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Valle d'Aosta: brindisi ad alta quota con Skyway

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Valle d'Aosta: brindisi ad alta quota con Skyway

Funivie che sfiorano la vetta del Monte Bianco. L’acquedotto romano di Pont d’Aël. I sapori delle valle, dai formaggi Dop ai vitigni “eroici” che si inerpicano sopra i 1000 metri. La Valle d’Aosta scopre le sue carte per l’Expo e il 2016, con un menù di iniziative che risponde a tutti i turismi – al plurale – della regione. A presentarli due testimoni d’eccezione come lo stesso presidente del consiglio regionale, Augusto Rollandin, e il direttore artistico di Expo Valle d’Aosta e curatore del Padiglione Zero Davide Rampello. «La Valle d’Aosta è la cultura della qualità – dice Rampello – perché ha tantissime cose da raccontare. Uno straordinario patrimonio verticale, con le sue vette dei “quattromila” e uno straordinario patrimonio di allevamento e coltivazione. E poi l’energia pulita, l’innovazione… È una regione che si narra».

Skyway Monte Bianco: la “ottava meraviglia del mondo”

Ci sono i progetti come Skyway Monte Bianco: la “ottava meraviglia del mondo” che offre una terrazza panoramica dei Ghiacciai a 3.466 metri e sarà inaugurata il 23 giugno alla presenza di Matteo Renzi. Ci sono 150 anni della conquista del Cervino, le bellezze storiche di età romana, le gare di resistenza che sfidano gli atleti con prove raccolte nel circuito Tour Trail Valle d’Aosta (Ttva). E c’è la filiera dell’agroalimentare, nodo centrale in vista di Expo: dalla tracciabilità con Qr code che stana i plagi del “made in Aosta” alla coltura dei vitigni d’alta quota.

Un brindisi ad alta quota e la app anti-contraffazione

Rollandin spiega che proprio il vino “estremo”, creato ad altitudini impensabili per altri vitigni, è uno degli ingredienti che attira di più il pubblico esterno alla Valle: «In questi ultimi anni i vini hanno avuto un certo successo, per la vinificazione particolare. Di fatto è sempre una viticoltura di montagna che ora portiamo a una coltura eroica: vigne sopra i 1000 o i 1.200 metri, un record in Europa». Le etichette in pendenza saranno protagoniste di Vins Extremès – Il Meglio dei vini di alta quota, un’esposizione in programma al Fort Bard il 21-22 novembre. E se si parla di sapori? La tradizione elenca tutte le specialità aostane, dai formaggi come fontina e toma di Gressoney alle mele Renette.

L’innovazione accelera sulla tracciabilità, con un sistema di riconoscimento e protezione delle tipicità alimentari. Si chiama Saveurs du Val d’Aoste, sapori della Valle d’Aosta, e grazie a etichettatura a inchiostro speciale, codice identificativo unico e un QR sui quattro Dop regionali consentirà di identificare il prodotto e tracciarne l’intera filiera. Non per modo di dire: il grado di dettaglio si spinge fino ad associare ad ogni fontina il giorno esatto della sua mungitura, tanto per alzare un altro steccato con i plagi internazionali che hanno danneggiato anche l’export aostano. Rollandin aggiunge un’ulteriore garanzia: «Ci tengo a ricordare che la nostra è l’unica regione Ogm free, senza Ogm. Cosa che, per me, rappresenta un fattore di qualità».

I numeri della biodiversità: 13 vitigni e un caseario unico

Quanto alla “biodiversità” che viaggia nei padiglioni di Expo, la regione può dire qualcosa. In numeri. Renzo Testolini, assessore regionale all’agricoltura, ci spiega che «la biodiversità della Valle d’Aosta si manifesta nella filiera del vino e del latte. Dal punto di vista enologico ci sono 13 tipicità di vino autoctono, non poco per una regione piccola come la nostra. E poi il vino eroico, produzione di nicchia da 1,7 milioni di bottiglie».
Se si apre il capitolo formaggi, la storia della regione parla da sé. La Valle d’Aosta produce ogni anno 400mila forme di fontina, delle quali 70mila in alpeggio. «Ma la biodiversità non solo praterie e fiori. Nella nostra regione ci sono 170 trasformatori del latte. Se si considera che nei Paesi Bassi ce ne sono 20, capiamo cosa vuol dire unicità». La regione è cresciuta nelle esportazioni, in alcuni settori, ma la vocazione turistica le assegna un altro primato: il 50-70% del vino prodotto viene consumato in loco, percentuale che resta comunque al 20-25% per i formaggi. Non un segnale di chiusura, però: «Ci stiamo comunque espandendo su mercati come Francia, Spagna, Stati Uniti, un po’ il Giappone. Siamo in crescita. E l’Expo è un palcoscenico».

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