Food24

Tasca d'Almerita riscommette sul Grillo di Mozia

  • Abbonati
  • Accedi
Vino

Tasca d'Almerita riscommette sul Grillo di Mozia

Isola di san Pantaleo. La più importate tra le isole dello Stagnone che a loro volta fanno parte dell’arcipelago delle Egadi. Siamo in Sicilia, in provincia di Trapani. Zona di Saline, di Marsala, città e vino omonimo, zona di civiltà importanti che nel corso dei secoli hanno reso questa parte di Sicilia meta turistica e paesaggistica di prim’ordine.

La vite di Mozia

L’isola di San Pantaleo, meglio conosciuta come Mozia, è un antico insediamento Punico Fenicio i cui resti e le cui vestigia sono ancora visibili e visitabili. Non ci sono documenti certi sull’esistenza di vigne, ma molti archeologi sono pronti a scommettere che la vite faceva parte delle coltivazioni del luogo. Lo stesso devono aver pensato gli inglesi quando scoprirono il territorio grazie al fervente commercio di Marsala con l’Inghilterra; furono loro stessi che all’inizio del 1800 piantarono il primo vigneto a base di vitigno Grillo.

Tasca d’Almerita fa rivivere il Grillo

Oggi grazie a Tasca d’Almerita rivive il fasto del vino Grillo di Mozia, tenuta Whitaker, dal nome del commerciante ed archeologo dilettante che per primo valorizzò l’isola. Joseph Whitaker per primo comprese difatti che antiche rovine potevano trovarsi sull’isola e comprese altresì che terreno e clima potevano rappresentare habitat ideale per la coltura della vite. Otto ettari di Grillo su terreni di origine marina, sabbiosi e sciolti, fortemente calcarei ed alcalini, pronti a caratterizzare le uve in maniera unica.

Dopo la vendemmia le cassette d’uva salgono in barca 

Agricoltura biologica, non irrigua, in una riserva naturale tutelata dalla Soprintendenza ai Beni culturali. Una vigna coltivata ad alberello, per ripararsi dal vento costante che allo stesso tempo mitiga l’umidità marina notturna. Parte dei vigneti hanno più di quarant’anni. Altri sono stati reimpiantati con la supervisione dell’Istituto Regionale della Vite e del vino Sicilia. Nel corso del 2012, condizioni climatiche particolari e l’assenza di “nemici naturali” hanno favorito il proliferare di conigli selvatici, che hanno compromesso completamente la produzione e distrutto circa la metà del vigneto (reimpiantato nel 2013).

Non solo una coltivazione speciale, unica è anche la vendemmia, dopo la raccolta l’uva disposta in cassette viene caricata su una barca a fondo piatto, tipica per uso lagunare a basso fondale, l’unica autorizzata all’attracco sull’isola, e da qui trasportata a Regaleali con mezzi termocondizionati (circa 150 km in linea d’aria) per essere vinificata. Il risultato? Un vino fresco e solare, potente ma elegante, con giuste note citrine e floreali. Un ottimo esempio di recupero di un antico vigneto nel pieno rispetto del territorio e dell’ambiente.

© Riproduzione riservata