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A Tokyo la lotta agli sprechi si fa con il meteo

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A Tokyo la lotta agli sprechi si fa con il meteo

Ridurre gli sprechi di prodotti alimentari? Si deve e si può, se si vuole. Ma non bastano atteggiamenti più accorti dei singoli individui o una generica disponibilità delle imprese di settore: anche i governi devono fare la loro parte e porsi come punto di coordinamento di idee innovative. Un esempio viene dal Giappone, un Paese dove ogni anno si stima che vengano sprecate fino a 17 milioni di tonnellate di cibo, non da ultimo a causa dell’alto livello di attese dei consumatori. Una coscienza ecologica ormai piuttosto radicata ( la cultura del “mottainai”, l’avversione agli sprechi) entra infatti in conflitto con l’aspettativa del massimo della qualità nei prodotti e servizi (il che implica, ad esempio, un packaging in sovrappiù e una estrema rigidità delle date di scadenza).

Gestione vendite legata alle previsioni del tempo

Ora il governo sta promuovendo un progetto-pilota che in prospettiva potrebbe ridimensionare gli sprechi di alcune categorie di cibi fin del 30-40%. Il nuovo sistema si basa soprattutto sulle previsioni del tempo: favorendo la condivisione in tempo reale delle proiezioni sulla domanda – basate sulle condizioni climatiche attese – tra tutti gli operatori della catena (dai produttori alimentari ai grossisti fino ai distributori finali), il ministero dell’Economia, Industria e Commercio ritiene che i livelli di produzione e di scorte di articoli deperibili possano essere calibrate e abbassate a una soglia minima in grado di contenere un volume di sprechi oggi ormai inaccettabile. I test saranno condotti su scala nazionale a partire da alcuni soggetti che hanno accettato di essere coinvolti, come la catena di convenience store Lawson e operatori di diverso tipo come Mizkan, Sagamiya Foods, Kokubu.

Ovviamente Lawson, come altri gruppi di distribuzione, già include le previsioni del tempo nella gestione del suo business: il problema è che i dati non vengono condivisi con gli altri soggetti a monte, il che comporta la formazione di eccessi di scorte nel processo distributivo e quindi forti sprechi potenzialmente limitabili. L’esperimento promosso dal governo inizierà con alcuni prodotti come Tofu, pane, latte, “mentsuyu” (base per zuppe) e ad ogni buon conto includerà anche alcuni prodotti non immediatamente deperibili, come caffè e birra. Se le previsioni del tempo indicano che nel giorno successivo farà molto caldo, le aziende attive nella produzione aumenteranno l’output e le scorte di prodotti a domanda più sostenuta quando appunto il tempo è afoso (ad es. il tofu “freddo” hiyayakko); in caso contrario produzione e scorte di questo tipo di prodotti andranno ridotte.

Calcolo dei trend nei diversi giorni della settimana

Sembra un uovo di Colombo che i soggetti interessati avrebbero convenienza a scoprire da sé. Ma non è così: senza un programma coordinato di gestione tempestiva del flusso di informazioni diventa difficile modificare pratiche consolidate di business che danno gli sprechi per scontati. Al di là delle previsioni del tempo, poi, il ministero elaborerà e condividerà proiezioni di domanda anche in base a fattori diversi, come le variazioni nel numero di visitatori dei punti vendita, i trend nei diversi giorni della settimana, l’effetto di promozioni speciali. L’obiettivo è anche andare oltre l’area di Tokyo, dove già vengono effettuate varie stime delle fluttuazioni di domanda, per una copertura più capillare. Certo in Giappone le previsioni del tempo risultano più accurate che in Italia o altrove. Ma il messaggio vale per tutti: la riduzione degli sprechi alimentari si ottiene anche in funzione dell’applicazione di nuove idee, E di un management integrato di dati in tempo reale.

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