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e-commerce alimentare: troppe anomalie su etichette e recessi

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e-commerce alimentare: troppe anomalie su etichette e recessi

Attenti a quei siti di e-commerce: oltre la metà non è a norma. Una ricerca condotta da Mdc-Movimento di Difesa del Cittadino e Frodialimentari.it, in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, boccia oltre la maggior parte dei portali di vendita alimentare, poiché non rispetta le norme europee di tutela del consumatore. La mancanza più grave è nelle etichettature dei cibi venduti, che spesso risultano non complete o senza l’indicazione degli allergeni. Ma anche il diritto di recesso è di frequente negato.
Nell’indagine sono stati monitorati 106 siti web specializzati nella vendita online di prodotti alimentari, scelti tra quelli maggiormente frequentati dai consumatori, ed è risultato che il 51% dei portali analizzati non rispetta il Reg.1169 in materia di etichettatura, in quanto questi portali danno informazioni carenti e non complete sugli ingredienti dei prodotti. E questo ha una ricaduta anche in termini di sicurezza: difficilmente chi è allergico potrà quindi sapere della presenza o meno di allergeni prima di comprare un prodotto online.

Diritto di recesso allungato a 14 giorni

Anche per l’importante diritto di recesso ci sono gravi carenze e illegalità, secondo il focus “Operazione Trasparenza!”, che ha messo in evidenza come l’esercizio del diritto di recesso, che è stato prolungato nel 2014 dal Dl.lgs 21/14 da 10 a 14 giorni, costituisce l’elemento di irregolarità nel 65% dei portali monitorati. In particolare nella metà dei casi esaminati risulta essere non aggiornato e nel 15% del tutto assente. “Questo fenomeno è molto preoccupante, poiché il consumatore spesso non è consapevole della possibilità di poter ripensare alla validità di un acquisto e, inoltre, anche all’interno della percentuale del 34,9% dei siti a norma, solo in due casi è stata rilevata la presenza di un modulo corredato da un indirizzo a cui spedire la richiesta di ripensamento”, commenta Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino, che auspica che la tutela del consumatore digitale diventi una priorità per il legislatore.
Gli stessi consumatori che avevano acquistato cibo online nel 2014 per il 31% dei casi si sentono truffati: tra le principali motivazioni, il 45% per la mancata consegna o invio del prodotto acquistato, il 23% per la difformità di quanto acquistato, il 12% perché il prodotto acquistato è arrivato con data di scadenza superata e il 10% perché è arrivato in quantità minore di quella che si aspettavano.

Un terzo delle recensioni nella ristorazione sono false

Nonostante tutto, comunque, web sta diventando sempre più influente per il food. E anche nella ristorazione le recensioni online sono usate sempre di più per scegliere le strutture. Tuttavia, la strada verso la trasparenza e l’affidabilità è ancora lunga, visto che un terzo dei recensori ammette di inserire commenti non veri. Dai risultati del sondaggio online “Cibo e recensioni online: vere o false?” emerge che il 58% dei recensori è costituito da uomini, al contrario delle donne che sono per lo più attente a leggerle prima di andare in una struttura. Il 67% preferisce il web, mentre solo il 18% utilizza il libro messo a disposizione dagli esercenti per firme e commenti e tra questi il 57% recensisce abitualmente. Il 45% degli intervistati dichiara di fare recensioni vere, ma è un 34% ad ammettere di scrivere il falso. Questo dato, unito al 7% di chi afferma che non sempre scrive in maniera obiettiva, mostra che non sempre quello che leggiamo è vero. Il perché, per il 19%, va ricercato nella conoscenza diretta del titolare e, per il 15%, nella ricezione di una mail/sms di un conoscente che invitava alla recensione.

Avventori diffidenti del web e ristoratori “ricattati” dalla rete

Complessivamente gli intervistati dichiarano, però, di non lasciarsi troppo influenzare, il 49% dice di essere rimasto soddisfatto della struttura scelta dopo la lettura delle recensioni, il 14% ha vissuto un’esperienza che supera quanto recensito, il 22% non è rimasto soddisfatto in quanto era falso quanto letto nella recensione e infine l’11% non è rimasto soddisfatto a prescindere.
Non sono dello stesso avviso molti chef e ristoratori: se per il 34% la recensione online risulta essere un ottimo strumento se veritiero, per il 29,5% possono essere un’arma a doppio taglio. Infatti, molti hanno lamentato la ricezione di mail in cui si offriva come servizio, previo compenso, la recensione sulle strutture, dall’altro alcuni clienti utilizzano questo strumento per chiedere sconti e agevolazioni ‘minacciando’ la struttura di scrivere recensioni negative sia sul servizio che sulla cucina.
“Le recensioni online – spiega Anna Zollo, responsabile della testata frodialimentari.it – se non maggiormente controllate possono diventare un boomerang sia per le imprese che per i consumatori, così come per i siti di recensioni stessi, che dovrebbero nel loro interesse controllare maggiormente il livello di qualità delle informazioni diffuse”.

Anche il made in Italy a rischio “tarocco”

“In piena globalizzazione, con la disponibilità delle materie prime agricole a basso costo, anche se di dubbia origine, la falsificazione alimentare diventa molto più complessa da scovare – dichiara il Corpo Forestale dello Stato – perché si basa essenzialmente sullo sfruttamento illecito della reputazione di una ‘denominazione di origine protetta’ (dop) e/o di una ‘indicazione geografica protetta’ (Igp) o un falso ‘Made in Italy’ per i mercati internazionali”. Il fenomeno è in crescita, anche a causa della mancata legislazione europea, attualmente più orientata a garantire il consumatore dal punto di vista della sicurezza alimentare: “le pene per chi delinque senza arrecare danno alla salute umana sono lievi e non hanno alcun effetto deterrente – spiega ancora il Corpo Forestale dello Stato – ragion per cui il mercato nazionale e soprattutto quello internazionale è invaso dai tarocchi italiani”. Per combattere la contraffazione nel settore agroalimentare da tre anni è attiva la rete Opson, costituita da 29 Paesi con lo scopo di creare una sinergia operativa mirata alla prevenzione e repressione di questo tipo di reati.

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