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Chef Anthony, il primo blind chef italiano

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Chef Anthony, il primo blind chef italiano

Il suo cavallo di battaglia è la lonza di maiale in salsa di agrumi al profumo di Cointreau, la sua firma è l’uso di frutta in primi e secondi, ma soprattutto una passione per la cucina che non conosce ostacoli. Antonio Andaloro dopo la malattia che lo ha reso cieco nel 2009, è chef Anthony, il primo blind chef italiano. Sono solo tre al mondo. Dopo Christine Ha che nel 2012 ha vinto la terza edizione di MasterChef Usa e Laura Martinez, titolare del ristorante La Diosa di Chicago.

Un passato da maestro decoratore di arte del Settecento, diplomato con 110 e lode all’Accademia di Belle Arti di Brera, ma messinese di origine, Anthony, 48 anni, ha perso gradualmente la vista per una malattia genetica. A salvarlo sono state sua moglie e la gastronomia.

“Ho sempre avuto una grande passione per la cucina – racconta. A Milano, per pagarmi gli studi, ho lavorato come aiuto cuoco e poi come primo cuoco. Da lì è nato tutto, anche se poi ho lasciato la professione dietro ai fornelli per portare avanti la mia attività di decoratore”. Dal 2002, però, l’arrivo della malattia lo porterà alla cecità totale sette anni dopo. Dopo due anni e mezzo di depressione, nel 2012 si iscrive centro regionale Helen Keller per riacquistare l’autonomia. Qui ritrova il piacere di cucinare e la voglia di rimettersi in gioco. “Fondamentale è stato l’incontro con Felice Tagliaferri, unico scultore cieco, che mi ha spinto a seguire le orme di Chirstine Ha. Ho seguito un corso di autonomia in cucina e mi sono perfezionato giorno dopo giorno accanto a grandi chef che tuttora mi seguono e mi supportano”. Numerosi i riconoscimenti, tra cui l’ultimo a inizio anno, quando ha vinto il premio “Stelle delle Ristorazione 2015″, organizzato a Milano dall’Associazione Professionale Cuochi Italiani, mentre la sua fan page “In cucina con chef Anthony” vanta quasi 28.500 like. A fine luglio, in Sicilia, testimonial della kermesse Terra e Mare, dove proporrà tre cene emozionali, sarà il primo a cucinare nel castello di Milazzo.

Il tour di “cene al buio”

Anthony ha iniziato un tour a scopo benefico: circa 100 città in Italia in cui propone cene al buio. Il ricavato servirà per l’acquisto di dispositivi assistenziali destinati ai bambini non vedenti “affinché siano aiutati ad acquisire maggiore autonomia. Il mio obiettivo è dimostrare che la disabilità visiva non pone dei limiti”. A questo scopo, lo scorso anno ha anche dato vita all’associazione “Oltre il buio”.

Il 3 luglio scorso ha aiutato Giulia, una bambina di sei anni non vedente dalla nascita, con una cena presso la Villa Maggi Ponti di Cassano d’Adda (Mi), per permetterle di affrontare un intervento impegnativo e ricevere delle cure mediche adeguate.

Molto richieste le sue cene sono una vera esperienza sensoriale, oltre che culinaria: i clienti mangiano in locali al buio, gli occhi bendati da mascherine, e senza conoscere il menù, affidandosi ai restanti quattro sensi per individuare sapori e odori. A fargli da supporto visivo in cucina si alternano di volta in volta Arturo Fusco, presidente Associazione Cuochi Campani, Stefano Ferrarirni, executive chef bolognese, e il palermitano Stefano Sanfilippo dell’Araba Fenice. E dopo l’Italia, le sue mete saranno Fenix, Londra, Malta e Istanbul.

“Dopo il tour, il mio sostegno ai bambini non vedenti continuerà – dichiara – anche attraverso la presenza in diverse trasmissioni televisive, ma non sogno di partecipare a MasterChef”. Anthony ha in programma invece di affiancare la sua attività benefica itinerante a un impegno più stabile: aprire un ristorante assieme a un’amica food designer. Già deciso la location, Taormina, e il nome, il Live. Lui cucinerà dal vivo e lei impiatterà e decorerà. La novità sarà un menu studiato con nutrizionisti ed esperti di biologia alimentare, adatto a vegetariani, celiaci e intolleranti.

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