo, rendendoli di fatto anche più trasparenti, è anche vero che la forte finanziarizzazione dei mercati delle commodity sorta nella seconda metà dello scorso decennio è alla base, secondo molte letture, dell’impressionante periodo di rally che ha spinto quasi tutte le commodity a prezzi record, dal mais al grano, dal frumento ai semi di soia, per non citare i casi dei metalli preziosi e industriali. Un trend, questo, che ha fatto la gioia di molti investitori – e di molte banche d’affari in particolare. Ma che, d’altra parte, ha messo in difficoltà l’intera catena produttiva, soprattutto sul fronte alimentare. Dal singolo agricoltore per arrivare al consumatore finale, tutti gli attori del mercato hanno dovuto sostenere costi crescenti senza che, alla base, vi fossero motivi reali legati alla domanda e all’offerta dei beni. Ora, dunque, l’alt dell’Ue, che però sta già provocando una levata di scudi degli operatori finanziari interessati.

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