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Dieci vini sotto i 10 euro per i brindisi di Natale

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Vino

Dieci vini sotto i 10 euro per i brindisi di Natale

Vino quotidiano uguale vino semplice? Non è detto. Magari a un prezzo amico, quello sì. E complice l’innegabile crescita del livello qualitativo dei vini italiani in questi anni, risulta sempre meno complicato acquistare bene sotto una certa soglia. Noi abbiamo scelto quella dei 10 euro. E più che cercare solo etichette semplici di case super blasonate, abbiamo preferito attingere da denominazioni che credono in vini abbordabili, ma non per questo privi di un racconto territoriale (e spesso anche con belle storie familiari). Il giusto rapporto qualità prezzo può dare grandissime soddisfazioni

1.Nus Rouge di Lo Triolet 8.00 euro

La Valle d’Aosta apre l’elenco e lo fa con alcune delle sue uve autoctone: Nus, Cornalin e Petit Rouge. Un rosso di montagna, sottile, scarico di colore, profumato ma con garbo e dal finale balsamico. D’inverno con una zuppa è perfetto. L’ideale sarebbe berlo da Marco Martin in persona a Introd. Facendo visita all’azienda e dormendo nel suo bell’agriturismo del 1600

2.Dolcetto di Dogliani Sorì dij But di Anna Maria Abbona8.00 euro

Farigliano, al limite dell’Alta Langa, è terra di vigne e di boschi. Qui Anna Maria Abbona, con il marito Franco Schellino, si occupa soprattutto di Dolcetto (il Barolo è arrivato dopo) Il base Sorì dij But ha tutta la schiettezza, la croccantezza, e anche la nervosità tipiche di quest’uva. L’amarena, la viola, la mandorla sul finale e quel senso di pienezza in bocca che sanno dare i vini che piacciono alla gente del posto.

3. Moscato d’Asti, Tenuta del Fant di Tenuta Il Falchetto 8.20 euro

Trattandosi di elenco natalizio, vale la pena rimanere in Piemonte per comprare dell’Asti. Le bollicine per adesso le lasciamo da parte e scegliamo il Moscato (abbinamenti infiniti e super calorici, dal panettone al torrone, alla frutta secca). I vigneti storici de Il Falchetto sono a Santo Stefano Belbo (le colline di Cesare Pavese), su terreni marnosi e arenari e il vino che ne vien fuori sa di salvia e lime, leggera scorza candita e zenzero. Da bere quasi come bevanda dissetante (ma con moderazione!)

4 Oltrepò Pavese Riesling Renano Vigna Martina di Isimbarda 8.40 euro

Complicato in Lombardia (e non solo) trovare bollicine sotto i 10 euro. Quindi – in attesa di spostarci più a est – ci fermiamo al Riesling Renano che, nell’Oltrepò Pavese, ha trovato una dimensione tutta sua. Il Vigna Martina di Isimbarda ha un cuore floreale e fruttato, un tocco di zafferano e un finale di erbe aromatiche. Questo da giovane. Se mettete da parte una bottiglia, troverete, tra qualche anno, belle note mature e terziarie.

5.Omnes Dies di Abbazia di Novacella 8.40 euro

Un vino per tutti i giorni, come dice l’etichetta, che viene fatto nella zona vitivinicola più a Nord d’Italia e in un posto incantevole come l’abbazia di Novacella in Valle Isarco, un luogo di culto agostiniano e non solo, dal 1142. Da uve moscato giallo e muller thurgau, colpisce innanzitutto per l’aromaticità: pesca, noce moscata e agrumi. Vitigni senza dubbio “dolci” che le altitudini dei vigneti riescono tuttavia a compensare con acidità e persistenza

6.Valdobbiadene Brut Prior di Bortolomiol 9.50 euro

Le bollicine italiane nel mondo sono quelle del Prosecco. Ecco, magari in un momento non felicissimo per il nostro Paese, fa bene ricordarsi dei primati. E brindare con questi. Il Prior di Bortolomiol sa di biancospino, mela golden e pera. Fresco ma anche cremoso e con finale pulito di agrumi. Non a caso il Prosecco in versione Brut nasce proprio grazie a questa azienda

7.Morellino di Scansano di Terenzi 8.90 euro

La Toscana dai prezzi da capogiro dei Supertuscan la lasciamo ai frequentatori d’asta e torniamo a un vino che, tra la metà degli anni ’90 e inizio 2000, andò fortissimo. Seguì poi un certo oblio. La famiglia Terenzi si è trasferita in Maremma con l’idea precisa di dare al Morellino nuova nobiltà ed eleganza. Il base è franco nei suoi odori di ciliegia e fragola, ma ha anche note minerali e vegetali. E’ la faccia più vivace del Sangiovese, senza dimenticare che stiamo comunque parlando di una Docg.

8 Verdicchio di Matelica di Collestefano 7.60 euro

Non sono pochi gli appassionati e gli esperti di vino che sostengono che il Verdicchio meriterebbe la “fascia” di miglior bianco d’Italia. In effetti, sia giovane, che invecchiato, regala sorprese interessanti. Quelli di Collestefano sono noti per la “purezza”, ovvero sono Verdicchio didattici: freschezza agrumata, nerbo acido, salinità, succoso nelle sue note di pompelmo. Una bottiglia lasciatela in cantina: spettacolare la sua evoluzione, fatto con solo acciaio

9. Sannio Falanghina Fois di Cautiero 7.00 euro

Il Sannio Beneventano in fatto di vini bianchi è un terroir emergente ed è un’alternativa meno costosa ai più blasonati vini irpini. Questa falanghina in particolare, della famiglia Cautiero, ha conquistato i Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Azienda in biologico di soli 4 ettari, al confine con il Parco del Taburno. Il Fois è un vino netto nel suo stile, dalla bella impronta acida, dai sentori di camomilla e the verde, con finale iodato.

10. Seligo Rosso di Settesoli 6.50 euro

Syrah e Nero d’Avola. Ovviamente parliamo di Sicilia e della cooperativa con il più grande vigneto d’Europa, 6500 ettari. Impresa ardua garantire correttezza e piacevolezza del risultato quando si fanno 20 milioni di bottiglie. Eppure questa realtà del Menfitano ha fatto del buon rapporto qualità/prezzo dei suoi vini, il core business aziendale. E il Seligo lo spiega bene (anche nella versione bianca): profumi intensi e intatti sia nella florealità che nel fruttato. Una certa spinta tannica e un finale speziato, solare ma non caldo

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