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In Giappone il vino Italiano è donna

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In Giappone il vino Italiano è donna

Se c’è chi dubita sull’efficacia della “Womenomics” proclamata dal governo giapponese, di sicuro nel Sol levante le donne sono già diventate protagoniste in un settore: il vino. Una volta, lo erano solo di riflesso, nel senso che l’uomo ordinava vino per cercare di fare bella figura. Ora sono loro a guidare la dinamica dei consumi nel senso più vero e nobile, in esperienza e competenza. Un trend suggellato dall’ultima Jet Cup, manifestazione giunta alla nona edizione che incorona il migliore sommelier giapponese di vini italiani. L’edizione di quest’anno è stata vinta da Miki Wakahara, bravissima a indovinare vitigni, annate e cantine e a consigliare i migliori abbinamenti con i cibi. Ha prevalso sui rivali (dopo selezioni in tutto il Paese tra 138 concorrenti) nella finale svoltasi all’Istituto Italiano di cultura di Tokyo, per giudizio di una qualificata giuria che comprendeva Matteo Lunelli, presidente delle Cantine Ferrari (anche in “rappresentanza” di altri produttori italiani). In seconda e terza posizione due ragazzi di Osaka, Kengo Shibuya ‘Vineria “L’Incontro”) e Wataru Iwata (Osteria Polenta).

Wakahara è attiva in un ristorante del quartiere di Nerima specializzato in cucina piemontese e ha anche una enoteca dedicata esclusivamente ai vini italiani. Durante la premiazione si è emozionata e ha sottolineato la sua scoperta degli ultimi anni del vino italiano anche come componente fondamentale di una cultura e uno stile di vita.

“Nella scelta del vino comandano le donne. Non è una sorpresa che per la seconda volta la Jet Cup sia stata vinta da una donna. Gli uomini qui sono meno aperti al nuovo e tendono a esser più fedeli alle abitudini di birra e sake’”, afferma l’esperto del settore Isao Miyajima.

Thierry Cohen, Ceo di Jet Trading, sottolinea che “le donne sono davvero salite al centro della dinamica dei consumi”, anche perché “si informano, studiano, vogliono migliorare le loro conoscenze”. “Sono rimasto impressionato dal livello di conoscenza dei nostri vini e dei nostri territori – afferma Lunelli – Qui in Giappone c’è una passione diffusa per il made in Italy e il nostro stile di vita.  Come simbolo dell’arte di vivere italiani, Ferrari ha sempre trovato un’ottima accoglienza. E stiamo varando nuove iniziative su questo mercato”, sottolinea Lunelli, che tra l’altro, in collaborazione con Jet, sta cominciando a proporre il “matrimonio all’italiana” alle organizzazioni nipponiche (feste di nozze incentrate su cadenze e prodotti italiani, naturalmente culminanti con una Magnum Ferrari).

Il vino italiano in Giappone, conclude Cohen, in questo momento tiene bene le posizioni, in un mercato in espansione nei primi nove mesi del 2-3%,  dove però crescono  di più i prodotti provenienti dai Paesi favoriti da accordi di libero scambio e quindi da vantaggi tariffari, in primo luogo il Cile.

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