Nel sempre vivace pianeta Franciacorta, c’è una cantina fuori dal comune. Già dal nome: Cascina Clarabella. E dal suo obiettivo, che Carlo Fenaroli, vicepresidente del Consorzio, spiega in semplicità. “Facciamo un buon lavoro, per aiutare chi è in difficoltà e per produrre vini eccellenti”. Ovviamente semplice solo in apparenza: ci sono voluti dieci anni intensi per farne un punto di riferimento non solo nel Bresciano ma in Italia. Tecnicamente Cascina Clarabella è un consorzio di cooperative sociali e onlus, guidato da Claudio Vavassori, e formato dalle società Clarabella, Diogene, Airone e Is.Pa.Ro. L’ultima ha avuto il ruolo principale nella creazione del gruppo, visto che è nata nel 1990 con lo scopo di unire le USSL di Iseo, Palazzolo e Rovato – da qui l’acronimo – attive nella riabilitazione delle persone con forte disagio psichiatrico, basata sulla psicoterapia istituzionale. L’impegno di Is.Pa.Ro. trova un riscontro nei comuni della zona che offrono lavori di bassa manovalanza ma la prima svolta arriva con la nascita di Clarabella, nel 2002.
Una cooperativa sociale
Due anni dopo, a Cà de Pole – tra Iseo e Cortefranca – la nuova cooperativa agricola si installa in una zona depressa intorno a una cascina in stato di abbandono. “L’abbiamo ricostruita totalmente, con vari finanziamenti – prosegue il vice-presidente – e abbiamo iniziato a fare agricoltura e viticoltura basica. L’anno prima avevano coinvolto nell’operazione la cooperativa Diogene per gestire in sede la parte socio-sanitaria: iniziavamo a funzionare come di deve però non c’era un obiettivo preciso”. Quello lo trova Aldo Papetti, operatore di Is.Pa.Ro, ma soprattutto giovane enologo, formatosi da Mattia Vezzola, il guru di Bellavista. Dai test iniziali (“imbevibili, ma non avevamo i mezzi né una cantina”), ai primi risultati positivi e all’entrata sul mercato nel 2007 come unica onlus di Franciacorta.
Un Brut premiato
Oggi, a cinque anni dalla fondazione, il Consorzio Cascina Clarabella è una realtà con numeri importanti: 11 ettari vitati – a coltivazione biologica – sparsi tra Corte Franca, Nigoline, Rovato e Rodengo Saiano; 80mila bottiglie l’anno con le tre DOCG Metodo Classico e le due DOC Terre di Franciacorta rosso e Curtefranca bianco; cinque milioni e mezzo di euro come fatturato con un utile sui 300mila euro. Ma è un altro numero che rende orgoglioso Fenaroli. “Abbiamo 60 utenti psichiatrici, pagati lo sottolineo, su 180 dipendenti in tutto: un record per chi fa cooperativa”. Il risultato di tutto questo sforzo, guidato in cantina dal già citato Papetti, è un trittico che sta conquistando critica e pubblico per l’elevata qualità e il prezzo competitivo: il Brut (quello del 2010) è stato premiato da Slow Wine come uno dei migliori Metodo Classico d’Italia; il Satèn è all’altezza dei più blasonati di Franciacorta e il Pas Dosé Essenza – nome suggestivo – è poco ma buono come succede per i prodotti ricercati. In arrivo per il 2015 anche un Rosé e il primo Millesimato. Intanto, l’attività agrituristica – che oltre alla fattoria didattica regala produzione di olio extravergine e miele – è stata coronata dall’apertura di un ristorante “del territorio”, grazie al contributo della fondazione Umanamente Allianz.
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