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Parmigiano reggiano: ecco l'effetto del crollo dei prezzi

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Parmigiano reggiano: ecco l'effetto del crollo dei prezzi

Il crollo dei prezzi del Parmigiano reggiano incoraggia i consumatori ad aprire il portafoglio, ma il recupero delle quotazioni è ancora lungo. Da inizio gennaio a metà aprile le quotazioni minime della Borsa comprensoriale (con sede a Parma) sono aumentate del 4,13% , passando da 7,25 a 7,55 euro/kg per il prodotto con 12 mesi di stagionatura. Su base annua però la perdita è di circa il 13% e rispetto al 2011 supera largamente il -20 per cento.

 Boom di export negli Usa

«Un incremento modesto – sottolinea il Consorzio di tutela del Parmigiano reggiano – che però si associa ad altri elementi che potrebbero alimentare questa tendenza». Fra questi spiccano le esportazioni, che in gennaio hanno registrato, grazie al super dollaro, un boom negli Stati Uniti, con un incremento che ha superato l’11%.

«Gli Usa – spiega il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai – rappresentano, per importanza, il primo mercato per il nostro formaggio oltre i confini dell’Unione europea, e dopo un rallentamento di fine 2014 è particolarmente importante l’intensificazione del flusso delle nostre esportazioni in un Paese in cui, peraltro, ci troviamo ad affrontare una competizione molto accesa a causa della presenza di formaggi che imitano o evocano la nostra Dop e sono ammesse da quelle leggi che con i negoziati in corso con la Ue puntiamo a rimuovere».

Premiate le Dop

Altri segnali positivi giungono anche dal sensibile calo delle importazioni di formaggi duri non Dop, che a gennaio sono diminuite di oltre il 30% in volume e – osserva il Consorzio – «dovrebbe giovare alle nostre Dop e comunque ai prodotti italiani».

Dal lato dei consumi interni, anche per la concomitante convenienza di prezzo per i consumatori, i volumi di vendita dei primi mesi 2015 sono stati elevati a Pasqua, e nel trimestre tutte le fonti ufficiali segnalano un andamento delle vendite di Parmigiano reggiano migliore alla media del comparto formaggi duri.

Produzione in discesa

Anche la produzione, infine, sembra giocare a favore di un consolidamento dei primi timidi segnali di ripresa per il Parmigiano Reggiano: rispetto al 2014, infatti, i livelli produttivi sono scesi del 2,2% nel primo trimestre 2015. Ma dopo che per un triennio, il 2012/14, la produzione ha raggiunto i massimi degli ultimi 20 anni.

«Un dato – sottolinea il presidente del Consorzio – che se da una parte evidenzia l’intensità della crisi, dall’altra avvicina la produzione (su base annua il dato del trimestre porta a un calo di 70-75milaforme) ai livelli ritenuti necessari per realizzare quotazioni in linea con l’obiettivo della tutela dei redditi dei produttori». Recentemente l’assemblea dei caseifici ha approvato un taglio del 5% della produzione: è quindi questo l’obiettivo da raggiungere se si vuole far risalire i prezzi. Infatti l’anno scorso nonostante la crescita dell’export in quantità, a valore Grana padano e Parmigiano reggiano hanno registrato una crescita quasi azzerata (+0,2%) a 770 milioni, contro un dato medio dei formaggi del +4,8%.

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