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I vignaioli indipendenti: parola d'ordine territorio e autenticità

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Andar per vini

I vignaioli indipendenti: parola d'ordine territorio e autenticità

Si è conclusa ormai da alcuni giorni la quinta edizione del Mercato della FIVI, Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti, con un grande successo di pubblico, oltre 6.000 le persone arrivate a Piacenza nell’ultimo weekend di novembre. Due giornate di festa, alle quali come ogni anno ho partecipato con piacere, durante le quali si potevano incontrare 330 espositori presenti da tutta Italia, con oltre 2.000 etichette in degustazione.

Il grande successo della manifestazione è dovuto ad una pluralità di motivi:

– la qualità degli espositori: tra i vignaioli presenti vi sono anche nomi di primissimo piano nel mondo vitivinicolo italiano: Les Crêtes, Vigneti Massa, Arpepe, Pieropan, Zymè, Pojer e Sandri, solo per fare alcuni esempi.

– la comodità della location, la Fiera di Piacenza, facile da raggiungere ma soprattutto spaziosa all’interno.

– la formula “mercato”, ovvero la possibilità di acquistare i vini assaggiati.

Il motivo principale di questo successo è secondo me la grande credibilità che la FIVI ha saputo conquistarsi in questi anni non solo tra i viticoltori e gli operatori di settore ma anche, se non soprattutto, tra i wine lovers, diventando quasi una sorta di “marchio di garanzia”.

Voglio ricordare che la FIVI è nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del vitivinicoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Possono aderirvi solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri:

“Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta. Il vignaiolo rinuncia all’acquisto dell’uva o del vino a fini commerciali. Comprerà uva soltanto per estreme esigenze di vinificazione, in conformità con le leggi in vigore. Il vignaiolo rispetta le norme enologiche della professione, limitando l’uso di additivi inutili e costosi, concentrando la sua attenzione sulla produzione di uve sane.”

Diamo anche qualche numero: circa 900 produttori associati, provenienti da tutta italia, per un “vigneto totale” che si aggira sui 9.000 ettari. 65 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale supera 0,6 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 240 milioni di euro. L’aspetto più interessante è che i 9.000 ettari di vigneto sono condotti per il 49 % in regime biologico/biodinamico, per il 10 % secondo i principi della lotta integrata e per il 41 % secondo la viticoltura convenzionale: FIVI ha cioè scelto di proporsi come associazione trasversale, senza fare guerre di religione sui vini naturali o meno, ma puntando innanzitutto sul legame vino-territorio, sulla salvaguardia delle tradizioni e sul patrimonio culturale di ogni singolo vignaiolo.

Valori che incontrano l’interesse ed il gradimento di un numero di consumatori sempre più ampio, che non abbraccia solo gli estimatori dei vini naturali – per i quali esistono altre fiere dedicate – ma più semplicemente chi cerca vini autentici, in cui “vedere le facce dietro le bottiglie”.

Come sempre presenterò di seguito due delle aziende partecipanti, ma prima voglio citare qualche vino assaggiato qua e là:

Maioli Dogliani Superiore DOCG 2012 di Anna Maria Abbona

Dolcetto in purezza ottenuto da uve provenienti da un vigneto piantato nel 1936 da nonno Angelo. Tenore alcolico del 14,5 %. Si distingue per gli evidenti profumi fruttati ed una sottile note balsamica. Equilibrati i tannini, è caldo ed avvolgente.

Capriano del Colle Marzemino DOC Berzamì 2014 di Lazzari

Marzemino al 100% con un tenore alcolico del 12,5 %, prodotto nella zona bresciana del Montenetto, considerata fin dal Cinquecento vocata per il Marzemino. Importante nel colore, intense le note di viola e di frutta rossa fresca, equilibrato e morbido in bocca.

Estasi in armonia Metodo Classico Pas Dosé 2010 di Franco di Filippo

Siamo in Puglia, a Trani, dove Franco produce questo interessante Metodo Classico partendo da uve passite. Utilizza il Moscato Reale, versione pugliese del Moscato Bianco. Di colore giallo dorato, spicca per gli intensi profumi floreali, fruttati e di canditi di agrumi. Fresco e sapido al gusto.

Zero Infinito di Pojer e Sandri

Vino bianco frizzante col fondo, interamente biologico e prodotto con il “metodo ancestrale”, quindi un rifermentato in bottiglia, senza essere stato sboccato. Dai profumi floreali di montagna, di sambuco e intensa frutta gialla. Si serve decantandolo in caraffa o “si agita prima dell’uso” per chi ama la versione rustica contadina.

LA FUSINA – Santa Lucia – Dogliani (CN)

Nel solaio della cascina Fusina è stata ritrovata un’antica mappa che prova come già nel 1792 i terreni circostanti fossero parzialmente coltivati a vigna. La famiglia Abbona possiede ed abita La Fusina dal 1914: l’azienda ora è condotta dalla terza e quarta generazione: Luigi ed i figli Massimo e Federica. Non posso naturalmente dimenticare nonna Angela: i suoi 86 anni l’hanno convinta a non lavorare più in vigna, ma è sempre presente in cantina ed in ufficio a supervisionare ogni fase del lavoro! L’enologo è Gianfranco Cordero. Ad inizio Novecento si trattava di un’azienda agricola a tutto tondo, con stalla e seminativo. E’ stato proprio Luigi che nel 1985 ha deciso di trasformare l’azienda in vitivinicola, producendo solo vino. Luigi è un uomo vulcanico, grande sperimentatore ed innovatore: nel 1992 su un terreno a nord, non troppo esposto al sole, ha deciso di sperimentare il Pinot Nero, in una zona dove non nessuno aveva mai pensato di coltivarlo: prima facendo un bianco fermo, poi un rosso ed infine un Metodo Classico Rosè. Oggi gli ettari vitati sono 20, la produzione annuale è di 90.000 bottiglie, 12 le etichette prodotte: 9 rossi, 1 rosato, 1 bianco ed il Metodo Classico Rosè prima citato. La Fusina coltiva diversi dei vitigni tipici del Piemonte e del Cuneese, dal nebbiolo alla barbera, ma per tradizione e territorio è il dolcetto a rappresentarne secondo me la vera anima: proprio per questo ho deciso di raccontare il loro Dogliani Superiore DOCG Cavagnè.

Dogliani Superiore Cavagnè 2013 DOCG

Il nome di questo vino, prodotto per la prima volta ad inizio 2000, ha un’origine curiosa: le uve provengono da un unico vigneto vecchio di ottant’anni, il cui precedente proprietario era un costruttore di cesti in vimini, in Piemonte detti “cavagne”. Il termine dialettale per indicare questa professione è proprio “cavagnè”. La produzione è di circa 6.000 bottiglie. Dolcetto al 100 %, viene vinificato in acciaio. L’affinamento è ancora in acciaio per 12 mesi, a cui seguono 8 mesi in bottiglia. Di colore rubino con riflessi violacei, si caratterizza per i profumi di viola e di frutto rosso, lampone, ciliegia e ribes. In bocca è robusto, tannico, deciso e caldo, di buona persistenza. Tenore alcolico del 13 %.

Prezzo in enoteca: 15  Euro

La Piotta – Azienda Agricola Padroggi Luigi & Figli – Montalto Pavese (PV)

La Piotta, nel cuore dell’Oltrepò Pavese, nasce nel 1985, ma i Padroggi fanno vino da sempre. Luigi, ormai novantenne, è il fondatore, affiancato dai 2 figli Gabriele e Mario. Negli ultimi anni è entrata in azienda anche la terza generazione, rappresentata da Luca, figlio di Gabriele, ed Enrico, figlio di Mario. La Piotta fin dal 2005 ha ottenuto la certificazione biologica, a conferma di una tradizione familiare di agricoltura a basso impatto ambientale. Dall’ultimo agosto ha anche la certificazione Vegana. Classico esempio di azienda familiare, con Gabriele e Luca concentrati sulla cantina, e Mario ed Enrico in campagna. Da non sottovalutare poi nonno Luigi che, incurante dell’età, è sempre presente, sia in vigna che ad imballare i vini ! I vigneti hanno un’estensione di 15 ettari, con una produzione annua di 70-80.000 bottiglie, ripartite su una ventina di etichette diverse. Una parte della produzione non viene imbottigliata ma venduta a privati come vino sfuso.

Gabriele e Mario danno molto spazio ai loro figli nella gestione dell’azienda: cosa testimoniata anche dal nome degli ultimi 2 vini prodotti: 89/90 , in versione bianca e in versione rossa, in uscita tra 2-3 mesi. Sono gli anni di nascita di Luca ed Enrico.

Talento Spumante Brut Metodo Classico Pinot Nero  2011 Oltrepò Pavese DOCG

Le uve, interamente di Pinot Nero, sono vendemmiate nell’ultima decade di agosto. Vinificazione in acciaio. In primavera 2012 avviene l’imbottigliamento e la presa di spuma con l’aggiunta dei lieviti. Rimane in catasta sui lieviti per 40 mesi, successivamente la sboccatura e qualche mese di riposo prima della vendita. La produzione è di 3.000 bottiglie, con un tenore alcolico del 12 %. Viene prodotto solo nelle migliori annate.

Nel bicchiere è di colore giallo paglierino, ha un perlage fine e di buona persistenza. Intensi e variegati i profumi: subito siamo colpiti dalla classica crosta di pane, poi è il momento floreale, con ginestra e gardenia, ed infine le ampie note fruttate, di pesca gialla, agrumi e frutta esotica. In bocca è delicato, con una bollicina quasi cremosa, fresco, elegante ed equilibrato, decisamente avvolgente, con un’ottima acidità.

Prezzo in enoteca:  12-14 Euro

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