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Per i sommelier italiani un mare di opportunità all'estero

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Il sommelier

Per i sommelier italiani un mare di opportunità all'estero

La vite cresce a qualsiasi latitudine: il mercato del vino si è globalizzato e l’enologia italiana punta adesso alla Cina e al Sudamerica. Chi del vino conosce la storia e ogni caratteristica, gli abbinamenti con il cibo e i risvolti commerciali, ha un futuro in tutti i continenti. Fra i migliori sommelier premiati nel mondo ci sono lo svedese Andreas Larsson, il francese Olivier Poussier, il triestino Dennis Metz, l’aretino Luca Martini. Tutti raccontano di territori, di antichi saperi e nuove tecnologie di vinificazione, valutando tannini, acidità ed estratti. Un modo speciale per tracciare l’immagine dell’Italia che all’estero acquista un valore incommensurabile. Soprattutto in Giappone, in Inghilterra e in Cina, dove i sommelier di scuola italiana sono gettonatissimi. Piovono offerte di lavoro anche dagli Emirati Arabi.

Andreas Larsson

Master of wine, la scuola dei super sommelier

Il titolo più ambito, però, è quello di Master of wine: mai toccato a un italiano. Sono 314 nel mondo e tutti hanno seguito l’alta formazione dell’ Institute of Masters of wine di Londra: 3 anni di studio sulla carta, almeno 5 nella realtà, tra viaggi, seminari, masterclass e tesi da scrivere in inglese tecnico. Solo il 10% degli iscritti raggiunge il traguardo finale. Circa 15mila sterline il costo della retta per entrare nel mondo del trade, delle aste vinicole, della comunicazione e marketing del vino. E ai guadagni non c’è limite.

Il vino italiano è il più venduto nel mondo

Ma hanno sbocchi professionali anche i sommelier italiani all’estero. Il vino made in Italy piace e rimane nel mondo il più venduto, anche nei paesi extra Ue. Nel 2014, secondo le stime di Assoenologi, l’Italia ha piazzato all’estero 20,5 milioni di ettolitri, contro i 14,4 milioni di ettolitri della Francia. Le esportazioni in bottiglia sono cresciute nei primi 6 mesi del 2015 del 5%, per un valore di circa 2 miliardi di euro. La categoria più performante è stata quella degli Igt, in rialzo del 10% (684 mln), mentre l’incremento dei vini Doc è del 5%, pari a 920 mln di euro. Con 5,1 miliardi di export siamo l’unico paese in crescita rispetto allo scorso anno insieme al fenomeno Nuova Zelanda e al Sud Africa. In 5 anni il tasso di crescita italiano (8%) risulta superiore sia a quello francese (7%) sia a quello spagnolo (6%).
Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato mondiale per il consumo di vino made in Italy. E’ il più amato dal 35,6% dei “Millennials” americani (giovani tra i 20 e i 35 anni): il 20% lo apprezza per l’ eleganza, il 15% per la versatilità, il 29% per la qualità. Per il 42% il Prosecco è un vero “must”: questo risulta da un’indagine sui nuovi top buyer americani curata dall’ Osservatorio Mercati terzi di Business Strategies/Nomisma-Wine Monitor.

Luca Martini

Ais, lo stile italiano all’estero fa la differenza

I wine taster più richiesti sono proprio gli italiani o perlomeno quelli che si formano nei club dell’Associazione italiana sommelier. Perché oltre ad essere esperti di vino e distillati, sono gli unici a studiare gli abbinamenti con il cibo. Una specializzazione particolarmente ricercata per i ristoranti come per i wineshop. La North American Sommeliers Association propone, in collaborazione con Associazione italiana sommelier, corsi ad hoc sui vini del Belpaese. «Forniamo supporto all’estero a circoli e scuole che intendono diffondere lo stile italiano della degustazione – spiega il vicepresidente dell’Ais Roberto Bellini – siamo i soli ad avere le competenze tecnico-scientifiche, anche alimentari, per stabilire accostamenti appropriati con il food. Le altre scuole non lo fanno». A San Francisco, il delegato è Mauro Cirilli, esperto di Barolo e autore delle carte dei vini di locali di successo. Il Wine and Spirits Education Trust prepara nel mondo i professionisti del vino, dei distillati e dei liquori: è un’organizzazione britannica, operativa in 58 paesi. Accompagna all’esame finale 35.500 candidati. Tanti quanti quelli dell’Ais.

Court of Master Sommelier, dall’Inghiterra al Sudamerica

Negli Usa i degustatori si formano anche alla Court of Master Sommelier (4 livelli di formazione ed esame finale), una scuola che è nata in Inghilterra nel 1969 e che di recente ha attivato corsi in Argentina, Messico, Perù e Colombia. La filiale americana dal 1987 a oggi ha promosso centinaia di professionisti del vino con certificato internazionale. La Corte inglese dei sommelier ha oggi sedi in tutto il mondo, anche in Oceania e in Cina. Jacqueline Rey è la fondatrice dell’ Accademia del Vino di Lima, in Perù: il boom della cucina peruviana e novoandina nel mondo ha richiesto sommelier sempre più esperti. Nel distretto di Surquillo 15 anni fa è stato inaugurato l’ “Instituto del vino y del Pisco”, che forma degustatori, oltre che di vino, della tradizionale acquavite locale.

Dominique Laporte

Dominique La Porte, il maestro francese degli aspiranti sommelier

A Saint-Michel-De-Llotes, nei territori della Languedoc-Roussillon, il più autorevole sommelier francese, Dominique La Porte, istruisce winetaster e wine lovers, provenienti da tutto il mondo. Fra le sue specialità anche quella di abbinare l’acqua al vino. In Francia, prima di poter fare del vino una professione , sono indispensabili, oltre ai corsi standard, una mention complémentaire (MC) e un brevetto. Dal 1969 a Reims l’Association de la sommelerie internazionale è impegnata in programmi di formazione continua. Nel 2013 ha titolato Paolo Basso migliore sommelier del mondo. Il prossimo contest dell’Asi si svolgerà a Mendoza in Argentina, nel 2016.

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