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Il Dna ridisegna il "passaporto" dei vitigni italiani

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Vino

Il Dna ridisegna il "passaporto" dei vitigni italiani

Un identikit del Vigneto Italia. Sarà presentato il 25 ottobre a Piacenza, “Vitigni italiani – la loro caratterizzazione e valorizzazione”. Il volume, edito da Grafiche FG, è frutto del progetto di ricerca sui principali vitigni da vino italiani finanziato dal ministero per le Politiche agricole e incentrato sull’indagine effettuata da un gruppo di ricercatori coordinati dal docente di viticoltura dell’Università Sacro Cuore di Piacenza, Luigi Bavaresco.

Non solo la storia viticola ma anche le prospettive del vigneto italiano

Il volume non si propone solo di tracciare la storia e ripercorrere l’evoluzione del vigneto italiano passato dal milione di ettari impiantati negli anni ’70 (quando il consumo pro capite di vino era di oltre 100 litri l’anno) ai poco più di 600mila di oggi (con un consumo medio sceso a 35 litri a persona), ma anche di riportare elementi utili a migliorare valorizzare il patrimonio viticolo italiano.
“Da un punto di vista pratico – spiega Bavaresco, già direttore del Cra-Centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano (Tv) – questo progetto ha consentito di stilare un vero e proprio passaporto genetico dei principali vitigni autoctoni italiani, al fine di difendere e valorizzare il patrimonio viticolo nazionale che è alla base del successo commerciale dei nostri vini. Inoltre ci ha fornito preziose informazioni per indirizzare nel modo più opportuno la tecnica enologica ed esaltare al massimo le peculiarità organolettiche dei diversi vitigni, dando ai vini ottenuti una sempre più spiccata connotazione. Infine – conclude Bavaresco – i dati ora in possesso alla comunità scientifica permetteranno di rendere sempre più sostenibile la coltivazione della vite da ogni punto di vista”.

Un risequenziamento del Dna dei vitigni

Lo studio riporta innanzitutto una “carta d’identità” di 51 diversi vitigni italiani tra quelli più diffusi con foto dei grappoli, la loro distribuzione geografica, e anche le loro prospettive valutate in base al numero di barbatelle che sono ad oggi innestate. Tutti elementi utili per guidare il produttore, ma anche il consumatore al loro riconoscimento. Ma non solo, il volume presenta anche un vero e proprio “passaporto genetico” di un cospicuo numero di varietà viticole. In sostanza, attraverso il risequenziamento del Dna, è stato decifrato l’alfabeto della vita di questi vitigni. Questo al di là degli studi sull’origine e il loro grado di parentela, consentirà di migliorarne gli aspetti qualitativi, la resistenza alle malattie e la loro capacità di adattamento al cambiamento climatico. “Attraverso il risequenziamento del Dna – aggiunge Bavaresco – sarà possibile incidere su importanti variabili come il risparmio idrico, la sostenibilità dei trattamenti, l’ottimizzazione nel consumo del territorio, il tutto per un cospicuo numero di vitigni di origine italiana”

Un gruppo di lavoro di 51 professionisti

Complessivamente, al gruppo di lavoro hanno partecipato 51 professionisti. Oltre a Luigi Bavaresco per il coordinamento del progetto e a Massimo Gardiman coautore del libro, le altre unità operative sono state guidate da: Valeria Terzi (CRA- Centro di Ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale, Fiorenzuola d’Arda (PC); Michele Morgante (Istituto di Genomica Applicata – IGA – Udine); Enrico Pè (Scuola Superiore di Studi S. Anna, Pisa); Simone Castellarin (Università di Udine); Mario Pezzotti (Università di Verona) e Attilio Scienza (Università di Milano).

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