Food24

Gourmet ma per pochi: i migliori mini-ristoranti in giro per il mondo

  • Abbonati
  • Accedi
in Primo Piano

Gourmet ma per pochi: i migliori mini-ristoranti in giro per il mondo

Piccoli, intimi, esclusivi. Da due a 10 posti, non di più. Diversamente social. Spopolano miniristoranti e microbistrò: un nuovo modello di business che riduce i rischi e i costi della ristorazione, assicurando ai clienti un’esperienza gastronomica totale, spesso a tu per tu con lo chef. Tra minimalismo nordico, suggestioni country o atmosfere d’epoca, nei più piccoli ristoranti del mondo la cena è sempre gourmet.

Un tavolo per due nella Tuscia e nei boschi della Carinzia

La Tuscia è terra etrusca, di noccioli, acquacotta, necropoli e borghi antichi. Quello di Capranica, in provincia di Viterbo, nasconde in via Romana 60 una vecchia cantina oggi trasformata in Antica Dimora: un tavolo da 6 (al massimo per 8 persone, ma è meglio in 2), una piccola cucina in muratura, padelle di rame appese ai muri, bagno con vasca di pietra e un soppalco per chi pernotta, ricostruiscono perfettamente l’ambientazione contadina in chiave “shabby chic”. Ai fornelli Mauro Carrazza accoglie gli ospiti con discrezione. Tra i suoi clienti molte coppie e turisti nordeuropei. I prossimi, a maggio, saranno australiani. Il tuffo nel passato è anche nei piatti: salumi e pecorini locali, ricette della tradizione (zuppe, spezzatini, frittate, tartufi e porcini se di stagione). Almeno 10 portate, comprese le verdure a km 0: l’orto biologico è sul terrazzo. Se la cena è per 2 il conto si aggira sui 200 euro, vini compresi. L’unico tavolo del Capanno del Boscaiolo va prenotato in largo anticipo: il panorama mozzafiato all’interno del Parco nazionale di Nockberge in Carinzia e il menù sono perfetti per 2 persone (stringendosi per 4). Lo chef propone cucina tipica: dai Kärntner Käsnudel (ravioli o tortelloni ripieni di formaggio Topfen, patate ed erbette, irrorati con burro fuso), al filetto di cervo, lo stufato di fagioli, orzo e prosciutto, gli insaccati e gli speck speciali per la polenta, per chiudere infine con il Reindling, una torta lievitata con uva passa e cannella.

A Brescia l’officina di Mainardi, a Milano la soffitta fatata di The Small

Anche a Brescia l’Officina Cucina dell’eccentrico Andrea Mainardi è per pochi. Il tavolo è uno solo, massimo 10 persone, su prenotazione. Il menù è una giostra di sapori: si parte con consistenza strapazzata dell’uovo, poi gambero croccante e ketchup di carote, salmì concentrato di fagiano, mojto di ostrica, limone e liquirizia, minimal di banana al tabacco con scampi e soia. Oppure ghiacciolo di ostriche, limone e liquirizia, il piatto che più rappresenta il giovane chef.

“Una soffitta fatata di una casa dimenticata del ‘700”: ecco la descrizione che lo stilista Giancarlo Petriglia (direttore creativo di Piquadro) fa del suo The Small, sorprendente bistrò milanese (aperto insieme ad Alessandro Lo Piccolo, a lui ispirato nel nome) che è una casa dei sogni, una galleria d’arte di design, modernariato e antiquariato, con poltroncine déco, specchiere del Settecento, vetrinette anni Trenta, porcellane francesi. Tutto in vendita. Sui tavoli (4 in 19 mq) sfilano cheescake di stracciatella pugliese, pappardelle al ragù di anatra, tartare di fassona, petto di pollo e caponatina siciliana in agrodolce, crema di carote bio con mazzancolle al curry. I dolci arrivano da una delle pasticcerie più antiche di Milano, Castelnuovo: la torta Enrico è con pere e cioccolato extrafondente, quella di kamut e farro con lo yogurt. Pensato per vegani e celiaci il dessert con mango e papaya e fondue di cioccolato.

Cene romantiche a Vacone e a Salisburgo
Solo per due, a Vacone, in provincia di Rieti, è stato il primo, 26 anni fa, a inaugurare il trend. Oggi, nonostante cloni e imitazioni, resta la location più ambita per una promessa d’amore in grande stile. Accanto al ristorante sono visibili i resti della residenza di campagna del poeta Orazio, i pavimenti a mosaico e il criptoportico. Aperitivo davanti al camino, cena su tovaglia di broccato con candelabri d’argento, posate del 700, composizioni floreali e sottofondo musicale come concordato con i clienti. Così per il menù. Il cameriere entra solo se chiamato con il campanellino (d’argento). Ospiti innamorati da tutti i continenti, “e a novembre arriverà una coppia dalla Nuova Zelanda” racconta Giovanni Di Claudio, titolare dell’attività con tutta la famiglia. Per un evento studiato nei minimi particolari si spendono 250 euro a persona. Prenotare in anticipo: fioccano richieste per il 2016. Nella città di Mozart, invece, si cena in 2 con vista sul centro storico: a Salisburgo c’è Dinner for two, 8 mq di puro romanticismo all’ultimo piano dell’Hotel Schloss Mönchstein, per corteggiamenti a base di piatti austriaci e prelibatezze internazionali dello chef Markus Mayr.

Da Mazzo, a Centocelle, il tavolo è social, a New York è mini anche il giapponese

Nella periferia est di Roma, un unico tavolo social: da Mazzo disponibili 10 posti (meglio prenotare) fra ricette della tradizione e pura creatività. Ai fornelli Francesca Barreca e Marco Baccanelli: dalla cucina performativa, con musica e installazioni grafiche alle cene clandestine, il loro progetto The Fooders ha trovato uno spazio permanente fra le mura di Centocelle. Sessanta mq di “gustosa schizofrenia”, anche laboratorio take away, cucina a domicilio e catering. Piatti originali e coraggiosi: il sardone fritto con crema di patata al dashi, il baccalà con crema di pecorino, porcini e porro, il cervello di zackel al burro con tartufo bianco, tartare di pecora con frutta ed erbe, pork belly alle cinque spezie, giardiniera di pastinaca e cavolfiori. Pasta fresca sempre.

A tutt’altra latitudine c’è il Momofuku Ko, ristorante giapponese (con variazioni francesi), 2 stelle Michelin. E’ a Noho, sulla 1st avenue di New York. Prenotazioni online per accaparrarsi uno degli 8 posti ai due tavoli del locale, 12 al bancone. Le creazioni gastronomiche di Sean Gray e David Chang (millefoglie con uova di trota e polvere di tè verde, sgombro con wasabi, macarons ai ceci) costano $175 a degustazione.

In dieci a Tokyo nel tempio del sushi, a Parigi la foodie riceve in casa

A Tokyo, il Sukiyabashi Jiro, nella stazione della metropolitana di Ginza, è il piccolo tempio del maestro del sushi ultraottantenne Jiro Ono: può ospitare fino a 10 persone. A Broolklyn, Elise Kornack ha aperto Take Root: si passa dallo yoga agli assaggi. Solo 12 posti ma con 1 stella Michelin. Piatti raffinati in piccole porzioni: medaglione d’agnello con lenticchie e aglio nero, pomodorini in brodo di radici, cozze con semi di senape, perfino nduja calabrese e peperoncino messicano per dare carattere alle ricette.

Quattro tavoli al PipsDish di Londra, il locale di Philip Dundas, che prima cucinava in casa: il producer della BBC prepara pollo al limone con finocchi, spalla di maiale con albicocche, coda di bue al bergamotto. A Parigi si gustano i migliori piatti francesi nella cucina dell’inglese Rachel Khoo: praticamente un home restaurant a Belleville che ha dato il via alla sua carriera da foodie. Prima un libro, poi uno show televisivo. Ora i suoi progetti gastronomici viaggiano per il mondo. Pranzi per 2 (quando è possibile) a base di pollo al limone e lavanda, chorizo con lenticchie, cheeseburger riveduti e corretti (con Cheddar, fagioli, nocciole e cavolfiore), omelette, torte salate e terrine.

© Riproduzione riservata