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Da Periscope in diretta al touch table: ecco i ristoranti 2.0

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Da Periscope in diretta al touch table: ecco i ristoranti 2.0

Non solo l’edicola di Fiorello,  le confessioni di Marco Baldini e le apparizioni di altre celebrità. In diretta su Periscope c’è anche lo chef. La nuova applicazione di Twitter per gli streaming video entra in cucina e mostra senza veli tutto il lavoro ai fornelli: a Casa Maestoso, nuovo ristorante romano a  Ponte Milvio, il servizio è sempre live su smartphone. Compresi i momenti più critici e frenetici del lavoro: molto più che una cucina a vista.  Quasi mille follower  a sera, collegati da Italia, Messico, Brasile,  Svezia, Stati Uniti,  per la diretta con Marco Maestoso (@casamaestoso), appena rientrato da New York, dove con la sua compagna Dalila Ercolani ha gestito un supper club di successo nella sua casa di Manhattan.

Al mercato e ai fornelli in diretta

Convinto sostenitore della sharing economy, presente  su ogni piattaforma social, sforna sotto le telecamere casoncelli al cacao con ragù bianco all’arancia e rosmarino, filetto di tonno cotto a bassa temperatura in camicia di anguria e finocchio, semifreddo al cetriolo con salsa all’arancia e mou salato. Intanto dialoga con gli utenti digitali e spiega le ricette. La mattina è possibile seguirlo al mercato di Ponte Milvio: è live anche la spesa tra i banchi di frutta e verdura. In programma un accordo con Gnammo (community per eventi gastronomici in case private o location insolite) per destinare una zona del ristorante al social eating.

René Redzepi, il pioniere di Periscope

Pioniere della diretta streaming in cucina è stato però René Redzepi (@ReneRedzepiNoma), del Noma di Copenhagen, fra i migliori ristoranti del mondo. Dal suo firmamento di stelle Michelin, risponde su Periscope alle domande dei follower, soprattutto dispensa consigli, parlando di foraging, di ribes nero e di  erbe spontanee, di aster di mare e di coriandolo. In video interviene tutto il suo staff.

Camerieri digitali, addio vecchie comande

Se Periscope è l’ultima frontiera dei ristoranti 2.0, la digitalizzazione in tutte le sue salse è entrata da tempo in sala e cucina. I  menù-tablet li ha introdotti in Italia Gualtiero Marchesi: nel “Marchesino” in piazza della Scala a Milano si consultano solo  kitchen iPad: i piatti sono elencati dettagliatamente in italiano e inglese. I menù contengono indicazioni anche per chi ha problemi  di intolleranze alimentari. Al  Costadoro Coffee Lab Diamante di  Torino,  dentro Palazzo Bricherasio, i camerieri digitano le ordinazioni sui tablet. Ipad per tutti sparsi sui tavoli.

A Londra il menù è su tavoli touch

Anche nel ristorante londinese di Gordon Ramsey la carta dei vini si sfoglia su tablet. Sempre a Londra, “Inamo” propone, invece,  tavoli-touch-menù. Fondato da due ex studenti dell’università di  Oxford, Danny Potter e Noel Hunwick, che hanno commissionato la progettazione allo studio di design e architettura Blacksheep,  il ristorante è fra i più innovativi del mondo. Il menù viene proiettato dal soffitto sulla superficie “sensibile”del tavolo. In costante aggiornamento lo stato dell’ordinazione, il calcolo delle calorie delle pietanze scelte e il conto. Il totale comparirà alla fine della cena sul tavolo.  Nell’attesa dei piatti è possibile cambiare  la propria tovaglia virtuale con un touch o seguire il lavoro dello chef attraverso una webcam.

Ibiza, esperienza futuristica al Sublimotion

Il ristorante più digitale di Bordeaux si chiama Max à table: anche qui i tavoli sono degli schermi touch sui quali si consulta il menu, si ordina e si naviga. Ma è quello dello chef Paro Roncero (2 stelle Michelin) il locale più hi-tech, multisensoriale, immersivo e interattivo del momento. Si chiama Sublimotion ed è a Ibiza, nell’Hard Rock Hotel di Playa d’en Bossa: fonde tecnologia d’avanguardia e alta gastronomia. Il progetto ha coinvolto design, architetti, scenografi, musicisti e ingegneri. Salatissimo il conto: oltre i 15oo euro. Max 12 commensali. Tra insallazioni e realtà virtuale, si parte immersi nel fondo del mare tra bocconi di olio d’oliva ghiacciati con l’azoto, caviale, ostriche e palline di pesce servite in conchiglie di mare. Scampi destrutturati quando si viaggia sull’Orient Express e orti di campagna formato buffet. In tutto 20 portate per chiudere, alla fine, con il bacio di Klimt in versione  commestibile:  gelato al limone, scaglie di cocco, labbra intinte nel cioccolato.

Psyco-taste all’Ultraviolet di Shangai

Costa meno una cena nel regno del francese Paul Pairet a Shangai da 16 anni: all’Ultraviolet è assicurato un immersive dinner  per 400 dollari. Complicato arrivare a destinazione, l’indirizzo è segreto: si prenota sul sito www.uvbypp.cc. Appuntamento  alle 18.30 spaccate  presso un altro ristorante, il Mr & Mrs Bund, solo per non divulgare l’indirizzo.  Si arriva alla meta (un vecchio studio di registrazione)  in un minivan. L’avventura gastronomica di 4 ore ha inizio quasi nell’oscurità alle 19.20 con una sfera al gusto di wasabi e succo congelato di mela: è il primo “psyco-taste” della serata.

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