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Dal classico Bum Bum al Vampiro: tutti i modi di bere Tequila

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Dal classico Bum Bum al Vampiro: tutti i modi di bere Tequila

È un buon momento per la Tequila, il distillato più famoso del Messico e uno dei più antichi del mondo. Per la cronaca, l’unica data certa a cui fare riferimento è quello della fondazione della città di Tequila, esattamente 350 anni fa, che ha identificato definitivamente la bevanda alcolica, poi diventata uno dei simboli del grande Paese centroamericano. In realtà, l’antenato del prodotto veniva preparato già dagli aztechi e nel XVI secolo i conquistadores iniziarono a ‘raffinare’ il distillato a base di agave blu – l’agave tequilana – di cui si inebriavano i locali. Leggenda vuole che gli spagnoli si diedero da fare solo quando le scorte del loro amato brandy andarono esaurite. Oggi la Tequila è protagonista in tutto il mondo, Cina compresa che l’ha scoperta solo recentemente.

Una Doc dal 1978

La Tequila – che peraltro gli spagnoli declinano al maschile – è cosa molto seria in Messico: è una Doc, creata nel 1978, che prevede la presenza di almeno il 51% di agave blu (la Premium arriva al 100%, quindi è la più pregiata) nel distillato e la produzione solo nel Jalisco (uno degli stati federali del Messico, affacciato sul Pacifico) e in specfiche aree di stati confinanti. La Doc stabilisce anche la gradazione alcolica (40-45 gradi) e il processo produttivo, basato su una doppia distillazione in alambicco discontinuo, molto simile a quello di un’acquavite del nostro continente. Fermo restando che resistono ancora aziende a conduzione familiare, i marchi più noti tra i circa 2000 registrati nel Messico sono nelle mani di multinazionali. A produrla ci sono anche l’attore George Clooney e Rande Gerber (marito di Cindy Crafword e imprenditore nella ristorazione): si sono innamorati del distillato e hanno fondato Casamigos che inizialmente doveva essere un ‘giochino’ per regalare bottiglie agli amici. Poi, visto il successo e l’arrivo in società di un magnate dell’edilizia quale Michel Meldmann, hanno iniziato a venderla negli States e in Canada: successo imprevedibile che li ha convinti ad esportarla in Europa: ora, in tre referenze, si trova anche da noi in una bottiglia autografata dal divino George e da Gerber.

Un Tequila bar a Milano

Per bere Tequila in purezza o buoni cocktail dove è protagonista, ci sono tre soluzioni principali: i bar interni ai grand hotel (soprattutto di Roma e Milano), i locali specializzati in mixology (e qui ce ne sono non solo nelle due città maggiori) e i ristoranti messicani, che propongono quasi totalmente cucina tex-mex che se ben realizzata e abbinata appunto a Tequila, resta gradevole e conviviale. In questo senso, va salutata con simpatia la nascita a Milano del primo Mexican Kitchen & Tequila Bar: si chiama Canteen, in via Archimede 10, ed è un esempio di come si possa fare tendenza (il posto è molto bello, su più livelli e ben frequentato) senza dimenticare il buon cibo e il buon bere. Luca Guelfi, patron di ampia esperienza, ha portato chef e bartender dal Messico – David Blanco e Juan Carlos Gomez – per creare corretti abbinamenti tra i piatti (tacos di ogni tipo, fajitas, carne asada, chorizo ma anche il ceviche messicano) e i cocktail, realizzati al banco dove spiccano un centinaio di bottiglie di Tequila e Mezcal

Dal classico Bum Bum al Vampiro

A proposito di cocktail, come si gusta la Tequila? In declino la folcloristica versione Bum Bum (diluita con acqua tonica, sbattuta un paio di volte sul tavolo e inghiottita d’un fiato), i puristi amano gustarla in un bicchiere di terracotta, accompagnandola con sale e succo di lime posto sul dorso della mano. Chi ama la mixology ha l’imbarazzo della scelta tra le mille proposte dei bartender e i quattro ‘codificati’ IBA: il popolarissimo Margarita (con lime fresco o succo di limone, triple sec in varie proporzioni) con il sale sul bordo del bicchiere; il Tequila Sunrise (con granatina e succo di arancia); il Vampiro (in pratica un Bloody Mary dove la Tequila sostituisce la vodka); il Long Island Iced Tea. Curiosità: di thé non c’è un goccio, il nome si deve all’aspetto e al sapore che gli assomiglia vagamente. Gli ingredienti sono vodka, gin, rum bianco, triple sec e naturalmente Tequila. Visto il ‘carico’ alcolico, non esagerate.

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