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Cinque mosse strategiche per il futuro del biologico in Italia

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Cinque mosse strategiche per il futuro del biologico in Italia

Negli ultimi vent’anni è “esploso” grazie (anche) agli incentivi pubblici e al fatto di essere diventato “di moda”. Ora il biologico ha davanti altrettanti anni di sviluppo, a patto che segua cinque mosse strategiche. Sono quelle indicate da Pietro Campus, pioniere delle coltivazioni biologiche (nel 1994 nell’azienda agricola di famiglia a Stintino, in Sardegna) e oggi presidente di Icea, uno dei 13 organismi di certificazione biologica riconosciuti dal ministero delle Politiche agricole che ha tenuto a Firenze una giornata di studio su sostenibilità e qualità.

Serve certezza normativa

La prima azione è dare certezza normativa al settore: tra direttive europee e norme di recepimento nazionali, gli imprenditori bio (e gli enti di certificazione) si sentono intrappolati in disciplinari ‘pesanti’, regole ridondanti, controlli asfissianti. “Ogni volta che si annuncia una semplificazione, in realtà non si fa altro che complicare”, chiosa Campus.
La seconda mossa è una nuova stagione di promozione del biologico: dopo la spinta dell’inizio del Terzo Millennio, oggi gli operatori del settore si sentono ‘abbandonati’ e insidiati dalla concorrenza dell’agricoltura integrata, a basso utilizzo di pesticidi: “E invece in alcune Regioni per l’agricoltura integrata sono previsti addirittura più trattamenti di quanti ne sono ammessi per l’agricoltura tradizionale – incalza Campus – e sono previsti anche contributi più elevati del biologico, come avviene in Sardegna”.

Necessità di “fare squadra”

La terza necessità del settore, emersa dal convegno fiorentino, è quella di fare squadra: “Serve una spinta degli imprenditori verso forme organizzate – dice Campus – basta guardare cosa fanno la Francia o la Spagna. Un’associazione forte di produttori permette di realizzare prodotti in territori lontani dai centri di preparazione e di distribuzione, cioè di colmare uno dei problemi che abbiamo in Italia”.

Educazione al bio nelle scuole

Le ultime due azioni da fare riguardano la formazione e la comunicazione: occorre accelerare l’educazione al biologico nelle scuole di tutti i livelli, in modo che i giovani imparino cos’è un metodo di produzione che non prevede pesticidi e quali sono proprietà e benefici; e occorre compattare con una comunicazione univoca tutti gli attori del settore, dagli organismi di certificazione alle associazioni di categoria alle associazioni dei produttori. “Oggi non c’è un progetto italiano chiaro per l’agricoltura biologica – conclude Campus – ma ci sono azioni più o meno mirate. Con i Piani di sviluppo rurale delle Regioni si sono colmate alcune mancanze, ma ancora non basta”. Lo dimostrano le performance di Paesi che hanno ben chiari traguardi e strade per raggiungerli, come appunto Spagna e Francia.

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