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L'Africa, nuova frontiera del Prosecco

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Vino

L'Africa, nuova frontiera del Prosecco

Il prosecco di Conegliano Valdobbiadene vola in Africa, nuova promessa dell’export. Dopo l’euforia per i vicini Paesi dell’Est, poi per la Cina, il Brasile e la Russia, l’ultima frontiera per le imprese vitivinicole della Marca potrebbe essere il continente nero, in particolare la zona subshariana.
Del resto, che tutto il territorio africano sia interessato da un rapido processo di sviluppo economico, che ha contribuito ad attrarre un numero crescente di investitori stranieri, non è una novità. Stando alle proiezioni della Banca Mondiale, si trovano in Africa nove dei quindici Paesi al mondo che avranno il più alto tasso di crescita economica nei prossimi cinque anni. In aumento del 4,8% nel 2013 e stimato al +5,1% nel 2014 (secondo l’Economic Report on Africa 2013), entro il 2020 il Pil africano è previsto raggiunga gli 2,6 trilioni di dollari con corrispondente rapida e progressiva crescita della middle-class (e una conseguente spesa in beni di consumo prevista da McKinsey Forecasts in 1,4 trilioni di dollari).

In Africa crescita di consumi maggiore a quella di India e Brasile

E la tendenza è in aumento: negli ultimi dieci anni, la crescita dei consumi in Africa è stata superiore anche a quella in India e Brasile, mentre il ritorno degli investimenti sono tra i più elevati al mondo. A questo contribuiscono gli sforzi dei Governi della zona centrale che cercano di adottare standard uniformi nel settore doganale per accrescere la trasparenza nelle operazioni di import/export, associati a politiche anticorruzione proprio al fine di attirare gli investimenti stranieri.

Il progetto delle aziende trevigiane

Da tutte queste premesse tre anni fa è partito il progetto “Africa: il futuro!” di Unindustria Treviso, che ha già coinvolto una cinquantina di imprese del territorio, tra cui alcune aziende vitivinicole.
“Sono in aumento soprattutto le esportazioni di vino – segnala Mario Vizzotto, responsabile dell’area internazionalizzazione di Unindustria Treviso –, come sempre trainate dal prosecco, e di arredamento, per singoli privati, per il settore turistico-alberghiero e per i grandi progetti di edilizia residenziale popolare avviati da alcuni governi”. Secondo i dati di Unindustria, nel 2013 le esportazioni delle aziende italiane verso l’Africa hanno raggiunto i 134,8 milioni di euro. Le delegazioni della Marca, che lo scorso anno hanno visitato Ghana, Mozambico, Angola e Sudafrica, proseguiranno con la Nigeria (in programma a dicembre) ed Etiopia o Kenya nel 2015. A beneficiare delle possibilità offerte dal continente africano sarebbero in particolare le aziende medio-piccole, che non richiedono masse critiche di volumi venduti o distribuzione su larga scala.
Un’occasione che i produttori trevigiani di prosecco non si sono lasciati sfuggire.

La Masottina sperimenta il mercato kenyota

“Tutto è cominciato con una degustazione da parte di alcuni importatori provenienti dall’Africa centrale – spiega Federico Dal Bianco, responsabile marketing di La Masottina, una delle prime ad accogliere il progetto – che hanno trovato il nostro prodotto eccellente e hanno iniziato le ordinazioni. Sicuramente quelli africani sono contatti che intendiamo sviluppare, vista la nostra vocazione all’export”. La Masottina, infatti, dedica all’esportazione circa il 70% della produzione del suo prosecco (1 milione di bottiglie annuo per un fatturato di circa 20 milioni di euro nel 2013) e da qualche tempo ha iniziato ad avere contatti con la zona costiera centrale, a più alta attività turistica (il Kenya, in particolare). Per la famiglia Dal Bianco, nota per aver creato il prosecco superiore Docg Rive di Ogliano (le ‘rive’ sono una particolare microzona del territorio di Conegliano), la cautela è però d’obbligo: meglio consolidare prima i ricchi mercati di Brasile e Australia, così come Hong Kong. “Ma è certo che non trascureremo l’opportunità africana – prosegue Dal Bianco –. Le prospettive sono buone e il trend non può che aumentare, anche se al momento i quantitativi rimangono molto bassi e i nostri approcci in via sperimentale”.
Anche per WineMonitor Nomisma le premesse per scommettere sul continente ci sono, sebbene il valore delle importazioni di vino nell’intero continente africano valgano appena 535 milioni di dollari – meno di quanto importi la sola Danimarca –, mentre i consumi totali sono pari a circa 7 milioni di ettolitri. Di questi, la metà fa riferimento al Sud Africa – importante produttore ed esportatore –, mentre un altro 30% risulta di pertinenza di altri sette paesi (Angola, Algeria, Marocco, Tunisia, Ghana, Nigeria e Costa d’Avorio).
Il percorso è comunque in salita, poiché analogamente ai ridotti livelli di importazione, anche i consumi pro-capite risultano ancora davvero bassi: si va dai 3,8 litri per persona in Angola (il primo Paese africano per consumi pro-capite di vino è comunque la Repubblica Sudafricana, con un livello pari a 7 litri per persona) agli appena 0,15 litri della Nigeria. Senza contare la già presente concorrenza estera, spagnola e cinese (non dimentichiamo che anche la Cina è un paese produttore) in testa.

Export di vino italiano in Africa: +70% in cinque anni

Per il totale dei vini italiani, quindi, l’export in Africa vale oggi quasi 13 milioni di dollari, valore cresciuto del 70% in appena cinque anni. In particolare, il 43% finisce in Nigeria, dove rispetto al 2007 il valore è aumentato del 318 per cento. Segue, più distante, il Sudafrica con un altro 16 per cento. Poi, il rimanente 41% del nostro vino destinato all’Africa si disperde nel resto del continente.
Da segnalare, in termini di trend, la crescita dell’export in Mozambico, Angola e Ghana, aumentato nel quinquennio 2007-2012 rispettivamente del 737%, 133% e 69%, a dimostrazione di come i produttori vinicoli italiani (non ancora molti, per la verità) abbiano percepito le potenzialità esistenti in questi “grandi e nuovi” mercati.
Oggi il Conegliano Valdobbiadene Docg è già presente in oltre 80 Paesi: le bottiglie esportate sono oltre 32 milioni con un valore all’origine stimato a 200 milioni di euro e un aumento pari al 10,2% su base annuale.

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