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Rosetum, boccioli e petali canditi per i banchetti nuziali

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Wedding planner

Rosetum, boccioli e petali canditi per i banchetti nuziali

Un matrimonio “in nome della rosa”? Non è folclore da cavalieri della Tavola rotonda ma una dimensione mistica tutta particolare, che parte dai Celti e arriva fino al Santo Graal. A Roseto Capo Spulico, nell’Alto Ionio cosentino, il fascino dei luoghi sta in un mix di alchimia, esoterismo e architettura templare.

Sullo Ionio torna il fiore degli Achei
Nel regno di Federico II, tra gigli e grifoni, anche le rose non sono semplicemente fiori: se è stata per l’Occidente ciò che il Loto ha rappresentato per il mondo orientale (associati per la loro forma alla Ruota, simbolo esoterico tra i più importanti e complessi in tutte le culture del mondo conosciuto), nel nuovo Rosetum a picco sul mare, la rosa selezionata dal giovane imprenditore di Varese Rosario Benedetto è carica di significati. In 6 ettari, a ridosso del castello templare, con la rosa fronzuta della confraternita dei Rosacroce sul canale d’ingresso, Rosario, studiando le impollinazioni in vitro e sul campo, ha ricostruito geneticamente il fiore degli Achei, la rosa delle principesse, molto simile alla profumatissima varietà damascena, diffusa in Bulgaria e Marocco. Quello era il fiore antico che ha dato il nome al luogo. Nel bouquet della sposa è il simbolo dell’amore felice.

Rosario Benedetto

Rosetum, azienda agricola biodinamica a forma di croce cosmica
Nell’azienda agricola biodinamica di Roseto Capo Spulico (un appezzamento rimasto incolto per 40 anni), le rose sono state impiantate secondo lo schema della croce cosmica di Gerusalemme, da cui è possibile incamminarsi su tre sentieri diversi: quello dell’alchimista (sposi e visitatori possono raccogliere i fiori, le erbe aromatiche e le piante alimurgiche per poi partecipare alle estrazioni degli oli), quello del Santo Graal (un percorso metafisico tra i simboli della rosa) e quello dell’ orienteering tra filari profumati, orti botanici e terapeutici, pensato anche per persone diversamente abili. L’obiettivo è di rafforzare il nostro pensiero magico, ricoprendo in noi stessi e nella natura quella forza vitale pura che è la Quintessenza.

Boccioli e petali canditi per i banchetti nuziali
Sostenuto dalla famiglia e dalla gente del posto, Rosario, ex pilota di aerei e ricercatore di simboli mistici, emigrato dal Nord in Calabria, sta arricchendo il suo progetto: all’interno di Rosetum sarà reallizzata una delle prime biopiscine (niente cloro, solo fititraspirazione vegetale) e un grande laboratorio per la trasformazione dei fiori in oli essenziali, unguenti e sciroppi. Compresi boccioli e petali canditi, infusi, marmellate e liquori. E dolci tradizionali, come la pitta mpigliata, che richiedono nell’impasto l’acqua di rose. Prodotti preziosi per i banchetti nuziali che si svolgono nel Castello federiciano, in cui le rose sono il tratto distintivo della festa. Non solo per gli addobbi floreali ma anche per i menù.

Templari e wedding planner
Il “Castrum Petrae Roseti” è un tempio dell’Ordine Cistercense, dove sarebbe stata custodita la Sacra Sindone: un luogo magico che si affaccia sul mare di cui i proprietari, la famiglia Cosentino, che ne ha eseguito un rispettoso restauro, conoscono il valore storico e architettonico. Stefania prima di essere una wedding planner è una biotecnologa, ma ha ormai tutte le competenze di una giuda esperta: racconta di bestiari medioevali, inni israeliti e menorah ebraiche, di coppe di pietra e di Stella di Davide, di gigli, grifoni, onfali, di plantageneti e di quel sovrano svevo che dimorò a lungo nel suo castello. I banchetti si svolgono all’insegna della sobrietà nei due saloni templari e nella terrazza vista mare: tovaglie di lino bianche, posate d’argento, candelabri e porcellane inglesi smaltate sui bordi. Gli sposi spesso prenotano dall’estero: “Molti clienti sono americani, inglesi, svizzeri, anche giapponesi – spiega Stefania – pochissimi i calabresi che sono abituati festeggiamenti carichi di invitati. Qui il massimo consentito è 150 persone”.

Dopo la wedding cake, la torta nuda
Le proposte gastronomiche arrivano da uno chef giovanissimo che ha studiato all’Alma e che nella stagione invernale affianca Massimo Camia, langarolo doc: Francesco Guarino combina ad arte rose, lime, soja e ciliegie. Così nasce il suo coniglio di Amendolara (comune del Cosentino) in agrodolce con terra rossa di pane (polvere di peperone), aria di pecolino locale e le rose liofilizzate di Rosario. O la millefoglie di pastafillo con lonzino di Roseto (prodotto a denominazione comunale come le ciliegie), petali ed essenza di rose (realizzata con un infuso in acqua e zucchero). Ma il pezzo forte è la torta nuda: basta con la solita wedding cake, ricoperta di glassa, nastri e fiocchi. E’ tutta di soffice pandispagna alla crema. A coprire solo rose.

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