Food24

Il Giappone apre la prima fattoria-robot

  • Abbonati
  • Accedi
in Primo Piano

Il Giappone apre la prima fattoria-robot

Anno 2017: la lattuga si coltiva da sola. Dal Giappone arriva la notizia dell’imminente apertura della prima fattoria completamente automatizzata.
La società giapponese Spread, con sede a Kyoto, a fine gennaio ha annunciato che lancerà entro il prossimo anno la prima azienda agricola, la Vegetable Factory, in cui i robot svolgeranno tutte le operazioni, dall’irrigazione al trapianto, alla raccolta.
Ed entro la metà del 2017, questa struttura – totalmente al chiuso – dovrebbe iniziare a produrre 30mila lattughe al giorno, con l’ambizione di crescere fino a mezzo milione al giorno in cinque anni.
La fattoria, con una superficie di circa 4.400 metri quadrati, si trova nella prefettura di Kyoto, e sarà dotata di scaffali dal pavimento al soffitto su cui far crescere le insalate. «I semi continueranno a essere piantati a mano, ma il resto del processo, compresa la raccolta, sarà eseguita da robot», ha dichiarato Koji Morisada, tra i responsabili del progetto.

Più sostenibile e produttiva

L’automazione ridurrà i costi del lavoro della metà, di un terzo quelli energetici e di un quarto quelli di costruzione, secondo Morisada. La nuova azienda, che sorgerà su un ampliamento di una fattoria già esistente, utilizzerà illuminazione a led, mentre circa il 98% dell’acqua necessaria per crescere le colture sarà riciclata. Le lattughe, che cresceranno senza pesticidi, conterranno più beta-carotene rispetto alle colture convenzionali, dicono i progettisti.
Non immaginatevi, però, gli agricoltori robot come degli androidi vestiti con giacche cerate e berretti di tweed: Spread, che fornisce lattughe a circa 2mila supermercati in Giappone, si è affrettata a sottolineare che le macchine automatizzate consistono in nastri trasportatori dotati di bracci robotici su misura, in grado di trasferire le piantine di lattuga senza danneggiarle. Il sistema automatizzato non solo gestisce le lattughe, ma controlla anche i livelli di temperatura, umidità e CO2, oltre a sterilizzare l’acqua e controllare le sorgenti luminose.
Il mercato delle lattughe in Giappone vale circa 150 miliardi di yen (ovvero 1,6 miliardi di euro) e quello globale è circa 50 volte più grande. Nel 2015 la Spread ha iniziato a lavorare in partnership con aziende estere per rispondere alle crescenti richieste alimentari globali e già pensa a un’espansione internazionale.

Nel 2035 metà dei lavoratori giapponesi sarà robotizzata

«La nostra nuova azienda potrebbe diventare un modello per altre fattorie – dichiara JJ Price, global marketing manager della Spread –, ma il nostro obiettivo non è quello di sostituire agricoltori umani, ma di sviluppare un sistema in cui gli esseri umani e le macchine lavorano insieme. Vogliamo generare interesse nel settore agricolo, in particolare tra i giovani». Il Giappone, infatti, si trova ad affrontare una grave carenza di manodopera a causa della crisi demografica e dell’invecchiamento della popolazione. Tanto che la coltivazione della lattuga non è l’unico settore agricolo nipponico che sta sviluppando robot per affrontare una forza lavoro in diminuzione e sempre più anziana: nel 2011 l’età media degli agricoltori giapponesi era di 65,9 anni.
L’azienda di macchine agricole Kubota, per esempio, è tra quelle che stanno sviluppando “tute muscolari” per prestatori di cure, operai e contadini in là con gli anni. Un robot sviluppato dalla società Shibuya Seiki insieme all’Organizzazione nazionale per la ricerca in agricoltura e cibo può raccogliere fragole al ritmo di una ogni otto secondi. E lo scorso dicembre, Panasonic ha iniziato i test sul campo di un robot che utilizza una fotocamera con sensore di immagine per rilevare i pomodori maturi sulla pianta, prima di raccoglierli, senza danneggiarli, al ritmo di circa uno ogni 20 secondi.
Il Nomura Research Institute ha predetto in un recente rapporto che quasi la metà di tutti i posti di lavoro in Giappone potrebbe essere eseguita da robot entro il 2035, molto probabilmente in settori “non-creativi” come il servizio clienti, la consegna delle merci e l’agricoltura.

© Riproduzione riservata