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Le Cesarine, custodi del gusto italiano, nel mirino del private equity

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Social eating

Le Cesarine, custodi del gusto italiano, nel mirino del private equity

L’associazionismo fa bene all’home restaurant italiano. I casi più riusciti di attività nel nostro paese, infatti, spesso hanno la forma di associazione. E non è solo questione di vantaggi fiscali e amministrativi, dietro c’è una portata culturale che riesce a oltrepassare anche i confini nazionali. Vediamone alcuni.

Hanno cucinato nella sede di Google, hanno pubblicato libri e ricettari, hanno creato una loro linea di prodotti, tengono corsi a italiani e stranieri, vendono gadget e hanno ricevuto anche il patrocinio del Mipaaf: sono le Cesarine, cuoche per passione, riunite per valorizzare e diffondere la cultura del cibo tradizionale e del territorio bolognese, “padrone di casa prescelte – si legge sul loro sito – attraverso un’accurata selezione da HomeFood per custodire e diffondere il patrimonio di sapienza, tradizione e cultura nascosto nelle mille ricette della nostra cucina regionale”.

HomeFood è un’associazione fondata nel 2004, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e con la collaborazione dell’Università di Bologna, da Egeria di Nallo che ha costituito su tutto il territorio nazionale una rete di signore chiamate appunto “Cesarine” (anche se tra loro si contano anche molti Cesarini), che cucinano a casa loro e, a casa loro, ospitano i soci che provengono da tutto il mondo. «E’ nelle famiglie – spiegano – che si è coniugato e si coniuga prodotto tipico e sapienza culinaria nell’elaborazione di cibi intrisi di gusto e di vissuto».

Oltre 500 Cesarine in 150 città – Interessati i fondi d’investimento

Dalle 20 Cesarine iniziali, oggi se ne contano oltre 500 in 150 città italiane per oltre 27mila soci e sono diventate un brand appetibile: il successo in 10 anni è cresciuto a tal punto da entrare nel mirino di alcuni fondi di investimento e nel 2013 sono entrate nel circuito del sito israeliano “Eatwith”, che svolge online un servizio di prenotazioni a livello internazionale.

I loro piatti sono tipici del territorio dove abitano. Per entrare nel gruppo superano una serie di ‘esami’ e una volta ottenuto il via libera si attengono al menù che l’associazione sceglie, fra quelli da loro proposti. Ai soci viene data una brochure con i dettagli dei piatti proposti e le origini della ricetta. Un business che oltre alle tradizioni giova anche alle casse: un pranzo a casa delle Cesarine costa 50 euro, di cui l’80% è il rimborso per la homer e 20% va all’associazione. Ma si possono raggiungere anche prezzi più alti prenotando da piattaforme che offrono servizi aggiuntivi.

Gli altri club da Roma a Milano

Ha una lista d’attesa di oltre 3mila persone anche un’altra associazione culturale che si dedica all’home restaurant, la milanese Ma’ Hidden Kitchen Supper Club. Fondata da Lele, art director, e Melissa, impiegata nella moda. Chi vuole partecipare a una delle loro cene sottoscrive una tessera annuale di 10 euro. Una cena costa intorno ai 30/40 euro. I due proprietari in cucina sono aiutati da uno chef professionista. Oltre alla cene in casa, organizzano serate teatrali e concerti. I soci sono informati attraverso una mailing list. I primi dieci che rispondono vengono invitati. Anche Lele e Melissa organizzano corsi di cucina, party e feste private per chi ne faccia richiesta.

Associazione, bed&breakfast e home restaurant per la creatività di Michele, giornalista, e Daniela, imprenditrice nel settore turistico, che operano a Roma. «Non siamo un ristorante e non vogliamo esserlo – spiegano sul loro sito –, non pratichiamo ristorazione regolare e quotidiana, facciamo semmai selezionati e saltuari appuntamenti di social eating tra amici. A casa nostra organizziamo cene social durante le quali spieghiamo e raccontiamo la storia di secoli e secoli di gastronomia romana e abbiamo creato una piattaforma proprio per divulgare la cultura dello star bene insieme».

Un impegno che di media occupa i padroni di casa circa due volte al mese, e per non più di 8/10 ospiti. Perché gli homer italiani ci tengono a specificare che non si tratta di una vera attività, ma di una passione, che, stando alle loro dichiarazioni, resta rigorosamente sotto la soglia dei fatidici 5mila euro annui. Insomma, un modo, per arrotondare, pagare le bollette di casa, niente più.

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