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Più promozione e marketing condiviso per i vini piemontesi

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Vino

Più promozione e marketing condiviso per i vini piemontesi

Aggregarsi, fare sistema per affrontare un mercato sempre più globale, sempre più competitivo. Per il vino piemontese l’indicazione è chiara. Ma – come ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura, Giorgio Ferrero, intervenendo alla presentazione dell’anteprima vendemmia 2014 – se la miriade di piccoli produttori di qualità ha rappresentato la forza del vino subalpino, l’eccessiva competitività che sfiora la litigiosità rappresenta la debolezza del comparto.

Eppure, nonostante il crollo dei consumi italiani di vino (da 100 a 30 litri pro capite all’anno nel periodo tra il ’76 ed il 2013), il comparto tiene. Riducendo la superficie vitata, dimezzata rispetto agli Anni 70, e aumentando le esportazioni. La vendemmia 2014, a causa del maltempo, si è chiusa con una flessione della produzione. Non ancora quantificata con precisione, poiché si oscilla dal calo del 7% ipotizzato dalla Regione sino al -18% della valutazione dell’Associazione enologi italiani. In pratica, rispetto ai 2.579.534 ettolitri dello scorso anno, si scenderà a valori compresi tra i 2,4 ed i 2,2 milioni di ettolitri. Per un valore che si aggirerà intorno ai 400 milioni di euro, il 10% della produzione agricola regionale.

Dal Piemonte il 16% dell’export di vino

Giorgio Bosticco, presidente di Piemonte Land of Perfection, sottolinea come il vigneto piemontese rappresenti, in termini di superficie, il 5% di quello dell’intera Italia. Ma con un’esportazione che vale 1,4 miliardi di euro, rappresenta il 16% del totale delle vendite di vino italiano all’estero, nonché il 30% dell’export agroalimentare piemontese.

Esistono, tuttavia, delle criticità. A partire dalla difficoltà di mettersi in rete, di fare sistema. Così i piccoli produttori hanno problemi nel confronto con la grande distribuzione e ne hanno ancora di più quando devono affrontare mercati immensi come quello cinese dove è indispensabile disporre di una adeguata massa critica. In questo senso le cooperative possono fare molto. E fanno molto, quelle di maggiori dimensioni che, però, rappresentano solo una quota estremamente ridotta del panorama complessivo.

Circa 400 milioni da spendere in 5 anni

Le risorse, obiettivamente, non mancano. Tra Psr e Ocm il settore disporrà, in Piemonte, di circa 400 milioni di euro nei prossimi 5 anni. Risorse da utilizzare bene, imparando a fare marketing, a fare comunicazione. Perché la qualità è fondamentale, ma se poi non la si fa conoscere, i risultati non arrivano.

Mentre sono possibili – ha assicurato Giulio Porzio, presidente di Vignaioli Piemontesi – grandi performance: il consorzio, dal 2010 al 2014, ha visto aumentare la quantità venduta del 29,4%, ma il valore del prodotto venduto è cresciuto del 224,6%. Ed ora, per andare verso una massa critica meno irrilevante, si è lanciato il marchio Mondi Nuovi, con 150mila bottiglie prodotte quest’anno ma con la speranza di moltiplicare il numero già nei prossimi anni.

E con l’obiettivo di superare i confini dei mercati dell’Unione europea che sono ancora quelli che assorbono le maggiori quantità di vino piemontese mentre è il mondo extra Ue che vede crescere in misura più rilevante il consumo di vino. Da far conoscere anche utilizzando web e social forum, ma con perplessità sull’e-commerce: perché il vino non è solo un prodotto ma è anche la storia di chi l’ha realizzato, ed il rapporto diretto rischia di evaporare sulla rete.

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