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La svolta sostenibile di Rocca delle Macìe

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Vino

La svolta sostenibile di Rocca delle Macìe

La sostenibilità ambientale non è una scelta di marketing ma semplicemente una strada per rafforzare la qualità del prodotto. Nè convinto Sergio Zingarelli, presidente del Consorzio del Chianti classico ma, soprattutto titolare di Rocca delle Macìe, azienda leader dell’area del Gallo nero. Rocca delle Macìe fu fondata nel 1973 da Italo Zingarelli, produttore cinematografico di film di Ettore Scola ma soprattutto scopritore di Bud Spencer e Terence Hill e padre di Sergio, Sandra e Fabio. E così tra un aneddoto su “Lo chiamavano Trinità” e il ricordo di una cena con Mario Monicelli, Sergio Zingarelli racconta l’evoluzione dell’azienda Toscana. Oltre 200 ettari di vigneti (105 nell’area del Chianti classico fra Siena e Firenze, circa 55 in Maremma e i restanti sempre nell’area del Chianti anche se fuori del perimetro del Gallo nero), 3,5 milioni di bottiglie prodotte l’anno per un giro d’affari di circa 18 milioni di euro (+3% nel 2014) realizzato per oltre il 70% all’estero.

Una decisa svolta sulla sostenibilità

Un’azienda quindi di riferimento e che negli ultimi anni ha effettuato importanti investimenti proprio per migliorare la sostenibilità delle proprie produzioni e ridurre il loro impatto ambientale. «Ma attenzione – spiega Zingarelli – non si tratta di azioni realizzate per poi potersi semplicemente fregiare di un bollino in più in etichetta, ma di una strada che punta a migliorare la qualità delle nostre uve. Restiamo convinti che la miglior leva di marketing resta la qualità dei nostri prodotti».

Salvaguardare il territorio ma anche le aziende che investono 

Insomma la logica è certo quella di salvaguardare il territorio e la biodiversità ma anche le aziende che investono. «Contrariamente al Pit Toscana (il piano paesagistico regionale che nei mesi scorsi ha sollevato molte proteste che hanno portato poi a una sua riformulazione) – aggiunge Zingarelli – che puntava a entrare anche nelle scelte strategiche aziendali, noi siamo invece convinti che investire nei vigneti consente di produrre uve migliori e ha un positivo impatto anche sul paesaggio. Oggi il Chianti classico è più bello di qualche anno fa anche grazie alle scommesse effettuate da aziende come la nostra che hanno impedito che i boschi invadessero i terreni rubando spazio alle colture». Si è così rafforzata l’opzione ambientale.  «Lavoriamo da anni nella cornice delle regole bio anche laddove poi produciamo senza certificazione. Da tempo non usiamo più concimi e fertilizzanti chimici. Ricorriamo al favino perché ”fa vino” – scherza – e abbiamo appena acquistato una macchina per il diserbo nei vigneti che pulisce i terreni a una velocità quattro volte superiore a quella consentita dai diserbanti chimici».

Sostenibilità economica di pari passo con quella ambientale 

Ma gli investimenti effettuati negli ultimi anni non sono stati solo sul crinale della produzione biologica. «Dall’inizio degli anni 2000 – dice ancora Zingarelli – abbiamo riconvertito alcuni vigneti impiantati nel ’74 e ancora in piena produzione. Una riqualificazione per arrivare a produrre uve diverse. Siamo passati dalla densità di impianto di 3.300–3.500 piante a ettaro degli anni ‘70 alle 5–7mila di oggi. Ma tutto per ottenere la stessa quantità di uva per ettaro. E questo perché la quantità di uva per pianta è scesa a 1,2 chili contro i 2 del passato. Il tutto con evidenti vantaggi sotto il profilo qualitativo. Tutto questo ha portato a ottenere i risultati che speravamo e che abbiamo inseguito con importanti investimenti realizzati in anni economicamente difficili».

Cambiare la qualità delle uve per produrre vini diversi

La strategia avviata all’inizio degli anni 2000 da Rocca delle Macìe sta dando i propri frutti con il varo della nuova linea di prodotti che ha la propria punta di diamante nelle due etichette Gran selezione (la categoria premium creata nel Chianti classico due anni fa). Faranno il proprio debutto sul mercato a breve infatti le due etichette riserva Fizzano (e che già in passato era una riserva e ora diventa Gran selezione) e Sergio Zingarelli.  «Un cambio di impostazione – spiega il titolare di Rocca delle Macie – che segue il cambio nei gusti. Dalla moda dei vini sovramaturi di grande struttura e contenuto alcolico in auge negli anni ‘90 e realizzati con l’apporto anche di Merlot e Cabernet Sauvignon siamo passati a vini più eleganti nei quali emerge il patrimonio aromatico del Sangiovese. Adesso invece emergono in maniera più chiara le caratteristiche delle uve autoctone come Colorino, Canaiolo e Malvasia nera che fanno la loro ricomparsa al fianco del Sangiovese».

La nuova politica di Rocca delle Macìe sembra dare i propri frutti. Il 2014 è stato chiuso con una crescita del 3% «ma nei primi mesi del 2015 – aggiunge il presidente – stiamo viaggiando al ritmo di un più 10%». E molto bene vanno anche le esportazioni che toccano oggi circa 50 diversi mercati. «Le nostre aree d’elezione – conclude Zingarelli – sono Usa, Canada e Germania. Ma ci stanno dando grandi soddisfazione mercati sui quali siamo sbarcati da poco come quelli di Messico e Brasile».

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