Da lunedì 4 gennaio i formaggi italiani tutelati da Dop, denominazione di origine protetta, e Igp, indicazione geografica protetta, hanno un ulteriore protezione. In etichetta riportano anche un bollino comunitario: una sorta di ulteriore certificazione di qualità per più di cinquanta eccellenze casearie.
I loghi Ue affiancheranno quelli dei Consorzi di tutela già presenti nei prodotti a denominazione. I produttori plaudono. Per Assolatte si tratta di una «garanzia in più per i consumatori che aiuta a fare una spesa informata». In parallelo all’arrivo dei nuovi loghi comunitari, è anche partita la campagna istituzionale avviata dal ministero delle Politiche Agricole (seppure con qualche inesattezza, fanno notare gli esperti) per aumentare la conoscenza dei prodotti Dop e Igp attraverso spot televisivi e radiofonici e iniziative nei punti vendita della Gdo.
La decisione comunitaria è senza dubbio lodevole, ma, in particolare sui mercati extra-Ue, quel che serve davvero è una protezione forte dei nomi (Parmigiano, Gorgonzola, ecc.) e misure in grado di fermare l’evocazione del prodotto made in Italy (come colori o bandiere). Intanto, i formaggi Dop e Igp italiani archiviano un 2015 doppiamente anomalo. Da un lato, segnala Assolatte, si registra un calo delle quotazioni all’ingrosso che per la maggior parte dei formaggi sono rimaste inferiori a quelli degli anni precedenti, anche per effetto della stagnazione dei consumi interni. In secondo luogo nel 2015 sono state forti le variazioni mensili nella produzione delle singole Dop e Igp, per aumentare o diminuire i volumi in funzione della richiesta di mercato. La produzione complessiva è rimasta sostanzialmente stabile, con l’eccezione di alcuni formaggi (come Pecorino Romano Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop, Piave Dop) che si affacciano al 2016 con volumi record.
© Riproduzione riservata