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Limoni di Amalfi: così i "contadini volanti" salvano la…

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Storie di eccellenza

Limoni di Amalfi: così i "contadini volanti" salvano la Costiera

C’è tutto un mondo tra gli alberi di limone che avvolgono la Costiera. Sotto e sopra le cime verdi si muove una piccola folla di contadini agili come acrobati. Saltano leggeri sui pali di castagno che sorreggono le coltivazioni terrazzate a picco sul mare: dalla potatura alla raccolta è tutta una prova di equilibrio. In due, uno in alto, uno in basso, in autunno piegano i rami. Li legano con lacci di salice. Con una rete li proteggono dalle gelate in inverno. Poi rafforzano i pergolati. In primavera, a mano, iniziano la raccolta. E’ la terra come si coltivava due secoli fa. Agricoltura eroica.

#iostoconicontadinivolanti

A mantenere viva la tradizione sono i Contadini Volanti dei giardini di limoni tra Amalfi e Cetara, custodi di un mestiere antico a rischio di estinzione. Una cinquantina di piccoli produttori non più giovanissimi, che ancora però non temono la fatica. Solo i più fortunati usano delle rudimentali teleferiche. Riempiono casse di sfusati (i limoni tipici della zona tra Vietri e Positano), “che sono pane, cibo e orgoglio per intere famiglie”, spiega la giornalista Flavia Amabile: nel bellissimo libro “I contadini volanti” (Arkhé edizioni) racconta anche per immagini la loro storia. Le foto saranno in mostra il prossimo mese alla Sorbona di Parigi. Con #iostoconicontadinivolanti Flavia lancia una raccolta fondi per recuperare e valorizzare l’opera dei flaying farmers. Fra i sostenitori dell’iniziativa artisti e intellettuali, da Teresa De Sio a Erri De Luca. L’appello? “Basta una piccola somma o solo l’acquisto del libro per contribuire alla loro causa”.

Un lavoro duro che custodisce la tradizione

Frutti grandi e affusolati, fino a 100 grammi di peso, colore giallo chiaro, buccia spessa, aroma e profumo intensi: i limoni d’Amalfi sono fra i prodotti più rappresentativi del made in Italy, una Igp con origini antichissime, che risalgono all’XI secolo. Coltivarli come si faceva una volta è un lavoro duro e rende poco: al massimo 100 quintali a testa, che si rivendono a 70 centesimi al kg (poco di più in piena estate). Nulla rispetto ai numeri delle aziende agricole iscritte al Consorzio di tutela: su 550 ettari si raccolgono 1.350.000 kg di prodotto certificato Igp con un fatturato annuo che si aggira sui 3 milioni di euro. Il prodotto fresco è destinato in gran parte al mercato interno, poi a quello europeo (Svizzera, Germania, Francia, Gran Bretagna ). Solo poche quantità di sfusati arrivano oltreoceano. Si coltiva in 13 comuni: Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Praiano, Positano, Ravello, Scala, Tramonti e Vietri sul Mare. E’ Igp anche il celebre “liquore di limone”, universalmente noto come limoncello.

“Conversioni” e Lemon tour

“Il problema è che non c’è ricambio generazionale – afferma Flavia Amabile – anche se qualcosa sta lentamente cambiando”. Valerio Bonito, ad esempio, figlio di farmacisti, studiava da avvocato. E’ cresciuto con il nonno (medico), prendendosi cura sin da bambino dei giardini di limoni affacciati sul mare. Così, a metà dell’opera, ha lasciato l’università e ora coltiva sfusati. Parla della sua “conversione” senza rimpianti ai turisti più curiosi che partecipano ai Lemon tour: giapponesi, americani, nordeuropei viaggiano da Positano a Vietri sul Mare, passando per Maiori, Minori e Conca dei Marini, tra i borghi di Amalfi, Atrani, Ravello e Cetara. Si addentrando nei limoneti e osservano incantati il lavoro dei contadini volanti. Tra il groviglio dei rami si scorgono volti e mani segnati dal tempo e dalla fatica: l’età media è sui sessanta, con picchi che superano i 90 anni. Schivi e qualche volta scontrosi, in occasione della presentazione del libro della Amabile nell’Arsenale di Amalfi hanno indossato il vestito della festa. Dopo un lungo periodo di diffidenza, hanno capito il valore dell’iniziativa.

Più limoneti per proteggere il territorio

Gigino Aceto è uno di loro: la sua famiglia coltiva limoni dal 1800. Ha fatto fortuna negli anni ’60 con piccoli appezzamenti e un limoneto nella Valle dei Mulini. In poco tempo è diventato uno dei principali produttori della zona (800 quintali all’anno): i suoi figli hanno avuto l’idea dei Lemon Tour. “Negli anni ’80 ha comprato un terreno al centro di Amalfi. Tutti pensavano che ci costruisse e invece lo ha riempito di alberi di limoni”, racconta Flavia. Gigino teme per il futuro. Per i limoni e per il territorio minacciato delle frane: se nessuno si occuperà più dei terrazzamenti che si sviluppano sui versanti ripidi della Costiera aumenteranno i rischi idrogeologici. Finora sono stati i contadini a provvedere al ripristino e alla manutenzione degli agrumeti a picco sul mare. Anche per questo Gigino continua a piantare limoni.

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