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Teo Musso, una vita da birraio

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Mestieri del cibo

Teo Musso, una vita da birraio

«A che punto è il mondo della birra artigianale? In piena fase fermentativa. Il mercato non è più lo stesso e l’industria tenta di scimmiottare il nostro linguaggio. Che però è inimitabile: storia di birrai, di terra, di scelte coraggiose». Mr Baladin rappresenta il nuovo modo di pensare e fare la birra. Lo apprende giovanissimo nel corso di viaggi avventurosi in Belgio, poi alla scuola della Brasserie d’Achouffe, dove ha imparato la tecnica, infine con Jean-Luis Dits, alla Brasserie a Vapeur: l’approccio alla produzione si colora di filosofia ed emozioni. Lo forma più tardi anche l’incontro con Lorenzo Dabove, in arte Kuaska, grande intenditore e assaggiatore di tutte le birre del mondo.

Mr Baladin, storia di un visionario

Così è nato il birraio visionario: Teo Musso nel 1996 inaugura Le Baladin, brewpub di Piozzo, nelle Langhe, producendo per i suoi clienti Isaac, la blanche (frumento crudo, speziata con coriandolo e scorza d’arancia), e Super, un’ambrata ispirata alle birre d’abbazia del Belgio. Con il suo talento naturale per il marketing, le imbottiglia e le etichetta: «Le ho vestite da vino e ne ho consegnato una campionatura in 500 ristoranti», racconta. Poi brucia le tappe, ammoderna le attrezzature e fa crescere la produzione. Dagli impianti sgorgano le Speziate, le Puro Malto, le Luppolate, le Speciali, le Open, la Cantina- Riserva Teo Musso, le birre alla spina (Brune, Niña e Nelson).

«Negli anni ’90, quelli in cui si rivalutava il vino come espressione somma di storia, tradizioni, cultura del nostro Paese, io ho approfittato della seduzione esercitata da vigneti e cantine per stimolare la curiosità sulle birre, proponendole in abbinamento al cibo». Una novità assoluta che ha comportato ricerca di sapori e di profumi. «Con gli anni ho prodotto birre sempre più birre, sperimentando da pioniere la coltivazione del luppolo e producendo la prima Birra Nazionale 100% italiana, orzo compreso». Baladin diventa così un birrificio agricolo. E condivide esperienze e competenze, senza segreti: distribuisce online il Beerkit Open, un preparato di qualità per la birra fatta in casa, che replica la Baladin Open Amber. La scatola contiene due latte con estratto di malto luppolato, una busta di lievito secco, una di luppolo americano “Amarillo” in pellet. E ovviamente le istruzioni.

In una cascina del ‘700 impianti robotizzati e il parco della birra

I progetti si susseguono: sono in uscita due nuove birre, la Nazionale Esportazione che rievoca tabacchi d’altri tempi (con infuso di luppolo in fiore, di origini americane ma prodotto in Italia) e la Suzy Dry, con il 40% di polpa di susine aggiunte durante la fermentazione. Ma il sogno di Musso è un nuovo stabilimento: 75.000 mq in una cascina del ‘700 (a due passi dal birrificio attuale), supertecnologica, con gestione robotizzata di tutti i processi produttivi, una casa del luppolo, un mulino per la macina dei cereali, un parco, uno spazio cucina. L’obiettivo è arrivare al 2022 in totale autarchia, anche energetica. Nel frattempo si terrà d’occhio il mercato estero: «Portiamo gocce di birra in 28 paesi, sulle tavole di 1000 ristoranti. Si può fare di più, mantenendo comunque i piccoli numeri della produzione artigianale».

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