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Antonino Cannavacciuolo: a Novara il mio luna park del cibo

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Antonino Cannavacciuolo: a Novara il mio luna park del cibo

«Sarà un luna park del cibo». E’ la promessa di Antonino Cannavacciuolo alla vigilia dell’apertura del suo nuovo locale in luglio. Lui, due stelle Michelin dal 2006 ed estroso proprietario, assieme alla moglie Cinzia Primatesta, dell’hotel ristorante Villa Crespi sul lago d’Orta, star tv e testimonial del consorzio del Gorgonzola, ha intenzione di rimettersi in gioco con un format innovativo. Il locale sarà in pieno centro di Novara e, Farinetti docet, sarà ricavato da un ex teatro. Tre piani che diventeranno il tempio della sua cucina. O meglio il suo parco giochi, come ama definirlo lui. «Sarà un posto dove mi voglio divertire senza punti di riferimento – ci spiega -. Se alle 10 di mattina uno vuole mangiarsi un piatto di pasta potrà farlo, se vuole brioche e cappuccino a pranzo lo stesso. Sarà senza barriere tra la sala e le due cucine, per cui si potrà vedere la propria ordinazione mentre viene preparata. Sui tavoli ci saranno cestini di pane, stuzzichini, piccole griglie e il materiale di recupero che abbiamo trovato durante il restauro». Che, bisogna dirlo, è durato più di un anno. «Ho dovuto ristrutturarlo tutto dalle fondamenta al tetto, mettendoci dentro circa 1 milione di euro. Ma ne è valsa la pena: i soldi non sono importanti, vanno e vengono. Il mio ristorante resterà». E ci possiamo credere, se detto da lui che, erede di Gordon Ramsay in versione ‘made in Italy’, nel programma tv ‘Cucine da incubo’ insegna proprio agli altri, in appena una settimana, a rimettere in pista e far funzionare i loro ristoranti.

Passare da Novara per arrivare a Napoli

La location è lo storico bar Coccia di via Rosselli, ma il solo caffè del teatro a lui non bastava, così ha pensato di collegarlo direttamente con il foyer attraverso un ingresso realizzato dov’era la biglietteria e sfrutterà in modo significativo la terrazza, annessa al piano-ristorante. Perché proprio a Novara? «Per un’idea che ho in testa, per seguire un percorso che da Villa Crespi porterà un giorno ad aprire finalmente a Napoli. Questo locale è una start up per vedere come risponde la gente al format». Che, assicura, sarà accessibile a tutti e a tutte le tasche con menu dai 10 ai 50 euro, ma con i migliori prodotti italiani.

Due le cucine a vista presenti, al primo e al terzo piano. «Per lavorare e non far aspettare i clienti che saranno disposti su tre piani. Avrà una bellissima terrazza sulla piazza, un dehor e un porticato».

Al piano terra, tra zona snack, aperitivi e caffè, e il gazebo e i portici, ci saranno circa 150 posti a sedere, mentre la parte centrale, dove è collocato il piccolo ristorante, se ne avranno una quarantina. L’ultimo piano, invece, è destinato a eventi privati: compleanni, anniversari, presentazioni aziendali, feste… «Qui sarà la mia sartoria, dove farò i vestiti al momento, se mi passa la metafora». E chi osa contraddirlo?

L’anno prossimo a Masterchef

Al lavoro ci sarà la sua squadra, mentre lui si dividerà tra i due ristoranti e i tanti impegni con la tv, visto che a dicembre è prevista la sua partecipazione a Masterchef. A pieno regime il personale, tra cucina e sala, sarà sulle 25-30 persone. Anche perché l’orario di apertura sarà senza sosta: dalle 7 del mattino fino a oltre la mezzanotte per il dopo teatro. «Chi vuole lavorare e avere successo in qualsiasi mestiere deve mettersi in testa che deve alzarsi presto la mattina, perché se cominci alle 10 già arrivi secondo o terzo o quarto – ammonisce -. E poi siamo in piazza centrale, vuoi non offrire una bella sfogliatella calda alle sette del mattino? E’ un buon modo per far cominciare la giornata».

Ed è proprio questa la sua ricetta per una cucina non da incubo, ovvero «fare le cose bene e avere un progetto a lunga data. Non si deve pensare di fare subito il botto e poi finire: per far tornare i clienti ci si deve prendere cura di loro, farli sentire a casa per un’ora, trasmettergli dalle pietanze un po’ di felicità e quell’armonia del sorriso di cui oggi c’è tanto bisogno».

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