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Nozze a tavola tra Italia e Giappone (da Tokyo all'Expo)

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Nozze a tavola tra Italia e Giappone (da Tokyo all'Expo)

Due cucine “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco si studiano e si apprezzano a vicenda. Il washoku – la cucina tradizionale giapponese – si può sposare bene con la cucina italiana e viceversa, attraverso una rielaborazione con gli ingredienti della tradizione altrui. E’ un legame che viene approfondito in occasione di Expo Milano. Lo sposalizio è già stato celebrato da due rinomati chef giapponesi presso la residenza del’ambasciatore italiano a Tokyo in una serata intitolata all’”Italy & Japan Food Culture Exchange”, che ha attirato grande interesse da parte dei media non solo nipponici.
La sorpresa è stato l’”endorsement” a questa unione di culture gastronomiche da parte dell’orgoglioso Master Chef del washoku, Yoshihiro Murata, il multistellato dominus del ristorante tradizionale Kikunoi di Kyoto che è stato il principale promotore del riconoscimento alla cucina tradizionale nipponica come World Heritage. «Credo che ci sia un motivo perché ai giapponesi piaccia la cucina italiana e viceversa – afferma –entrambe puntano a valorizzare le materie prime e i loro sapori: in fondo non sono poi così dissimili».

Murata si è lasciato andare a dire – a proposito della elaborazione di uno dei piatti da lui preparati per l’occasione con l’olio d’oliva extravergine anziché con la salsa di soia – che il risultato è “anche più buono”. Un involtino di orata contornato da prosciutto crudo potrebbe sembrare audace: lui sottolinea di aver sostituito le alghe konbu con il prosciutto in relazione all’acido glutammico presente in entrambi. Murata sarà a Milano dal 2 giugno e si recherà anche a Firenze (città gemellata con la sua Kyoto), per poi guidare i numerosi colleghi all’appuntamento del Japan Day dell’11 luglio all’Expo, in cui vengono promesse “cose speciali”.
In direzione opposta, l’owner chef del ristorante Il Ghiottone di Tokyo, Yasuhiro Sasajima, ha proposto elaborazioni di piatti italiani con ingredienti giapponesi, come una pasta al grongo (ovvero l’”anago” nipponico), un risottino ai “sette sapori” con i peperoni di Kyoto, panna cotta di tofu, tiramisù di soia e così via.
La moglie dell’ambasciatore, Rita Mannella Giorgi, ha anche proposto al pubblico giapponese una sua ricetta per la pasta, di facile preparazione in casa e adatta ad avvicinare i bambini a un tipo di cucina italiana diversa dalla classica pasta al pomodoro che domina nei ristoranti.
La serata in ambasciata rappresenta l’avvio di un progetto di collaborazione tra le culture culinarie dei due Paesi che prosegue in Italia, a Pollenzo, l’8 e il 9 giugno presso l’Università di Scienze Gastronomiche e la sua Scuola di Cucina (tra l’altro, in un workshop gli allievi di un “master” prepareranno piatti italiani con ingredienti washoku). Il 7 luglio, presso l’area Slow Food a Expo Milano, ci sarà un dibattito sui punti di contatto tra la cucina giapponese e Slow Food. Un “Contest Gran Finale” di “creazioni italiane con idee giapponesi” si terrà in Emilia il 9 luglio presso la scuola internazionale di cucina italiana Alma.

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