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Vino sul web: ecco le cantine più digitali

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Vino sul web: ecco le cantine più digitali

Vino “digital”? Sì, ma per gradi: bene i social come Facebook e Twitter, altalenante la cura delle pagine web, semideserti i canali di e-commerce per la vendita di bottiglie sul mercato internazionale. È il bilancio che emerge dalla seconda edizione de “Il Gusto digitale del vino italiano”, l’indagine di FleishmanHillard presentata in anteprima a Food24. La ricerca ha preso a campione le prime 25 cantine nostrane per fatturato e ha misurato il grado di presenza online, dal presidio del mobile alla frequenza di aggiornamento della pagina Facebook aziendale. Ne è emersa un’evoluzione a metà: le società non sono digiune dei nuovi mezzi, ma devono assorbire meglio le potenzialità delle rete. A partire proprio dallo shopping online, il supermercato che fa stappare bottiglie di Chianti con un clic su smartphone. Dalla Toscana al Giappone.

Frescobaldi al top. Facebook è il social network più usato

La top 10 delle cantine più innovative, almeno sul web, conserva al vertice Compagnia de Frescobaldi (già prima nel 2014, con 80 punti), seguita dalla Casa Vinicola Zonin (66) e Masi Agricola (63).  Il resto della classifica è divisa tra Gruppo Banfi (59), Antinori (54), Mezzacorona (48), Gruppo Santa Margherita (44), Gruppo Campari (41), Cantina Sociale di Soave (38), La Vis (38). Punti di forza e debolezza? Tra gli scatti in avanti evidenziati da Fleishman Hillard c’è la confidenza con i social network, a partire dai più classici Facebook e Youtube (presenti 17 cantine su 25) e, un po’ indietro, Twitter (12). Ancora da esplorare due roccaforti utenti under 30 come Pinterest e Instagram, scelti da meno di un quarto delle etichette (6 su 25).

Fin qui la registrazione, perché la frequenza effettiva si fa più incostante: se quasi tutte le società su Facebook (13) hanno pubblicato almeno un post negli ultimi sette giorni e 8 delle 12 registrate a Twitter “cinguettano” a cadenza quotidiana, lo stesso non si può dire di Youtube: appena 3 cantine si sono fatte vive sul tubo nell’ultimo mese, e per trovarne altre otto bisogna andare a ritroso di sei mesi. In compenso, è universale l’accettazione del mobile: lo presidiano 24 cantine su 25.

E-commerce, questo sconosciuto. I quattro punti per il potenziamento digitale

Le note dolenti arrivano dal commercio elettronico e dalla cura della sito web, la “vetrina digitale” che racconta il negozio agli utenti che si affacciano per la prima volta su un prodotto. Nel dettaglio appena 2 cantine su 25 hanno incorporato nel proprio portale un canale di e-commerce che veicoli la vendita diretta delle proprie bottiglie, a dispetto di un settore cresciuto fino a 13,3 miliardi di euro nel 2014. Così come si può rivedere l’aggiornamento dei portali, non sempre a misura di utenti: pochi i siti navigabili sia da Pc che da cellulare, grafica attempata, link rotti che penalizzano la fruizione.

Fleishman, non a caso, propone un vademecum in quattro passaggi per il “restyling” digitale delle cantine. Nell’ordine: rivedere l’approccio editoriale del sito, con il perfezionamento delle sue funzionalità e una strategia di maggior coinvolgimento dell’utente; insistere sul search marketing, la strategia di posizionamento sui motori di ricerca che parte dalla visibilità su Google e arriva alle varianti locali come Yandex (Russia) e Baidu (Cina); pianificare la presenza sui social, con una strategia mirata su contenuti, frequenza delle pubblicazioni e scelta del linguaggio. Infine, lo scoglio dello shopping online. L’Osservatorio e-commerce della School of Management del Politecnico di Milano parla di un giro d’affari da 200 milioni di euro per il comparto Food&Wine, settore che sconta – ma sempre meno – gli scetticismi della vendita “immateriale” di prodotti che vanno degustati prima dell’acquisto.

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