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Dagli snack alla spirulina al gelato che non fa ingrassare: 4 startup golose

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Dagli snack alla spirulina al gelato che non fa ingrassare: 4 startup golose

Sono giovani, sono italiani e non accettano la definizione di ‘bamboccioni’. Anzi, i nostri ragazzi si distinguono nei contesti internazionali per la loro intraprendenza e creatività. Per esempio, tra le 10 best start up del cibo appena premiate a Expo2015 per Feeding the accelerator, l’iniziativa lanciata dal Padiglione Usa che associa innovazione, tecnologia e cibo per incentivare idee innovative e nuovi modelli di business nel settore alimentare, ben quattro sono italiane. E ai nostri giovani non manca certo la voglia di mettersi in gioco e rimboccarsi le maniche.

Stando ai dati di InfoCamere del primo trimestre 2015, il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese, ai sensi del decreto legge 179/2012, era pari a 3.711, ovvero in aumento di 532 unità rispetto alla fine di dicembre (+16,7%). Le startup rappresentano lo 0,25% del quasi milione e mezzo di società di capitali italiane. Quelle a prevalenza di under 35 sono 879, il 23,7% del totale, una quota superiore a quasi quattro volte quella delle società di capitali giovanili (6,4%). Le società in cui almeno un giovane è presente nella compagine societaria e/o nell’organo amministrativo sono 1.526 (41,1% del totale startup, contro un rapporto del 13,6% se si considerano le società di capitali con presenza giovanile).

Ecco, allora una nostra selezione di imprenditori innovativi under 25 che hanno scelto di non aspettare il posto fisso e di mettere a frutto i propri talenti, chi in Italia, chi all’estero, chi in tutto il mondo.

Stefania e Pierluigi, tra Italia e Olanda per combattere la fame nel mondo

Lei piemontese, lui pugliese, Stefania Abbona e Pierluigi Santoro si sono incontrati alla Wageningen University, in Olanda, e insieme hanno dato vita al progetto The Algae Factory. Un social brand di snack salutari a base di alga e cioccolato che si fonda sul concetto di bite4bite: da un lato si realizza un prodotto dagli ingredienti semplici e salutari per l’uomo e l’ambiente, dall’altro si implementa una corporate social responsibility strategy. «Ogni volta che un prodotto viene consumato dai nostri clienti – spiega Pierluigi Santoro, laureato in scienze agrarie –, una parte dell’introito viene utilizzato, grazie alla collaborazione con un’organizzazione no-profit, allo sviluppo e supporto di Spirulina Farms in Africa per combattere la malnutrizione». The Algae Factory, infatti, utilizza nei propri prodotti la spirulina, una micro-alga con un alto contenuto proteico, ricca di vitamine, minerali, aminoacidi essenziali e Omega 3 e 6. «Da sempre questo alimento viene considerato un super food per il suo profilo nutrizionale completo e la Fao lo ha definito un potente ingrediente per combattere la fame nel mondo», aggiunge. Lo snack, prodotto interamente in Italia con materia prima dai Paesi in via di sviluppo, sarà venduto attraverso una piattaforma di e-commerce, che permetterà sia di ordinare pacchi singoli sia di attivare abbonamenti per la fornitura, e distribuito negli uffici di grandi e piccole corporate. Il prodotto vedrà la luce ufficialmente in autunno, ma il progetto ha già ottenuto diversi riconoscimenti, vincendo Ecotrophelia the NL e il bando di Alimenta2Talent a Milano che ha aperto loro le porte di Expo2015.

Stefania Abbona e Pierluigi Santoro

Assieme ad altre start up innovative, è stata premiata dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina con la presenza di Michiel Bakker (Google Food), come un esempio di giovani talenti imprenditoriali al Forum Start Up e Innovazione presso il Conference Centre di Expo a Milano. Il progetto è stato inoltre presentato alla Startup Initiative, evento promosso da Banca Intesa San Paolo, alla ricerca di nuovi potenziali investitori. A settembre, infatti, partirà anche la campagna di crowdfunding per commercializzare il prodotto. Stefania e Pierluigi hanno presentato il loro food concept anche al Sial di Parigi e partecipato al FoodBytes di San Francisco, evento che raggruppa tutte le food tech startups della Silicon Valley. I primi fondi sono stati ottenuti da StartLife, angel investor olandese e, nelle scorse settimane, si è concluso l’accordo con Antenna, un’importante fondazione svizzera che si occupa dello sviluppo e supporto di Spirulina Farms nei paesi in via di sviluppo per combattere la malnutrizione. «Il nostro sogno – confida Pierluigi – è di fare un prodotto che possa essere distribuito sia in Europa, sia nei Paesi in via di sviluppo». Oltre a Simona e Pierluigi, The Algae Factory può contare su Nicola Abbona, dieci anni di esperienza sales e marketing nel settore alimentare, e su sette collaboratori.

Studi di ingegneria e la passione da barman: nasce la macchina per i cocktail

Quattro studenti di ingegneria di Ancona che aprono una start up, la Apio (specializzata nel campo dell’Ict che realizza applicazioni per l’Internet of Things, da poco selezionata per partecipare al programma Working Capital Accelerator di Telecom Italia), ma che nel tempo libero coltivano la passione da barman. E’ così che un giorno nasce l’idea della Smart Drink Machine, una macchina con la quale è possibile preparare tutti i tipi di cocktail in modo automatico, tramite una semplice interfaccia per smartphone, tablet e pc. L’idea non è nuova – ci aveva già provato The Inebriator in Gran Bretagna qualche anno fa –, ma la differenza sta nella semplicità, completa personalizzazione e poco ingombro. Come funziona? Un software, collegato a schede di tipo Arduino mega, e una connessione wireless fanno funzionare delle piccole pompe su tubicini, che prelevano direttamente dalle bottiglie le quantità di liquido desiderato e le versano nel bicchiere. Basta un comando e avrete in un minuto un Cuba libre, o altro drink, preparato secondo la ricetta ufficiale Iba (International Bartenders Association).

«E’ pensata per facilitare e rendere interattivo il lavoro del barista e degli addetti del settore, ma anche per un uso domestico» si legge sul blog aziendale. Ciascuno potrà anche personalizzare le ricette secondo il proprio stile. Grazie alla connettività, inoltre, il cliente potrà pagare e ordinare il proprio drink tramite un’app ed evitare così noiose attese quando il bar è molto affollato. Le versioni disponibili sono due: una connessa, gestita direttamente dal loro cloud, e una in remoto, per i bar che non dispongono di wifi. La prima versione usufruisce anche di attività aggiuntive, come il controllo in remoto della funzionalità o il conteggio dei cocktail preparati. The Drink Machine permette anche di brevettare i propri cocktail: ogni barista potrà inserire nella lista i drink da lui inventati, ricevendo una piccola percentuale da chiunque utilizzi la sua ricetta. La macchina e personalizzabile anche nell’estetica per adattarsi a ogni ambiente e sarà pronta per il mercato il prossimo inverno. Ad un prezzo davvero accessibile. I ragazzi stimano intorno ai 400 euro la versione cloud e 300 euro quella in remoto. Ma stanno studiando anche dei fee mensili per utilizzarla in comodato d’uso, come per le macchinette del caffè degli uffici. Il loro segreto? «La nostra giovinezza – svelano –: lavorare 13 ore al giorno, sei giorni su sette non è da tutti». Loro si chiamano Lorenzo Di Berardino, Alessandro Chelli, Matteo di Sabatino, Alex Benfaremo e sono nati tra l’89 e il ’92.

Quattro ragazzi e il gelato dei sogni che non fa ingrassare

Niente grassi né derivati animali, ma solo fibre vegetali è l’idea per creare il gelato dei sogni di quattro giovani under 25: Zeno Tosoni e Simone Giacomelli di Verona, Marco Argentieri e Carlo Sabatucci di Milano, insieme al mastro gelatiere Luigi Graziosi, noto per la sua esperienza come produttore di gelato artigianale.

L’innovazione di IceDreams è data dal sostituire i tradizionali ingredienti grassi di origine animale come latte, uova e burro con fibre vegetali ed emulsionanti naturali, creando una base granulare che può essere lavorata a freddo, diminuendo drasticamente i tempi di produzione (circa un quarto d’ora in tutto) ed eliminando la fase della pastorizzazione, durante la quale si perdono molti principi nutritivi. A questa base possono poi essere aggiunti vari gusti, sia di frutta sia di verdura, rigorosamente fresca, di stagione, a km0, e il gelato dei sogni è pronto. Gli ingredienti rimangono intatti e i gusti personalizzabili al massimo, creando mix secondo il proprio estro. Il mercato che si apre, inoltre, spazia dal consumatore tradizionale a chi ha intolleranze o segue un’alimentazione vegetariana e vegana. Il nuovo prodotto sarà presto disponibile in un corner che verrà aperto a Milano.

A breve sarà implementata anche un’app, tramite la quale poter ordinare il proprio gelato prima ancora di arrivare in negozio. Il progetto, presentato durante Seeds&Chips, il salone internazionale dedicato alle aziende e startup, ha già vinto diversi contest, ultimo in ordine di tempo proprio Feeding the accelerator, l’iniziativa lanciata dal Padiglione Usa per selezionare le 10 food startup di tutto il mondo. Ma si è aggiudicato anche il secondo posto a InnovAction Lab, uno dei più importanti premi per startup in Europa, patrocinato anche da Microsoft. Questo piazzamento permetterà al team di partire per gli Stati Uniti alla volta di New York, per una settimana di incontri con investitori e business angels americani. Ed è proprio al mercato Usa che IceDreams guarda. L’obiettivo, infatti, è quello di trovare oltreoceano finanziatori interessati a sostenere l’impresa.

Sandro e Umberto, dall’università all’Ortomercato di Milano

Siciliani entrambi, amici fin dal liceo, laurea in ingegneria elettronica al Politecnico di Catania per Sandro Todaro e in management alla Bocconi di Milano per Umberto Musso, eppure loro, 25 anni, hanno deciso di non intraprendere le rispettive carriere per fondare Italfrutta, società di distribuzione all’ortomercato di Milano. «Diciamo che questo mestiere un po’ lo avevamo nel sangue, dal momento che già dal liceo avevamo iniziato una piccola attività di export di prodotti siciliani verso Milano. Poi abbiamo preso strade diverse, ma quasi finiti gli studi – spiega Sandro –  ci siamo ritrovati e abbiamo iniziato a lavorare qui, dove lo zio di Umberto ha già uno stand di frutta e verdura. Abbiamo passato un anno a comprare per conto terzi prodotti da tutto il mondo, sempre in aereo, sempre in viaggio, ma non sempre remunerati il giusto o il pattuito». Così, quando a settembre 2014 si è presentata l’occasione hanno rilevato uno stand. «Siamo partiti senza fornitori e senza clienti, e soprattutto senza finanziamenti perché le banche non ci hanno dato fiducia, dicendo che le startup sono solo un’invenzione mediatica.

Per fortuna la concessionaria che ci ha venduto lo stand ha concesso condizioni di pagamento veramente agevoli, altrimenti non ce l’avremmo fatta». Così Sandro e Umberto iniziano la loro attività dividendosi tra lavoro (ogni giorno dalle 4 alle 10 del mattino), studi e volontariato. Proprio grazie a quest’ultimo entrano in contatto con Dole, la multinazionale della frutta che, credendo in loro, li prende tra i propri distributori. Per la multinazionale ora Sandro e Umberto stanno portando avanti come coordinatori il progetto I Maestri delle Frutta, che punta su rivenditori di qualità che facciano da punto di contatto selezionato tra commercianti al dettaglio e all’ingrosso. La strategia di Italfrutta, del resto, è sempre stata quella puntare su prodotti di alta qualità e di nicchia, con un alto posizionamento. «Inutile mettersi nella guerra dei prezzi che svilisce il mercato – dichiara Umberto –. Noi preferiamo proporre prodotti esclusivi, scelti direttamente in loco, che vendiamo a clienti nazionali o esteri molto selezionati. In un mercato globalizzato, il segreto per fare export è puntare su target specializzati, dove il prodotto di nicchia è valorizzato e ha una domanda interessante, come i Paesi del sud-est asiatico». Così, parteciperanno alla prossima fiera dell’ortofrutta di Hong Kong, ma il loro sogno è di entrare nella grande distribuzione italiana. Ad appena un anno dall’inizio dell’attività Italfrutta stima di raggiungere un fatturato di circa 6 milioni di euro.

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