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Una rete del Rosé, in attesa degli "stati generali"

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Andar per vini

Una rete del Rosé, in attesa degli "stati generali"

Qualche giorno fa si è conclusa la nona edizione di Italia in Rosa, appuntamento ormai tradizionale per gli appassionati dei vini rosati, che a Moniga del Garda possono assaggiare non solo i Chiaretti del territorio, ma anche una panoramica di vini provenienti da tutta Italia, con qualche puntata oltre confine. I visitatori sono stati circa 6.500, ed hanno potuto scegliere tra circa 170 vini, proposti da 131 cantine.

Moniga del Garda si trova in Valtenesi, territorio sulla riva occidentale del lago di Garda, la parte lombarda del lago, caratterizzata da un microclima mediterraneo grazie proprio all’influenza del lago e delle colline boscose retrostanti. Il terreno, di origine morenica, è di tipo calcareo argilloso. Come già scritto, il rosato dell’area è il Chiaretto, ottenuto da un uvaggio di Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera. Si produce con la tecnica chiamata tradizionalmente “Levata di cappello”, che prevede lo sgrondo del fiore del mosto a fermentazione iniziata da poche ore, nel cuore della notte: per questo è detto anche il Vino di una notte. Viene presentato ogni anno il 14 febbraio, nel giorno di San Valentino.

Durante Italia in Rosa si tiene anche il Trofeo Pompeo Molmenti per il miglior Chiaretto dell’ultima vendemmia. Pompeo fu senatore del Regno e uomo di grande cultura enologica: è considerato l’inventore del Chiaretto, dato che nel 1896 ne stappava la prima bottiglia. Il primo premio è stato vinto dalle Cantine Avanzi.

Durante la manifestazione si è tenuto anche un convegno dal tema: “Il futuro del rosé: numeri e dimensioni di un mercato in forte espansione”, dove il Consorzio Valtènesi, con in testa il presidente Alessandro Luzzago ed il direttore Carlo Alberto Panont, ha lanciato un appello “a fare rete con la Puglia, Veneto, Abruzzo e altri principali regioni produttive italiane per costruire un’alleanza che consenta di arrivare ad avere anche in Italia un osservatorio di riferimento”. L’idea sarebbe quella di creare gli “Stati generali del rosè”, per avere un periodico momento di confronto con tutti gli attori di riferimento. Una cosa è sicura: il lavoro da fare è molto, perchè se è vero che la produzione ed il consumo mondiali di rosati sono in costante aumento, è altrettanto vero che il consumo in Italia è in calo.

Di seguito la storia di due delle aziende partecipanti di cui ho particolarmente apprezzato il Chiaretto.

Monte Cicogna – Moniga del Garda (BS)

L’azienda risale al 1908, fondata da Pietro Materossi, bisnonno degli attuali conduttori. Pietro aveva iniziato come commerciante di vino. L’attuale tenuta è stata acquistata nel 1935: si racconta che un’altro possibile acquirente stesse arrivando durante la trattative e che Luigi ed Alessandro, figli di Pietro, vedendolo in lontananza, corsero a dirlo a papà che chiuse subito la trattative mettendo un fascio di banconote nelle mani del proprietario. Il Torrione di epoca rinascimentale domina la tenuta, che comprende 15 ettari di vigneto, a cui se ne aggiungono altri 10 nel territorio della denominazione Lugana. L’attuale conduttore, Cesare, dedica parte del suo tempo anche all’attività di commercialista, rappresenta la quarta generazione di famiglia dedita al vino. E’ aiutato parzialmente dalle sorelle Chiara e Maria Grazia. Il fratello Alessandro, che di tutta la famiglia era il più impegnato in azienda, è venuto purtroppo a mancare lo scorso anno: i vini che ho assaggiato, come dice Cesare, portano la sua impronta. L’enologo è Giuseppe Piotti, l’agronomo Massimiliano Perazzoli.

Monte Cicogna produce in totale circa 150.000 bottiglie, a cui si aggiunge anche un po’ di olio: vi sono 2,5 ettari di uliveto, con circa 1.000 piante. Ho degustato con piacere il Chiaretto Siclì.

Siclì Garda Classico DOC Chiaretto di Moniga 2015

E’ un uvaggio di Groppello Gentile al 60 %, Sangiovese al 15 %, Barbera al 20 %  e Marzemino al 5 %., ottenute dal vigneto Siclì, situato a Moniga del garda a 180 metri s.l.m..

La produzione è di circa 25.000 bottiglie. Di colore cerasuolo scarico, si distingue per la delicatezza dei suoi profumi, per le note floreali, anche di roselline di campo, per il piccolo frutto rosso, le sfumature agrumate ed un leggero tocco di pasticceria. In bocca è fresco e delicato, morbido e di grande piacevolezza, con sapori di pesca noce, una vena sapida ed un finale educatamente ammandorlato.

Prezzo in enoteca:  9-10 €

Cantine La Pergola – Moniga del Garda (BS)

E’ una cooperativa nata nel 1979 con il nome di Cantine della Valtenesi e della Lugana. Innovazione e rinnovamento anche nell’immagine hanno portato quest’anno al nuovo nome: Cantine La Pergola.

Nel 1987 viene acquistata l’attuale cantina, costruita negli anni ’20 dello scorso secolo da Nino Negri, grande produttore in Valtellina, che aveva avuto l’idea di produrre in Valtenesi un vino rosato da vendere in fiaschetti a Milano per gli aperitivi. Fin dall’inizio la cooperativa ha avuto una grande vocazione al biologico, con tutti i soci conferitori che si sono dedicati a partire dagli anni ’90 a questo tipo di lavorazione in vigna ed in cantina. Attualmente i soci sono 45, con un’estensione pari a 80 ettari di vigneti. La produzione è di circa 300.000 bottiglie.

Presidente è l’attivissimo Sante Bonomo, l’enologo è Marco Lazzarini. Tra le tante iniziative che vedono coinvolta questa cantina grazie a Sante Bonomo mi piace citarne 2: la partecipazione al progetto Homerus per la realizzazione di una scuola di vela per non vedenti, e il vino di Cremisan, prodotto in Terra Santa dai Salesiani di Don Bosco e dal Vis, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo. La cantina di Cremisan prende il nome dalla collina in cui sono presenti vigneti fin dal 1885. La cantina si trova tra Gerusalemme e Betlemme. Molto attivo nel progetto è Riccardo Cotarella, forse il più famoso enologo italiano, che ha saputo coinvolgere anche molte altre aziende vitivinicole. Tornando a La Pergola, ho assaggiato il Chiaretto Selene.

Selene Valtenesi DOC Chiaretto 2015

E’ un uvaggio di Groppello Gentile al 60 %, Marzemino al 20 %, Sangiovese e Barbera al 10 %.

Vino biologico, le uve sono vendemmiate manualmente e poi vinificate in acciaio.

La produzione è di circa 50.000 bottiglie, con un tenore alcolico del 13,5 %.

Nel bicchiere ricorda il colore del petalo di rosa. Profumi raffinati, di fiori bianchi e piccoli frutti rossi, con grande mineralità e note di pasticceria. In bocca è rotondo, equilibrato, quasi cremoso e persistente.

Prezzo in enoteca:  8-9 €

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