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Cibo stampato in 3D? Ecco pane, pizza e pasta...

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Cibo stampato in 3D? Ecco pane, pizza e pasta...

Il cibo stampato in 3D non è più fantascienza, ma qualcosa di molto concreto. Ci sono varie esperienze e iniziative allo studio (la più importante è quella di Barilla che ha avviato già un paio di anni fa una patnership con un produttore di stampanti olandese e sta finalizzando il progetto). Il prezzo di una stampante 3D per food varia dai 2.500  ai 5.000 dollari. Non è (ancora) possibile acquistarle nei negozi di elettrodomestici, ma si possono trovare alle fiere digitali o di elettronica. Si comprano online. Vengono impostate grazie a un software che si basa su diversi linguaggi di programmazione (non ce ne è uno definito o maggiormente utilizzato). Ogni cartuccia da ricarica contiente un ingrediente. Per esempio, nel caso della pizza, c’è una cartuccia per l’impasto, una per il sugo di pomodoro, una per la mozzarella. La stampante produce diversi strati che si sovrappongono l’uno sull’altro, creando la tridimensionalità. Non sono macchinari difficili da usare, ma dipende dal grado di personalizzazione: più si vuole customizzare la stampa, maggiormente l’utilizzo diventa complesso, poiché è necessario modificare il software. Le stampanti 3D per il food però sono macchinari già programmati e quindi la user experience (esperienza dell’utente) è più semplice (ragione per cui hanno un costo più elevato: una stampante 3D generica, per prototipo, si trova anche per 1.500 dollari o un po’ meno). Ecco qualche esempio di cibo “stampato”.

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