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Grappa, tra alambicchi hi-tech e musei col sigillo europeo

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Storie di eccellenza

Grappa, tra alambicchi hi-tech e musei col sigillo europeo

La Grappa Poli entra nel circuito del turismo industriale e culturale, come una delle 80 aree chiave (anchor point) dei percorsi segnalati dalle European Routes of Industrial Heritage (Erih), progetto del Consiglio d’Europa che rivaluta il nostro passato produttivo, le antiche architetture industriali e le attrezzature di un tempo, promuovendo l’esperienza turistica insieme alla tradizione di impresa. Il patrimonio è preziosissimo: 1000 i siti riconosciuti in 43 paesi, divisi in diversi itinerari regionali e tematici (tessile, siderurgico, minerario, manifatturiero). Tutti rientrano nelle 29 Cultural Routes d’Europa (come quella del Cammino di Santiago di Compostela, ad esempio, la strada dei Vichinghi, o le vie di Mozart) e guidano il turista alla scoperta delle aree che hanno segnato la storia industriale europea.

Testi antichi e bottiglie d’epoca nei musei di Bassano del Grappa e Schiavon

Gli antichi distillati Poli raccontano un’azienda capace di fondere artigianalità e cultura, arte e impresa. La famiglia ha allestito nel cuore della regione due musei della grappa. A Bassano del Grappa, nel Palazzo delle Teste, è custodita l’unica biblioteca storica dedicata alla distillazione (1700 testi antichi): fra le opere più importanti, il “Liber de arte distillandi” di Hieronymus Brunschwigh datato 8 maggio 1500, prima pubblicazione sull’ argomento. Nel museo di Schiavon è conservata la collezione più completa di bottiglie storiche provenienti da tutta Italia (oltre 2000 pezzi), prodotte da 440 aziende tra gli anni ’30 agli ’80. Nella vicina struttura rurale, tipica della zona, riconosciuta di interesso storico ambientale, si distillano le vinacce.

Circuito Erih, solo 3 insediamenti italiani

E’ bastata una segnalazione per attivare i commissari europei dell’Erih che, dopo un’accurata ispezione dei luoghi, hanno promosso l’azienda e l’insediamento di Schiavon, unici siti italiani del circuito, insieme al Centro italiano della cultura del carbone a Carbonia in Sardegna e al Museo del tessuto di Prato. La visita ai musei è gratuita e tradotta in 4 lingue per 10mila visitatori al mese. «Il vissuto storico, produttivo ed emotivo della grappa è intimamente connesso con il Nord-Est dell’Italia e in particolare con la Pedemontana Veneta», spiega Jacopo Poli, l’ultimo (insieme ai fratelli Giampaolo, Barbara, Andrea ) di un’antica famiglia del posto.

La grappa? Bisogna raccontarla come le ville palladiane

Tutti insieme, compresa Cristina, la moglie di Jacopo, guidano la storica distilleria. «Negli anni ho visitato i luoghi in cui sono prodotti i più importanti distillati e ho notato che il Cognac, l’Armagnac, il Calvados, il Whisky, il Rhum, il Tequila, il Pisco, la Vodka sono spesso valorizzati da attività di carattere informativo ed espositivo condotte da musei – racconta Poli – è così che si salvaguardano le  tecnologie produttive e si rafforza il legame con il territorio». Da quattro generazioni la distilleria opera con un antico alambicco artigianale completamente di rame, fra i pochissimi ancora esistenti. All’inizio del secolo in Italia ce n’erano 2000 funzionanti mentre oggi sono solo 89 a rappresentare circa il 20% della grappa prodotta: il resto è industriale. «Era opportuno far conoscere un patrimonio culturale e una tecnologia produttiva che sta scomparendo». E con tutta la passione che lo anima, non esita ad affermare che «la grappa è come le ville palladiane: le conosciamo solo dall’esterno. Per questo era necessario raccontarne la storia: ci voleva un museo».

Alambicco Cleopatra

L’innovativo alambicco dell’alchimista Cleopatra

L’innovazione è partita 6 anni fa con una nuova procedura di lavorazione delle vinacce proposta all’Istituto agrario di San Michele all’Adige da una donna ingegnere. «Abbiamo voluto sperimentare un impianto innovativo a bagnomaria che lavora sottovuoto e senza colonna di distillazione, catturando tutti i composti volatili», spiega Poli. Il nuovo alambicco è stato chiamato Crysopea, lo stesso nome dell’apparecchio usato nel II secolo dall’alchimista Cleopatra (che non era la regina d’Egitto) per la fabbricazione dell’oro. Si racconta che la donna frequentò il circolo di Maria la Giudea, seguace del culto di Iside, ritenuta dagli studiosi delle origini della chimica la fondatrice dell’alchimia. Suo il documento alchemico greco-bizantino, conservato nel Codex Marcianus graecus 299, all’interno della biblioteca Marciana di Venezia. Così, è nata Cleopatra, grappa di Moscato, Prosecco e Amarone dedicata all’alchimista.

Cos’è una grappa?

Ma cos’è una grappa? «Solo vinacce fresche, subito distillate. E 100 anni di esperienza – sottolinea Poli -. E’ un prodotto autentico, sincero, che profuma di mosto, di frutta ed erba fresca e che stimola anche le nostre papille emotive». Con il lavoro e l’entusiasmo di tutta la famiglia, Poli ha portato l’azienda a un fatturato di circa 9 milioni di euro (50 i dipendenti). Il 40 % della produzione è destinato all’estero. «L’obiettivo è di raggiungere il 50%: la nostra impresa ha una forte vocazione internazionale». Canada, Austria, Germania, Stati Uniti e Giappone le mete principali dei distillati veneti.

I dati dell’Istituto tutela della grappa del Trentino

Il distillato, dunque, è per un bere meditativo. Gli italiani invece amano bere dolce e poco impegnativo. Lo rivela uno studio dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino: negli ultimi 12 mesi l’84% di coloro che bevono normalmente alcolici ha sorseggiato almeno una volta un limoncello, il 58% un amaro, il 50% una crema di whisky. I meno gettonati sono proprio i distillati da riflessione: il rum lo assapora il 46%, il whisky e la grappa il 42%. I distillati vengono consumati regolarmente dal 30% degli italiani: il 69% ha un’età compresa tra i 18 e i 49 anni, il 44% risiede nelle regioni del Nord, aree tipicamente vocate alla produzione di grappa, ma ben il 35% è al Sud. I consumatori hanno quasi tutti un’alta scolarizzazione: nel 90% dei casi hanno sono laureati o diplomati.

Il primo grappaiolo dei Poli fu Giobatta

Fino agli anni 70 la grappa è stato un prodotto grezzo. «Molti avevano addirittura timore a provarla. Ma oggi è un liquore elegante, profumato che racconta territori e antiche pratiche. Qui conserviamo ancora – continua Poli – l’ alambicco mobile con cui il mio bisnonno Giobatta faceva il giro delle fattorie per distillare le vinacce». Quando il bisnonno, che vendeva anche vino e cappelli, comprò un’azienda agricola tutta per sé, rinunciò agli animali per installare 3 caldaie da distillazione. Dopo di lui il nonno Giovanni ingrandì ancora l’impianto. Così fece il padre, così Jacopo e i suoi fratelli. Oggi gli alambicchi, tutti in rame, sono 12. Quando i Poli distillano seguono l’antico rituale di famiglia: cominciano sempre dalle caldaie più vecchie, quelle di Giobatta.

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