Food24

Le italiane amano la birra: prime in europa (ma sulle…

  • Abbonati
  • Accedi
in Primo Piano

Le italiane amano la birra: prime in europa (ma sulle quantità...)

Il boccale è maschile, ma la birra è donna. Soprattutto in Italia: un’indagine realizzata da Doxa e Assobirra ha evidenziato che il nostro paese registra il più alto numero di appassionate della bevanda su scala europea. Il 60% delle donne italiane beve birra, una percentuale che moltiplica il 25% di 30 anni fa e non trova pari neppure in mercati storicamente più famigliari come Germania, Belgio e Repubblica Ceca. Uno sbalzo generazionale? Sì: il campione delle intervistate rientra nella generazione “millenials”, la fascia di 18-35enni che rappresenta quasi 7 milioni di donne italiane. D’altronde l’intento della ricerca (“Una generazione che non si era mai vista. Donne che amano la birra”) era proprio quello di sfatare i miti d’ordinanza e fotografare la consumatrice del 2015: giovane, competente, femminile. Anche nella scelta della birra che fa per sé.

Si beve in tante, si beve poco. La “taglia rosa” è 0,2

Sono lontani gli anni di Renzo Arbore e del suo “Birra…e sai cosa bevi”, spot contro i pregiudizi che affliggevano i consumi made in Italy. Oggi 6 donne su 10 bevono “abitualmente” birra, il 46% “non ha più paura” di dire che la apprezza, il 70% la consuma nei pasti e una su quattro (1/4) la elegge addirittura sua bevanda alcolica preferita. Qualità e quantità, nel senso di moderazione: le italiane non si spingono oltre 14 litri l’anno, la media più bassa in Europa e quasi un decimo dei 100 litri l’anno messi a segno da omologhe internazionali. Una contraddizione in termini, quella tra diffusione e volume dei consumi? Assobirra ritiene di no: semmai, una prova della “attenzione alla qualità” che il gusto rosa imprime nei consumi. La taglia preferita dalle consumatrici sono i bicchieri da 0,2 litri, poco meno di una birra “piccola” (0,33) e quasi un terzo della misura tradizionale della pinta inglese (circa 0,57). E a proposito: l’abbinamento ideale è con la pizza, accompagnata nel 50% da una “bionda” (o mora, ambrata, stout) appena stappata. Del resto in Italia si moltiplica l’offerta dei microbirrifici e dei prodotti ad hoc, come le birre senza glutine.

“Birra, io t’adoro”: la campagna contro i pregiudizi

L’indagine fa da ponte alla campagna di comunicazione “Birra, io t’adoro”, lanciata dalla principale sigla di rappresentanza dei produttori a 30 anni esatti dal tormentone di Arbore. L’iniziativa si distribuisce a macchia sul web con un blog (birraiotiadoro.it) cinque profili per altrettanti canali social: Facebook, Twitter, Youtube, Pinterest e Instagram. L’obiettivo è una “promozione della cultura della birra” che sgombri il campo dai luoghi comuni e ispiri uno stile di consumo moderato. La sommelier Adua Villa vede un “cambio di gusto” nella percezione delle italiane: «È sicuramente un fattore culturale: sta cambiando l’approccio verso la birra. Quel fondo un po’ amaro la rendeva “maschile, faceva allontanare le consumatrici. Ora tutta una sere di sapori come il cioccolato, l’olio, il caffè stanno sdoganando proprio l’amaro e rendendo la birra più vicina e più comprensibile». Il salto di generazione in generazione ha influito? «Assolutamente. Un tempo le donne si limitavano ad acquistarla per ragioni famigliari, ora la si sceglie con attenzione e secondo i propri gusti. E la ricerca Doxa ci ha mostrato che è una delle prime bevande che le “millenials” nate dal 1980 al 1996 iniziano ad apprezzare».

“Meno calorie di un succo di frutta”

È proprio il fattore anagrafico ad aver attirato l’attenzione dei produttori: il consumo c’è, ma va “coltivato” oltre alle vecchie barriere. Secondo Filippo Terzaghi, direttore di Assobirra, «sarebbe stato impossibile fare un’attività simile 30 anni fa, quando il consumo femminile era così ridotto da perdere di rilevanza statistica. Ora la base si tocca con mano, ma bisogna lavorarci». In effetti i consumi pro capite sono fanalino di coda su scala europea: «Ci sono ancora tanti miti da sfatare. Ad esempio che “la birra fa ingrassare” quando un bicchiere da 0,2 contiene appena 68 calorie, meno in un succo di frutta. Se facciamo capire le caratteristiche positive del prodotto e teniamo sott’occhio l’importanza di un consumo consapevole, potremo crescere ancora».

© Riproduzione riservata