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Milano Fair Cuisine, la cena equo è servita

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Ristoranti

Milano Fair Cuisine, la cena equo è servita

Cous cous o gorgonzola Dop? A volte, la scelta è più facile del previsto: entrambi. Succede alla Milano Fair Cuisine, l’iniziativa di cucina sostenibile organizzata dal 16 al 31 maggio a margine della Settimana del Commercio Equo e Solidale (World Fair Trade Week 2015). Trenta ristoranti, da Milano al resto d’Italia, insaporiscono il menù con gli ingredienti delle Botteghe del Mondo. Una “dispensa etica” che organizza i suoi scaffali secondo criteri ben precisi: attenzione al bio, economia solidale dal lavoro carcerario alle terre confiscate alla mafia, importazioni dal Sud del mondo con la catena di organizzazioni come AltraQualità, AltroMercato, Equomercato, Liberomondo e Ravinala. E le degustazioni non finiscono a tavola, perché dal 28 maggio si alza il sipario su Milano Fair City: la fiera mondiale del commercio equo, organizzata da Wfto e Agics-Equo Garantito, con 180 espositori e una lista della spesa che spazia dal cacao latinoamericano ai succhi di frutta “energizzanti” in arrivo dalle microproduzioni di Montepellier, in Francia.

Dal risotto ai datteri: le trattorie di Milano riscoprono la cucina etnica

Solo a Milano, sono otto i ristoranti che hanno aderito alla (doppia) settimana di sperimentalismi in chiave equosolidale. Chi si aspetta un elenco di locali etnici, però, resterà spiazzato: tra gli aderenti spuntano trattorie tradizionali e tradizionalissime come il Mirta di piazza San Maderno, chiocciola Slow Food nel 2012 e nel 2013. La vecchia tavola della “gran Milan” a nozze con zuppe di fagioli neri dell’Ecuador, riso di Rosa Saudah e polipo alla maniera di Zanzibar. «È esattamente lo spirito della Milano Fair Cuisine: dare l’opportunità da scoprire gli ingredienti eccellenti del commercio equo-solidale attraverso una diffusione nei ristoranti, milanesi e non. Una serie di insegne rinomate hanno deciso di attingere alla dispensa etica, che sono oltre 100 prodotti di commercio equo solidale provenienti da quattro diversi continenti» spiega Massimo Acanfora, responsabile della comunicazione di Milano Fair City. Ma come avviene la “fusione” tra le specialità degli chef milanesi e il catalogo etico che spazia dal Sud America, all’Asia, alle macrocoltivazioni dell’Africa? Acanfora vede due ipotesi, o meglio, due menù. La prima è l’incontro tra gusti che dialogano, come quelli che spingono lo chef Francesco Costanzo (Pastamadre) a far incontrare le fragranze della sua Sicilia con prodotti della sponda nordafricana del Mediterraneo. La seconda è il suo esatto contrario, il contrasto: un gioco inatteso tra i sapori familiari allo chef e i 100 “jolly” equosolidali della dispensa etica: «Insomma: introdurre un elemento sconcertante nella propria cucina, passare dai piatti tipici della pianura padana ai datteri saiwa» dice Acanfora.

Milano “città equa”: quasi 200 espositori alla Fair City della Fabbrica del Vapore

Per chi è a caccia di prodotti locali, i cancelli di Milano Fair City saranno aperti per tutto il weekend (28-31 maggio) sui quasi 200 espositori ospitati dalla Fabbrica del Vapore di via Procaccini. Il timbro impresso sull’evento è quello del “Fair&Local”, binomio che rappresenta le due anime di una distribuzione eque e socialmente sensibile. Le importazioni dal Sud del mondo si affiancano alla filiera locale che genera valore dalla forme di economia inclusiva: lavoro carcerario e di persone con disabilità, coltivazioni nelle terre appartenute alla malavita, cooperative che ridanno vita a zone a rischio degrado. Il tutto, per prodotti controllati e “trasparenti” in fase di commercializzazione: «La consapevolezza è di essere davanti un prezzo trasparente: qual è la quota che rimane al produttore, il percorso che ha fatto il prodotto, come si è svolta la lavorazione – spiega Acanfora – Questo è il valore aggiunto dei prodotti equo. Anche nel food»

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