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Martina: l'ombrello largo di un "segno distintivo" e non un marchio per il made in Italy alimentare

Promozione all’estero delle eccellenze italiane del food e dell’agroalimentare nel suo complesso: il governo sta stringendo i tempi per arrivare ad una iniziativa forte e «di sistema» entro l’Expo 2015. È quanto ha detto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, intervenendo a Milano al «Secondo forum Food e made in Italy» organizzato dal Gruppo Sole 24 Ore e con il contributo di Food24. Il ministro si riferiva anche a un segno distintivo del made in Italy. E da ieri è legge (con lo Sblocca Italia) la realizzazione di un segno distintivo unico per le produzioni agroalimentari da utilizzare per la promozione sui mercati.

«Il food italiano é uno dei pochi tratti riconoscibili del nostro Paese nel mondo – ha detto Martina – eppure abbiamo un’incapacità storica a fare operazioni di sistema a sostegno e promozione dell’agroalimentare. Il nostro impegno é quello di riuscirci già entro Expo 2015».
Le caratteristiche dell’iniziativa alla quale sta lavorando il Governo vedono come elemento fondamentale il coinvolgimento e il coordinamento di altri ministeri (Sviluppo economico ed Esteri in primo luogo). Non sarà un marchio di prodotto, ma un segno che qualifichi l’identità italiana all’interno di un mix di azioni di promozione e sostegno. Azioni che possono andare da iniziative temporali sull’esempio delle «settimane italiane o geografiche di lungo periodo come la promozione su mercati dal potenziale elevato ma poco valorizzati – ha sottolineato il ministro -. E molto ancora deve essere progettato e sperimentato. Siamo in una fase avanzata e il fatto che stiamo già parlando con il Mise é un elemento importante. Si tratta ora di stringere i tempi e arrivare per l’Expo 2015 con un primo momento importante».

Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo ha però chiesto: «Segno distintivo del made in Italy ok, ma se poi l’applichiamo alla vendita di oli negli Stati Uniti che di materia prima italiana non hanno nulla non facciamo un autogol?». Inevitabile l’intervento di Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare: «L’Italia è carente di materie prime e il 73% di quelle utilizzate nell’industria alimentare sono di provenienza estera: noi le trasformiamo e garantiamo la qualità del prodotto». E Moncalvo: «Non ignoriamo il problema della carenza di materie prime ma non possiamo coprirci gli occhi sulla sua provenienza. Quindi il provvedimento sull’etichetta d’origine seguirà il suo iter mentre sul segno distintivo vediamo come verrà applicato». Ferrua si è detto disponibile alla verifica modulare annunciata dal ministro.
Martina ha sottolineato che il progetto al quale sta lavorando non deve riguardare «solo la Champions league delle Dop e Igp ma deve essere più largo. Dobbiamo valorizzare i comitati interprofessionali e fare delle verifiche filiera per filiera. I francesi con Bon Appetit hanno creato un catalogo delle loro migliori produzioni, un’iniziativa interessante».

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