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Anche Montalcino insorge contro il Piano regionale: "Non facciamo della campagna un museo"

Gli agricoltori di Montalcino si schierano contro l’ormai fantomatico Piano di Indirizzo Paesaggistico della Regione Toscana. Un piano che nelle scorse settimana ha sollevato molte polemiche soprattutto perché la dura bocciatura inferta alle aree nelle quali i vigneti sono così diffusi da far pensare a una monocoltura. Estensioni che con tali caratteristiche e dimensioni «deturpano il paesaggio». Il piano inoltre auspica un maggior equilibrio fra i diversi orientamenti colturali in una logica che è molto vicina a una sorta di ritorno all’agricoltura «di una volta».
Ma proprio per contestare gli argomenti cardine del Pit Toscana (che – lo ricordiamo – è stato firmato dal Governatore della Regione, Enrico Rossi) e smontarne alcuni (in particolare la Scheda d’Ambito 17 dello stesso piano) scendono in campo gli agricoltori di Montalcino in una lettera aperta allo stesso Presidente della Regione Toscana.

Il paesaggio è cambiato per necessità

Il primo punto che viene ribadito dagli agricoltori montalcinesi è che il paesaggio è stato modificato negli anni per necessità a cui non si poteva sfuggire. «Nel dopoguerra – si legge nella lettera – con l’avvento della meccanizzazione, il tessuto di piccoli campi, filari promiscui e pascoli (che il Pit auspica venga recuperato ndr) divenne obsoleto riducendo alla fame la nostra comunità. Settemila abitanti su dodicimila lasciarono Montalcino cacciati via dalla miseria».
I produttori contestano inoltre l’idea che l’agricoltura moderna sia una monocoltura. «Certo – spiegano – ci sono i nuovi impianti estensivi di vigneto che coprono però solo il 15% delle superfici del comune: 3.600 ettari su quasi 25mila. Ma ci sono anche vasti boschi, grandi campi di grano, ampi oliveti e frutteti, agriturismi, miele, termalismi, pascoli e tutte le strutture che permettono la produzione e la vendita dei nostri prodotti ai tanti visitatori che vengono qui attratti da ciò che abbiamo saputo produrre e anche da un paesaggio diverso da prima: straordinario e assolutamente Toscano».

Si è sviluppato un nuovo modello sociale

Questa nuova agricoltura ha modificato il paesaggio e prodotto un modello sociale sano che ha portato benessere diffuso, azzerato la disoccupazione, tratteggiando inoltre un futuro per i giovani. «Mentre il PIT che lei ha firmato – si legge ancora nella lettera al Governatore Rossi – stabilisce che l’enorme lavoro che è stato fatto per permettere alla nostra comunità di esistere, è sbagliato e va rimosso. Dovremmo tornare ai piccoli campi a maglia fitta, alternati ai pascoli, che ci hanno dato miseria e disperazione?».

Un intero territorio trasformato in un museo di un mondo che non c’è più

E questo perché il piano non si limita a bloccare le vigne ma fa rientrare fra le criticità anche gli agriturismi, le stazioni termali, i frutteti e gli oliveti specializzati e i grandi campi di grano. «Non ha senso – dicono gli agricoltori di Montalcino – trasformare un intero Comune nel museo immutabile di un’agricoltura morta per obsolescenza, soprattutto se, per farlo, si impone il blocco integrale di una delle economie agrarie più dinamiche e innovative del mondo». «Governatore Rossi – conclude la lettera – noi agricoltori montalcinesi non siamo nemici dell’ambiente; siamo gente che ha lavorato duramente, che ha dato lustro alla Toscana e all’Italia. Abbandoni questo PIT concettualmente errato, scritto da intellettuali alieni alla nostra cultura che non capiscono lo spirito della nostra terra. Ne scriva uno nuovo insieme a noi agricoltori per fare più grande la Toscana, e non per bloccarla: non è troppo tardi!»

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